sabato 31 dicembre 2011

semplicemente, quello che vi meritate

21 ore o giù di li e anche questo circo finirà, consegnato agli annali.
Un anno di...

...non mi ero fermato certo a pensarci, ma sto anche conoscendo qualche persona interessante. E qualcuna di queste mi ha spinto alla riflessione "dell'anno peggiore".
Che è un po' una riflessione del cazzo, a pensarci bene. Ma non è vero: a pensarci molto bene... non è mica così scontato.
E ho scoperto che il 2011 è l'anno peggiore della mia breve vita. E ti giuro che a mente fredda non l'avrei mica detto.
E nonostante tutto... non è stato mica un anno perso, o un anno brutto! Allora vuol dire che fino ad ora, nonostante tutto, ho avuto una bella vita.
E' solo che questo è l'anno peggiore. Forse perché avevo grandi aspettative? Si, avevo grandi aspettative. Che non si sono avverate.

E' veramente molto deludente e amaro scoprire che hai davvero provato a dare il massimo, e sei davvero riuscito a dare il massimo, e non è bastato.

Sognavo più mare, e più The Drums. Sognavo più ragazze e più sole. Sognavo più città e più risate. Praticamente sognavo un video di Jason DeRulo.
Ma la mia verità è più tipo un video dei Perturbazione.

Cosa butto del 2011?
Un sacco di persone, e forse anche una città intera.

Cosa tengo del 2011?
Me. E poche altre persone. E una città. Non intera.

Buoni propositi per l'anno nuovo?
Andare avanti così.

Progetti?
Uno, che poi è già partito nel 2011, quindi forse non va contato. Sarebbe pubblicare il mio romanzo... forse tra qualche mese ne sentirete (ri)parlare.

Progetti nuovi?
Ricominciare a vivere forse è troppo ampio, generico e patetico. Diciamo "scopare", che fa contenti tutti. Compreso me. Anche se non è la risposta corretta, facciamo che vi andrà bene.

L'album dell'anno (2011)?
Boh? mi viene in mente solo quello di Noel Gallagher. Che è un bell'album, ma niente di straordinario, per carità. Ma rispetto al livello generale... Per il resto un sacco di merda, indiemmerda e indiemmorto.

L'uomo dell'anno (2011)?
Trucebaldazzi, a simboleggiare tutte le 5 minutes star di youtube.

Cosa ti aspetti dall'anno nuovo.
Di scopare. Ah, e di essere felice. Ma no, non ci credo nemmeno io. Poi sarebbe troppo generico e patetico. Restiamo sempre sul scopare, facciamocelo andare bene.

Come ti immagini tra un anno?
Con qualche capello bianco in più e leggerissimamente più stempiato, senza che però si accorga nessuno di entrambe. Con un po' meno pazienza. Con un sorriso un po' più ampio. Con un inglese migliorato. Con un lavoro.

Dove ti immagini tra un anno?
A letto. Non è che si può fare le 3 tutta la vita, dai.

L'artista del 2012?
Maria Antonietta.



Io a voi non auguro mica un bell'anno. Vi auguro, semplicemente, quello che vi meritate. E se vi fate un bell'esame di coscienza, lo sapete da soli se vi meritate un bell'anno o un annaccio di merda.

venerdì 23 dicembre 2011

rumori SW (rumori familiari)

Il rumore dei maccheroni crudi dentro al piatto vuoto.
Il rumore di una Fiat Punto prima serie un po' smarmittata.
Italia Uno alle 8 di sera.
Il rumore di una Formula1 alla TV o su youtube.
Il rumore di una macchina rally WRC (vera o finta che sia).

E poi c'è un'isola, un posto distante dal mondo ad appena pochi minuti dal mondo stesso. E ci sono i pescatori, ci sono i moli e i porticcioli, c'è la gente che passeggia annoiata (ma d'estate è pieno di figa, dicono) e ci sono tante luci la sera. C'è la genuinità, c'è l'odore del mare, che la gente che migra da un caffè all'altro come nei paesi di montagna (solo che li d'estate è pieno di figa, dicono). Ci sono le famiglie, con le nonne che sembrano le tue, e parlano come le tue. C'è una ragazza che è alta come te, forse più di te, con quel viso carino e una voce da transessuale (che comunque poi se ti stufi... esatto, li d'estate è pieno di figa. dicono.) Ci sono le macchine vecchie, guidate come si deve. Ci sono le case basse, i tramonti bassi, la terra bassa, e anche tu sei basso, e tutto il resto è alto ma chi cazzo se ne frega. Poi ci sono i mezzi pubblici e il metano, c'è una vita da prendere e spendere sopra, c'è tutto un qualcosa di bello e genuino, e c'è anche un sacco di figa (d'estate) (dicono).

Ma tutto questo con me non c'entra niente, so solo che le mie valigie non sono mai impolverate.

giovedì 15 dicembre 2011

O.D.I.O. (Odio Dover Iniziare Odiando)

Odio l'inverno, odio l'inverno qui, odio il Natale, odio Masini e le sue ansie, odio Eros Ramazzotti, odio Micheal Bublè, odio il cielo grigio, odio star con me un altro inverno a Pordenone, odio il maldigola, odio il sistema, odio i miei jeans, odio questo post, odio il sistema dei social network, odio me stesso, odio la gente, odio i concerti che non ho potuto vedere, odio i baci che non ho potuto dare, odio tutte le cose che mi sono perso, odio tutte le volte che mi sono perso, odio il fatto di non saper suonare la chitarra, odio tutte le volte che posso cambiare qualcosa e non lo faccio, odio la mia incapacità di reazione, odio me stesso, odio quando mi ripeto, odio i brani dei Crystal Castles che non si ascoltano, odio dover aspettare senza poter far nulla, odio dover cercare una giustificazione da dare a me stesso, odio dover cambiare le lenzuola, odio la mia pancetta, odio non piangere, odio il cane che mi sporca i jeans, odio il freddo, odio tante persone, odio Cento, odio Londra, odio Milano e Bologna, odio la mia macchina, odio il mio conto corrente, odio la disoccupazione degli altri, odio il mondo del lavoro italiano, odio la distanza, odio la ryanair, odio gli autobus, odio i treni, odio i traghetti, odio i taxi, odio l'irish english, odio le scarpe che costano troppo, odio tutti i sogni che non riesco a raggiungere.

E odio tutto il mio odiare.

martedì 13 dicembre 2011

Oggi non è mai domani

"Stanco di ste raschiate di barile" pensava lui.

Le luci basse, e i bassi, erano già diffusi nella sala. E andava avanti a muoversi come se fosse niente, come se fosse il solito, il solito drink o la solita birra.
E la solita storia.
Lui, tu, lei, chiunque, non fa importanza, o non fa differenza.
E' un lavoro di monotonia e piedi bassi.

Mentre si avvicina, avvolgendosi, passando sotto e attraverso i tuoi mille coltelli senza mai tagliarsi, senza prendere il veleno, andando avanti nel suo farsi male.

Voleva cambiare qualcosa e invece no: voleva risolvere il mondo, o perlomeno il proprio e invece no. Andrà sempre avanti così.

Prima o poi le cose cambieranno, e se c'è un giorno in cui cambieranno davvero quello è domani, sempre domani, il giorno in cui cambiano le cose è sempre domani e domani non arriva mai. Oggi non è mai domani.

E' un gioco di luci e di silenzi, di poche fonti luminose, di fango e controsterzo... il respiro conta più di ogni altra cosa e fumare o non fumare fa davvero la differenza.

Sempre più fatica per arrivare a casa, per arrivare sul proprio materasso sani e salvi.
Per sopravvivere ai danni della comunità europee e delle monete uniche, dei passaporti e delle dogane, dei linguaggi universali e dell'acidità di stomaco, dei vini sottocosto e delle bottiglie convenienza.

E' quasi un'attesa ebraica, o forse semplicemente cattolica, o forse la religione non c'entra davvero nulla con tutto questo. Con questo vuoto che terribilmente avanza senza alcuna pietà verso niente e nessuno... il mondo va avanti e tu hai svoltato alla prima laterale, ormai sei da un'altra parte senza che gli altri se ne siano veramente accorti.

Restano solamente i suoi occhi fissi. Come due fari accesi con le luci di posizione. E il silenzio che entra da tutte le parti, capace di riempire anche i vuoti dei bassi della dubstep.

Ci saranno ancora da prendere un sacco di aerei e di autobus, e ho già il mal di testa solo a pensarci.

La fine è vicina. E suona dubstep.

Radioscozialibera plays Massive Attack - Paradise Circus (Zeds Dead Remix) 

mercoledì 16 novembre 2011

Io, disoccupato (per scelta)

Premetto: non sto cercando "attivamente" lavoro. Se vedo un qualcosa di interessante, mando il CV, ma non sto cercando lavoro in maniera attiva.
E' un po' la differenza che c'è tra vedere dei jeans in vetrina mentre passeggi ed entrare per comprarli, e prendersi su e andare al centro commerciale con l'intento di fare shopping.

Ma mio padre, forse compassionevole del fatto che le ore che non passavo dietro al bancone del bar (dal quale mi sono licenziato) le passavo tra il letto (letto vuoto: evidentemente chi non lavora non fa l'amore, e chi lavora non ha nemmeno il tempo per masturbarsi) e il macbook, si prodiga per trovarmi lavoro.
Quindi mi appoggia sulla scrivania annunci che trova sui giornali. E mi parla di "il mio ex collega che..."
Lui è in pensione, ma esisterebbero questi suoi "ex colleghi che..."
...che in realtà non stanno cercando nessuno da assumere, questa è la grande realtà. Però lui "è rimasto in buoni rapporti" e quindi si sa mai che tengano in considerazione il mio CV.

Per carità; a casa mia le raccomandazioni non esistono. Esiste un uomo (mio padre) che si è fatto il mazzo per tutta la vita lavorativa, che è stato riconosciuto nel suo posto di lavoro come una persona affidabile e in gamba, che conosce un giovane (io) che ritiene altrettanto affidabile e in gamba, avendogliene dato prova in anni di convivenza. Qui non si regala niente.

Il problema è appunto che... le raccomandazioni non esistono.
Quindi, mio padre mi segnala ad una sua ex collega, che a sua volta mi segnala ad una responsabile di una agenzia interinale.
Io, per riconoscenza verso mio padre, la contatto. E poi, voglio essere ottimista, si sa mai che salti furoi qualcosa che mi ispiri. Lei è molto gentile, e si fa inviare il mio CV.
Mi telefona una ragazza dalla filiale di Granarolo, una certa G. La responsabile le ha girato il mio cv.
C'è una filiale anche a Cento, ma lei collabora più spesso con quella li. E questa G. mi ha chiesto di andare a fare un colloquio li, a Granarolo.

Praticamente, invece che fare questo normale colloquio in bici, a Cento, mi faccio 70 km e vado a farlo a Granarolo. A casa mia le raccomandazioni funzionano al contrario.
Ma va beh, se mi han chiamato così in fretta, dopo aver letto il mio colloquio, e su suggerimento di una responsabile, avranno qualcosa da propormi.

Parto di casa: un quarto d'ora di ritardo, causa un paio di imprevisti. Candidato in ritardo, -10 punti.
Guida racing, evitando tutti i velox, e rispettando il codice della strada entro la tolleranza: driving skills +10 points, problem solving skills +10 points.
Arrivo, ore 14.29. Parcheggio la macchina, mi volto, e c'è la sede. Entrerò alle 14.30 in punto, orario esatto del mio appuntamento. Mai stato così puntuale.
Sto per attraversare la strada, e guardo a destra. Mi fermo un attimo. Devo guardare a sinistra. Non sono più a Londra. Sarà stato lo spartitraffico in mezzo alla strada, così inglese, e farmi venire in mentre le strade londinesi. Però questa coincidenza, proprio poco prima di un colloquio.

Entro dentro. "Sono E.A., ho un colloquio con..."
"Con me, Giulia, piacere."
La tipa è anche carina, capello corto con meches bionde, pettinato un po' eightes un po' stile fighetta di Camden Town (e 2...), con un'occhiale nerd stile Arisa. Probabilmente è più giovane di me.
Il problema è che si trova dietro la reception. E deve farmi un colloquio. C'è qualcosa che...
"Ecco, se mi compili questo modulo..."
...c'è qualcosa che non va, appunto.
Io, che sono un disoccupato signor nessuno, ti ho mandato un CV per email. Ce l'hai già sul computer. Mi hai detto di averlo letto. E mi hai chiamato per un colloquio.
Ora, io, invece, devo ricopiarlo tutto (e son 3 pagine, che a forza di fare i precari, a soli 27 anni hai già una barca di esperienze) su un modulo. Che poi, sarà ricopiato a computer da un altro precario come me. Se quel precario potesse avere direttamente il mio CV in formato PDF, ci metteremmo 5 minuti invece di 45, e avremmo dei dati più corretti.

E invece, io, con il mio giaccone da londoner, seduto allo sgabellino in plastica, che trema tutto mentre scrivo, mentre mi fa male la mia contusione alla mano destra (rimediata in maniera poco consona alla ricerca di un lavoro). E dire che mi ero anche messo una camicia.
Avevo anche un cazzo di camicia indosso.
Mi son sentito umiliato, trattato come il primo extracomunitario di passaggio per strada che volentieri si lascia sottoporre a tutto questo.
Io sono stato straniero, io mi sono fatto il mio mazzo tra la burocrazia londinese. Ho fatto lavoro poco qualificati sempre con il sorriso sulle labbra, ho fatto volontariato tra le lamiere, l'eternit e le mucche etiopi, e ci fosse un motivo, andrei anche a pulire i cessi, e mi sentirei orgoglioso nel farlo. Mi sono fatto anni di gavetta, anni di "stai zitto e intanto fai quel che devi fare", anni di "sei appena entrato, aspetta". So cosa vuol dire lavorare, so cosa vuol dire farsi il culo. In Italia e all'estero.
Non è la fatica, è lo spreco. Così cantano i Perturbazione in "Del nostro tempo rubato".
Non è la fatica di compilare un modulo, è lo spreco di tempo. E' lo spreco di me.
E dopo un quarto d'ora circa, siccome è lungo compilare tutto e ricordarmi tutto a memoria (anche se devo dire che la mia ottima memoria mi salva sempre), mi sento dire "come va? tutto bene?". Un po' come se fossi io rincoglionito a non farcela in fretta.

Finisco di compilare, e ci spostiamo in questa postazione ricavata dalle pareti di vetro e cartongesso. Inizia a leggere il mio modulo, poi lo sottolinea, cerchia, integra, e mi fa domande come se il mio CV non l'avesse mai letto. Perché... si, non l'ha mai letto. Mi ha preso per il culo.
Poi alla fine lo leggicchia, prende qualche riga di spunto, poi gira, e tralascia completamente tutta la parte "non profit".
Ma dio mio, puttanella, c'è anche qualcuno che nel suo tempo libero fa cose un po' più edificanti che fare la zoccolina radical chic all'Estragon.
E poi legge i lavori che vorrei fare. Ho scritto comunicazione, pubblicità, marketing. Che sono le cose per cui ho studiato, poi.
"Eh... come sai, ora è un periodo molto difficile per questi lavori, e in questo momento non ne abbiamo."
Sono 3 anni che è un periodo molto difficile per questi lavori. E lo era anche prima, solo che io dovevo ancora laurearmi e non mi riguardava direttamente.
"Saresti disposto a lavorare anche in ufficio, come impiegato magari, nel settore amministrativo? Ho visto che qui hai fatto un corso di contabilità..."
In realtà la mia risposta è NO!!! STO CAZZO!!! però mi dimostro sensibile e dico "Si, certo" e aggiungo anche che sarei disposto a lavorare nel raggio di 40 km.
"Andata e ritorno?"
"No no, anche 40 andata e 40 ritorno, 80 chilometri al giorno".
"Ah, bene. Comunque, ora non abbiamo niente da offrire nemmeno per questo settore, però comunque ora il tuo profilo entra nella nostra banca dati, quindi nelle provincie di Bologna, Ferrara e Modena... ci fosse qualcosa, ti contattiamo noi."
Esattamente come mi hanno detto le altre 6-7 agenzie interinali di Cento nelle quali mi sono iscritto nel 2007, in cui ho riaggiornato i miei dati nel 2009, e che non mi hanno mai contattato. A parte un paio di casi. E i (2) lavori che mi hanno offerto erano sempre lontani, malpagati, e diversi dal mio titolo di studio.
E così le stringo la mano, saluto anche l'altra passera che nel mentre s'era accomodata in reception (quella si che era una passerona!) e me ne esco, con i miei occhiali da sole in faccia, i miei segni alla Tyler Durden che iniziano a spargersi per il resto del viso, a riattraversare la stessa strada di prima.
Probabilmente G. si era laureata con ottimi propositi, probabilmente era una che sognava Londra ascoltando i dischi dei The Smiths, poi alla fine ha trovato un moroso che la accompagnasse ai concerti di Dente, e uno stipendio sicuro con il quale comprare le borsette da Scout.
E allora chissenefrega di Londra. E anche se pensa che tutto quel posto di lavoro sia una gran cazzata, lei resta li e li resterà. Quella non è la strada provinciale ** , quella è un'altra Revolutionary Road, il film.

E io invece no, io non dico no ai miei sogni e a quello che sono, io non mi arrendo a queste cose, io preferisco morire sotto un ponte dopo aver provato a essere quello che sono piuttosto che sprecarmi, che arrendermi, che farmi umiliare e sfruttare.
E non è mica che sono un comunistoide, o un rivoluzionario utopico, o un Alex Supertramp... io ci fosse un partito decente forse voterei anche centrodestra, vivrei molto a fatica senza il mio macbook, e anche se vivo ancora come un 19enne allo sbaraglio non vedo l'ora di prenotare i posti ai concerti e sedermi nelle tribune con mia moglie (e tempo che capisca, portarci mio figlio in braccio).
Si forse delle due sono conservatore, ma col cazzo che vi regalo la mia vita. Io, nella Revolutionary Road, non ci vado.

E cara G., ricordati che stai lavorando con delle persone. Sarà anche un lavoro di merda sottopagato il tuo, che nemmeno ti piace, ma siamo delle persone. Non prenderci per il culo.
E poi si sa mai, un giorno qualcuno potrebbe pubblicare la tua storia su di un blog, o ancora peggio, su un libro, e allora forse metterti a piangere a dirotto e aver capito di essere una fallita a tre settimane dalle nozze potrebbe diventare un problema. Un problema che non risolverai all'Estragon con la playlist di DJ Scandella.

Quanto a me... davvero, non ho voglia di entrare nel mondo del lavoro. Perlomeno, non in questo. Ho voglia di lavorare, si. Ma non in questo mondo e a queste condizioni.
Sono malato, forse? Sono da mandare da uno psicologo?
Non credo. Non mandatemi uno psicologo... offritemi un lavoro. Serio. Dove esista meritocrazia, rispetto.
Non esistono? In Italia non ci sono più?

Pazienza... andrò all'estero. Perché qui, davvero, mi è passata la voglia di lavorare.

martedì 15 novembre 2011

oggi, niente

RadioScoziaLibera plays Incubus - Monument and melodies

Bah, e qualcuno neanche capito cos'è sta roba. RadioScoziaLibera, dico. Siamo ancora qui. Non ce ne andiamo. C'è puzza di fumo, e fumare non farà altro che peggiorare la situazione.
Io son Gritty, lui è BREERAA!! e siamo sempre noi. Sempre noi due. Sempre le solite cose.

Se aveste visto un po' del suo sangue forse credereste a cose diverse. Forse vi preoccupereste di più, o forse no. Non vi annoia questa cosa? A me si. Anche quello che sto dicendo. Infatti ho smesso di ascoltarmi. Magari sto dicendo cagate. E non mi faccio più ridere.

Ma in fondo sono solo 5 minuti di noia, come 40 secondi di niente, spesi in un attimo tra un'onda e l'altra, tra una città e un'altra ancora. E se siamo qua è solo di passaggio.
Voi e le vostre cose, noi e le nostre cose. E c'è solo il tempo di una canzone, una canzone come un'altra, che passa così, come se fosse pioggia, come se ancora non fosse tempo, come se fosse così che deve andare e basta, che non si può chiedere a BREERAA!! certo di cambiarla.

In fondo Vasco Brondi ci ha già frantumato le palle, e rispettiamo il dolore di chi soffre insieme a lui. A un certo punto anche le parole finiscono, anche le situazioni sfioriscono, e ci sarà qualcuno capace di guardare avanti e sorridere ancora. Ma non oggi. D'altronde è novembre. E' che è ancora presto per sorridere, e non è ancora tempo di piangere.

E' solo un altro giorno così, e tu non ci sei. E nemmeno tu, tu e tu. E siamo tutti soli. E? E niente, va bene così in fondo.
Arriverai? Arriveremo? Arriverò? A fare tutte le persone singolari e plurali, non credo cambi nulla. Non cambierai tu. E nemmeno io...
Chi è che sta vivendo, ora?
E nessuno ha mai capito niente, a parte chi non è qui. Un giorno accenderemo la luce e ce ne andremo senza spegnerla. Ci penserà un timer.

Ma adesso voglio farvi male. Prendetevi questa.


RadioScoziaLibera plays Perturbazione - Primo

mercoledì 9 novembre 2011

Il rumore del silenzio

Ho iniziato a collaborare con Notizie-News, giornale online... i miei articoli li riporterò su questo blog. Eh, dai, mica mi occupo solo di cazzate... oppure si?



Il rumore del silenzio
Nonciclopedia e Wikipedia: quando sparire serve a farsi sentire


Forse, così vicine non lo erano mai state. Wikipedia e Nonciclopedia. Un po’ l’Alfa e l’Omega del sapere internettiano odierno. Certo, entrambe sono basate sul concetto “wiki”, ovvero scritte e aggiornate grazie ai loro utenti, e aperte alla lettura e ai contributi di tutto il web. Molto simili nella forma e nell’aspetto grafico, ma l’opposto per quanto riguarda i contenuti.
Wikipedia, nonostante non sia realizzata da professionisti, si è guadagnata in pochi anni la considerazione dell’intero mondo di internet e non solo, con versioni in centinaia di lingue (dialetti locali compresi), centinaia di migliaia di voci, tanto da diventare una fonte più ufficiali delle stesse fonti a cui fa riferimento. Nonciclopedia ne è invece la parodia: una versione dissacrante, ironica e scanzonata, talvolta persino esagerata, con battute di dubbio gusto che possono risultare offensive, proprio perché per la natura “open” dei contenuti il suo controllo è lento e difficoltoso.
In breve: Wikipedia vuole informare, Nonciclopedia vuole divertire. Eppure, si sono trovate molto vicine, nei primi giorni di Ottobre.

Tutto è cominciato quando Vasco Rossi, nel 2010, ha ritenuto che la propria voce in Nonciclopedia fosse offensiva, tanto da smuovere i propri legali per ottenere la rimozione di alcune battute che al rocker di Zocca proprio non andavano giù. La faccenda è lunga e un po’ complicata (Nonciclopedia ha fornito una sua versione dei fatti che non è mai stata né confermata né smentita dai legali di Vasco), sta di fatto che la Polizia Postale ha contattato più volte gli amministratori del sito. Troppo spesso, per persone che hanno sempre considerato Nonciclopedia come un divertente passatempo senza scopo di lucro, che quindi non avrebbero mai potuto difendersi da un eventuale causa legale contro Vasco o una qualunque “corazzata” della sua portata.
A questo punto, gli amministratori, chiedendosi se avesse senso tenere aperto il sito, hanno avuto un’idea: chiuderlo temporaneamente, utilizzando le pagine dell’enciclopedia per raccontare l’accaduto.
Nel giro di poche ore, la notizia ha fatto il giro della rete, condivisa rapidamente dagli utenti di Facebook e Twitter, che hanno immediatamente creato gruppi a difesa della Nonciclopedia, in nome della libertà di parola. Anche la pagina facebook di Vasco è stata letteralmente intasata da commenti molto negativi di parecchi utenti, fan e non, che ricordavano come una volta fosse proprio lui, nelle sue canzoni, a inneggiare alla libertà di parola (e non solo della parola, ma questo è un altro discorso).
La notizia è arrivata anche a chi non conosceva la Nonciclopedia, tramite radio e televisioni. Messi alle strette da questa mobilitazione popolare, i legali del rocker hanno così ritirato la causa, e Nonciclopedia ha deciso di riaprire le proprie pagine.
Il “lieto fine” è stato festeggiato in tutta la rete, tanto che forse la vicenda è stata di ispirazione agli amministratori della “sorella seria” Wikipedia.
Pochi giorni dopo, infatti, la versione italiana di Wikipedia ha deciso ha di oscurare le proprie pagine per ben tre giorni, sostituendole con una nota. In questo avviso si spiegava agli utenti che la decisione era stata presa in segno di protesta verso la cosiddetta “legge bavaglio” (anche nota come DDL intercettazioni), che in particolare nel suo comma 29 minacciava l’esistenza di tutte le pagine di informazione non gestite da professionisti: compresa quindi la stessa Wikipedia, che per le caratteristiche del suo progetto non ha una redazione né tantomeno sponsorizzazioni, vivendo solamente grazie alle donazioni dei suoi utenti e alla loro collaborazione volontaria.
Anche in questo caso, l’obiettivo è stato raggiunto: l’opinione pubblica è stata sensibilizzata riguardo il rischio che si stava correndo, e il governo è stato costretto a rimettere le mani sul DDL (le cui modifiche al momento non sono ancora approvate in via definiva).
Dove sta la grande vicinanza tra i due siti, quindi? Non solo nella sospensione temporanea del servizio, ma anche nel fatto che la scelta è stata operata spontaneamente e senza che fosse richiesta da nessuno.
Né Vasco né tantomeno i suoi legali hanno mai chiesto la chiusura dell’intera Nonciclopedia, così come la Legge Bavaglio non presenta alcun comma che richieda la chiusura di alcun sito o blog; eppure questi due siti hanno scelto spontaneamente di disattivarsi, di sparire temporaneamente, mostrando agli utenti come sarebbe la loro vita senza di loro.
E ha funzionato.
Quanti di noi si sarebbero interrogati sui problemi che può avere un sito qualunque, dalla modesta disponibilità economica, nei confronti di chi può permettersi ottimi studi legali? Chi di noi avrebbe trovato il tempo di informarsi su una legge mal riuscita, che di fatto rendeva impossibile permettersi anche solo un piccolo blog?
Invece, con un solo piccolo gesto, queste tematiche ci sono subito balzate agli occhi, costringendoci a prendere coscienza della cosa, e spingendoci, anche solo per curiosità, a capire “perché” stava succedendo questo.
In una società in cui tutti possiamo parlare, in cui ormai chiunque può dire la sua, in cui la fa da padrone “chi urla più forte”, c’è chi è riuscito a farsi sentire da tutti semplicemente restando in silenzio.
Si dice che capiamo il valore delle cose solo quando queste se ne vanno, e forse, a giudicare da questi risultati, è proprio vero.

Enrico Atti

fonte: Notizie-News (www.notizie-news.it)

lunedì 31 ottobre 2011

Milano

Un giorno mi sono svegliato e mi sono fatto un centinaio di chilometri in macchina.
Ho messo un album dei Sigur Ros. Cioè non l'ho messo su io apposta, è capitato quello e complici i primi chilometri di strada, decisi di tenerlo.
L'album è Takk, il più famoso, forse. Quello di Hoppipolla. Quella che è stata utilizzata come stacchetto a Sanremo.

...

Ok, aprite youtube, scrivete "sigur ros hoppipolla" e poi dite tutti in coro "ah! quella li!"
Ecco. Quell'album si apre e procede come un fiore che si schiude, come la primavera da marzo in avanti, come il sole che si alza dall'orizzonte in una giornata di sole.
E a un certo punto, arriva Milano.
Cioè non io, io stavo tornando verso Bologna. Arriva una canzone che si chiama Milano. Che bella.
Mi ero appena preso un caffè all'autogrill, peraltro.
Milano.
Dovete sapere che i Sigur Ros sono islandesi. Dovete sapere che sono personaggi particolari. Ad esempio il cantante.
- è islandese
- è gay
- è cieco da un occhio
- suona la chitarra con un arco di violino
(gli ultimi tre punti non sono collegati tra loro).
(cioè non si è accecato con un arco di violino mentre uno tentava di metterglielo in culo. l'arco di violino intendo)
Comunque, l'Islanda è una paese pieno di geyser. Ma evidentemente c'è anche qualche gay.
Ah, dimenticavo l'ultima stranezza del tipo. Si è inventato una lingua tutta sua con il quale ha cantato un album intero. Come se già non bastasse cantare in islandese. Che già sembravano cantate con il catalogo Ikea. Che tra l'altro, non è svedese, ma è davvero una lingua tutta sua.
Ah, dimenticavo anche il nome di questo tipo. Si chiama Jonsi. Che poi è un soprannome, lui in realtà si chiama Jón Þor Birgisson.
Comunque, il nick "Jonsi" forse è la cosa più normale di tutti. Ah no aspetta devo dire che anche l'omosessualità è normale sennò poi gli omosessuali si incazzano.
Ma si, anche il colibrì è normale, anche il Rabarbaro Zucca è normale, ma converrete con me che quantomeno sono più rari.
Comunque, sto Jonsi a fatto un canzone che si chiama Milano. E non Milan. Nemmeno AC Milan o Inter Milan. Proprio Milano.
Cosa può averlo spinto?
(no vabbè qui le battute facili si sprecherebbero) (ma non ci state andando lontano).
Jonsi suona nei Sigur Ros. I Sigur Ros fanno concerti. I concerti si fanno anche a Milano. Milano è una città europea. Europea nel senso di "cultura moderna europea tipo mitteleuropea alla massimo coppola tipo bruxelles".
Che sennò quelli di Napoli si incazzano se dico che Napoli è meno europea. Minchia, se c'è un omosessuale di Napoli che sta leggendo come minimo mi segnala il sito.
Allora, Jonsi fa un concerto, poi va in un club. Nel club fa cose, conosce gente. Conosce uno. Un bel ragazzo. Simpatico. Carino. E' italiano ma parla bene l'inglese. (Questa si che è una cosa rara e strana, altro che l'omosessualità! Un italiano che parla bene l'inglese è quasi contronatura).
Parlano. Parlano tanto. Magari bevono anche un po'. Poco che alla fine a Milano costa bere. Poi magari sono dei cocktail anche un po' di merda. Vieni a casa mia. Jonsi ci va...
...e che carini! Fanno le loro cosine, e si addormentano.
Poi, alla mattina, Jonsi si sveglia. C'è il sole. Magari è novembre, e a Milano c'è il sole! Jonsi si è pure svegliato presto. Poco dopo l'alba. Il sole che si alza sopra tutta Milano.
Che bella Milano. (si vede che c'hai vissuto meno di 24 ore li, Jonsi)
Che bello che è lui (l'altro, il tipo milanese che dorme). Che bello quest'amore così breve ma così intenso. Che bello che magari ci risentiremo e ci rivedremo ancora. Che oggi pomeriggio presto ho l'aereo per tornare in Islanda.

Che bella l'omosessualità. Degli altri.
Ecco, così, con una melodia sussurrata (per non sveglire il partner) nel memo del cellulare Nokia (ancora non c'era l'iPhone), e un testo abbozzato su una pagina della moleskine da bravo radical-omosexual-chic, che mi immagino nasca Milano.

Che poi Jonsi tornato in Islanda ha conosciuto Alex Somer, il suo attuale ragazzo, con il quale ha anche fatto un album. E quindi ciao ciao milanese.

Che poi, viveva a Milano, ma magari sto qui era un omosessuale di Napoli. Oh, cosa mi odi, Jonsi ti ha dedicato una canzone e io ti ho pure dedicato un post!
Che irriconoscente.
Perché gli omosessuali sono come gli islandesi. E cioé? PERSONE! PRIMA DI TUTTO, SONO PERSONE! Che in quanto tali, possono esssere di Napoli, e irriconoscenti.

(si, possono esistere anche islandesi di Napoli. Oh, se poi gli va a finire l'archetto di violino nell'occhio io non c'entro niente, non dite che ho portato sfiga)

EDIT: quasi mi dimenticavo, ma pensa alla scena di quando lui gli dice "Guarda Milano" e l'altro gli risponde "Ehi, ma te l'ho guardato tutta notte..."
Però in inglese forse non faceva così ridere.

mercoledì 26 ottobre 2011

Mica si scrive per vivere felici, si scrive per morire senza rimpianti.

- Oggi ho visto il TG di La7. C'era Mentana che sembrava stesse vivendo un dramma tutto suo nell'annunciare una situazione drammatica per l'Italia e per l'Europa. Enrix, oh, stai tranquillo, son almeno 10 anni che stiamo nella merda e nessuna ne fa un dramma, vai tranquillo che moriremo lentamente giorno dopo giorno. Take it easy.

- Vorrei riuscire a rendere in qualche cosa di quelle che scrivo la stessa "perfezione secca" che c'è in una canzone come "Il mondo prima" dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

- While we're living... the dreams we have as children fade away. Non sono del tutto d'accordo Noel, comunque Fade Away resta una gran canzone, gran bell'album quello che hai fatto live, e complimenti anche per il primo lavoro solista coi tuoi uccelli volanti.

- Abbiamo tutti un po' sottovalutato i Digitalism e continuamo a farlo. E' ora di smetterla un poco.

- La gente pensa che la vita da scrittori sia una cosa molto figa. Non ha ancora capito che la vita da scrittori vuol dire fare i camerieri, i baristi, i disoccupati, gli educatori, i portapizze, gli insegnanti, arrabattarsi per avere uno stipendio, arrabattarsi per scrivere, arrabattarsi per farsi pubblicare, arrabattarsi anche solo per far sapere agli altri che stai scrivendo senza che si mettano a ridere. E rispolverare il verbo arrabattare.
La vita da scrittori è un serbatoio incredibile di disagi e insoddisfazioni, e uno non la fa mica perché è figa, ma perché l'unica che uno può fare per morire senza rimpianti.
Hai capito? Mica si scrive per vivere felici, si scrive per morire senza rimpianti.

- A noi cosa ce ne frega dell'Italia e della Merkel, di Simoncelli e di Gheddafi. A noi chi ci pensa mai? A noi non ci sta salvando nessuno, e moriamo uno dopo l'altro, lentamente, come l'Italia...  oddio, ho nominato Simoncelli, adesso nominare Simoncelli è diventato un po' come nominare Berlusconi. Ma cosa c'entra con me? Con noi? Lui non è mica morto lentamente.
Però ammetto che un po' mi ha colpito.
Mi ha colpito perché Simoncelli era li con Dovizioso, Rossi, Stoner e tutti gli altri, come attori di uno spettacolo itinerante, come acrobati in un circo, che ogni settimana andavano in un posto diverso. E li vedi sfrecciare, volare, e non pensi che in realtà siano sempre a pochi centimetri dalla morte. E poi all'improvviso qualcuno se ne va.
Ogni tanto qualcuno se ne va.
E prima era li, e poi non c'è più.
Poi ho fatto anche un sogno a riguardo, un bel sogno credo, ma me lo terrò per me. O al limite le persone che ho sognato.
Mi ha colpito. Cioè non tanto quanto lui. Lui è stato colpito più di me di sicuro. Almeno due volte, una da Edwards e una da Rossi. Diciamo che la morte gli è arrivata così, tra capo e collo.
Oh ma non sto mica facendo dell'umorismo, che poi si rivoltano tutti contro come con Nonciclopedia e un po' anche con Spinoza.
Ecco, sicuramente non ha pensato "questa è l'ultima volta che cado".
Cosa vuoi che abbia pensato. "Dioboh dai che la moto la tengo su, speriamo che dietro non arrivi ness..."
Bum. E fine.
Non è che c'è molto altro da dire. Le parole le avrà chi ha qualcosa da dire.
E' un lavoro, lo si fa per passione, e lo si fa anche per gli altri. E si rischia di morire. Lo sai tu che corri, lo sanno anche quelli che guardano, solo che spesso ce ne si dimentica.
Forse è davvero un po' come scrivere. Anche chi scrive lo fa per pasione, e lo si fa anche per gli altri. Anche a scrivere si rischia un po' di morire, anche se la dinamica è molto diversa.
Non so se in proporzione siano morti più motociclisti o scrittori. Forse sono morti più scrittori... tra droghe e suicidi, forse è più facile che muoia uno scrittore prima del tempo che un motociclista.
Voglio dire, sto considerando TUTTI i motociclisti, anche quelli del campionato provinciale di motorette da 50 cc, e TUTTI gli scrittori, anche quelli che abitano in un paese del cazzo tipo Cento e pubblicano il loro libro via internet, senza codice ISBN, e magari pagando anche per farselo pubblicare.
No ma non sto parlando di me, tranquilli.
Non mi sento un eroe che rischia la vita. Non mi sento nemmeno uno scrittore. Figurati se posso paragonarmi a Simoncelli. Oddio, oggi ho proprio dei capelli del cazzo, è vero, ma non fatto ancora cadere nessuno.
Ok, ho urtato il mio cane sul posteriore, ma era stato lui a tagliarmi la strada. E comunque non l'ho buttato per terra lussandogli la spalla. E il mio cane non è spagnolo.
Sto facendo ironia? A me non fa ridere. E' ironia? Ma se uno è ironico deve far ridere? Ma se uno scrive così e basta? Boh.
Quante sovrastrutture inutili.
Dai, stiamo tutti un po' più tranquilli. Anche tu, Enrico Mentana.
Magari Simoncelli correva per vivere felice, ma sono sicuro anche che lo faceva per morire senza rimpianti.

No ma se finisco così sembra un post strutturato su Simoncelli, in realtà davvero volevo parlare di Mentana. E' pure invecchiato un sacco.

Si, così è un brutto finale, ma non mi viene in mente di meglio, tolto Simoncelli. Oh ma poi cosa volete, io non sono uno scrittore, e sto blog è pure gratis, andate a leggervi Beppe Grillo allora.


lunedì 17 ottobre 2011

Suzuka

Suzuka è stata per anni l'ultima tappa del Mondiale di Formula 1. O la penultima. La Formula 1 dei 16 gran premi, se non meno. La Formula 1 del punteggio con gli scarti. Per intenderci... Prost, Senna, Piquet, Mansell... ma anche Hill, Schumacher, Villeneuve, Hakkinen, Irvine...
Insomma: molto spesso, si arrivava con il titolo ancora in ballo. Tra due piloti. Al massimo tre.
E per tutti gli altri... era l'ultimo giorno di scuola. Promossi, bocciati, e rimandati. Chi si ritirava, chi cambiava scuderia, chi era confermato, chi abbandonava... tante situazioni diverse, in un clima bene o male festoso. O al limite, quel clima tipo "ma si ormai che cazzo ce ne frega".

Grandi abbracci, grandi amicizie, ma per te vince Senna o Prost? ma che cazzo me ne frega, tanto noi abbiamo perso, "beh però è stato bello"  "bello sti due maroni, a me perdere non piace"  "eh ma dai fattela una cazzo di risata"  "eh si dai che tanto abbiamo finito"  "e te cosa vuoi?"
ma abbiamo finito cosa? abbiamo finito di perdere? per me non abbiamo iniziato mai a vincere. la gente lascia da perdere la mia macchina, tanto domani la smontano, la mettono all'asta, ormai i pezzi usati si buttano tutti, anno nuovo macchina nuova, ma si lanciatela pure giù da una finestra sta cazzo di ferraglia azzurra color frocio.
Vieni qui, bevi un bicchiere di spumante, tanto l'antidoping non c'è, non hai mica vinto, ma cosa cazzo devo bere? Uno fa l'idota con un cappello da jolly, un tifoso ha in testa una macchina di polistirolo di schumacher, gente giapponese con disegni tatuaggi e colorazioni allucinanti, e soprattutto cosa cazzo ci fanno in corsia box.
Ti slacci la tuta, te la annodi in vita, come un eroe anni 90, e d'altronde sei negli anni 90. Poi qualcuno arriva a sciancarti i maroni di nuovo, dai vieni che festeggiamo con il presidente, e che palle, e chi cazzo è, non si è mai visto, anche quegli altri li, ma possibile che quando c'è da bere gratis arrivi gente da ogni parte?
Dov'era tutta sta cazzo di gente quando ci si spegnevano le macchine in Canada?
Io non ho voglia di stare qui, ma mi sembra di stare in un flipper, ogni volta che cerco di allontanarmi mi colpiscono e mi rimandano alla base...
Cosa volete, bata, è finita, smontate la vostra roba, impacchettate tutto, torniamo a casa, poi ci rivedremo a una cena prima o poi, o forse mai, che veniamo tutti da tutto il mondo, e figurati. Qualcuno si rivede in giro, oggi ci diciamo addio dicendoci arrivederci. Che a me sta roba fa un po' di tristezza anno dopo anno.
Uno vorrebbe stare da solo... guardare Senna e Prost. Loro si che arrivano a giocarsela fino alla fine. Loro si che arrivano a giocarsela a Suzuka. Che bello sarebbe poter essere come loro, anche solo una volta. Noi arriviamo che abbiamo sempre perso. Che ci diamo le pacche sulle spalle dicendoci "eh, ma almeno ci abbiamo provato"... e poi a che cosa è servito?
Ci ricorderà forse qualcuno? Abbiamo forse guadagnato dei soldi? Abbiamo dato qualcosa a qualcuno? Che spettacolo abbiamo dato?
Siamo solo degli umili operai nella vigna del signore. Del signore Bernie Ecclestone.
Non ho più voglia di correre. Anche se poi magari tra sei mesi sono di nuovo in griglia, quando si comincia in Australia. Ma ora, non ne ho più voglia.
Mi da tutto così il voltastomaco...

...però, poi, nessuno si sveglierà per vedere Vettel. E questo, anche se non è una soddisfazione, almeno mi dona un sorriso.

venerdì 14 ottobre 2011

Ma... ?

Ma quand'è che me l'avevate detto? Ma da dov'è che salta fuori questa roba? Ma dove sono andati tutti?

Ma non era prevista questa cosa. Dove siamo finiti? E voi dove siete? Ma avevamo da fare un sacco di roba... ma cosa state facendo? Ma come è finito tutto? Ma saranno passati 5 minuti e ... ma cosa fate vestiti così? Ma quand'è che vi siete cambiati? Ma cosa vi siete messi a fare? Ma dai tornate qui... ma dov'è che avete messo le cose di prima? Ma come non le tiriamo più fuori? Ma scusate ma se io non voglio giocare? Come? COME?

...ciao ragazzi, mi sa che ci vediamo da un'altra parte. Magari. Magari ci sentiamo per un caffè... si si. Si si, mandami pure un messaggio, al massimo ti richiamo io. Prima o poi.

lunedì 26 settembre 2011

Da oggi, su Facebook

...da oggi, anche su Facebook.

Cioè, anche prima c'era una pagina, era il gruppo con il fan club non ufficiale, ma facebook lo sta chiudendo... ora, questo è ufficiale.




venerdì 23 settembre 2011

A me del calcio non me ne frega più niente

Adesso, per chi non lo sapesse, lavoro in un bar. Sto facendo il barista. Non sono un barista, lo sto solo facendo. Non so fare molti cocktail. Ne so fare pochissimi. E magari li faccio anche male.

Il problema è che ci vuole un po' di sensibilità. Ho sempre amato la quantità e la sostanza rispetto alla forma... intendiamoci, non a scapito della qualità. Però a me, del bicchierino giusto, la fettina di arancina, la cannuccina, il cubettino di ghiaccino, me ne è sempre sbattuto il cazzo.
Lavorandoci, ho capito l'importanza anche di alcune di queste piccole cose, e mi sono sforzato per rimediare. Ma solo ad alcune... resto un barista stile Gattuso, ecco.

Quindi... non sono un barista, ma faccio il barista. E' diverso. Anche se poi alla fine se mi chiedi un caffè, te lo faccio uguale come lo farebbe un altro barista.

Comunque, sono in un bar prevalentemente di anziani. Se ci penso bene, c'è l'Italia, nel mio bar. Si, c'è anche una bandiera dell'Italia appesa sotto al bancone. Era li per i Mondiali 2010... è rimasta li per pigrizia altri 6 mesi... poi nel 2011, era il 150enario, e rimarrà li fino al 31 dicembre. Esattamente come me in Italia, per ora. Poi si vedrà.

Ma torniamo al bar. In un bar di anziani, il calcio è fondamentale. Non c'è Sky nel mio bar. Quando in una TV non c'è Sky, c'è Italia 7 Gold con Diretta Stadio.
Che è un incrocio tra il televideo e il Processo di Biscardi. Praticamente, Biscardi che si ingroppa un Sony da 26".
Immaginarsi il risultato.
Se non riuscite a immaginarvelo, andate a cercare su YouTube Tiziano Crudeli. Ecco, quello è un esempio di cosa nasce da un amplesso tra la pagina 200 del Televideo Rai e il Biscardone.

Ma io di solito tolgo l'audio e mi ascolto K-Rock. Tanto a fare i commenti ci sono i clienti anziani del mio bar.
Ora: tra nazionale, campionato, anticipi, posticipi, champions, europa league, da quando lavoro si c'è del calcio un giorno si e uno no.
E poi sti anziani vengono anche da me a commentarlo. Forse perché nel loro immaginario un barista è uno che deve saperne di calcio per forza. O perché devono pur dire qualcosa, e se non si parla del meteo e di politica, allora si parla di calcio.
Io non ho mai giocato in una squadra seria. A parte le squadre di calcetto con gli amici nei tornei della zona. Dove abbiamo perso quasi sempre tutte le partite. Ma li appunto non era una squadra seria. E nemmeno i tornei lo erano...
Comunque, non sono mai stato bravo a giocare a calcio. Ho una carriera da allenatore nei Penzla Boys, squadra parrocchiale di calcio a 5... con risultati discreti. Ma ho dei calciatori straordinari, sono un po' il Guardiola di Penzale: probabilmente vincerebbero anche senza di me.
Anzi: l'anno scorso ero a Londra, hanno giocato senza di me, e hanno vinto.
Insomma forse sono negato anche come coach / mister.

Me la sono sempre cavata però a parlare di calcio anche sapendone poco. I famosi discorsi da bar, appunto.
"Eh ma quando giochi con la difesa a 3..."
"Eh ma quando vai in trasferta a San Siro non è mica facile portare a casa un punto..."
"Quando sei sotto di un gol devi attaccare, non hai mica niente da perdere..."
"Eh ma un attaccante a 32 anni ormai è in fase calante..."

E tutti questi discorsi li utilizzo ormai un giorno si e uno no, mentre asciugo i bicchieri, o faccio i caffè. Soprattutto con Mr. Orzo. No, non Mr. Oizo di Flat Beat. Mr. Orzo. Un simpatico 74enne, che subisce un po' gli acciacchi dell'età, che ha preso confidenza. Viene li, prende il suo caffè d'orzo tutte le sere, poi va via.
Dopo un po' torna e commenta il risultato.
"Eh, allora la Roma vince 1 a 0"
Mi volto, ed è effettivamente così. D'altronde, se lo legge in TV, dev'essere vero. E' un po' come se io venissi da te ora e dicessi "Eh, allora stai leggendo Blogorroico". Eh si cazzo. "Eh, allora oggi siamo ancora vivi."
Altro che Capitan Ovvio... Mr. Orzo c'ha il doppio dei suoi anni ed è ancora potentissimo. Comunque prosegue.
"Eh ma la Roma non sta mica giocando molto bene..."
Ovviamente, questo lo sa perché ha già guardato Diretta Stadio da casa sua, perché nel bar c'è soltanto K-Rock, e se hai sentito qualcosa di vagamente calcistico può essere soltanto un live a San Siro degli U2.
"Eh... ma le grandi non stanno mica facendo bene. Senza la penalizzazione l'Atalanta sarebbe prima..."
Si, vero. Però voglio poi dire, l'ho anche letto sulla Gazzetta oggi pomeriggio, ecco.
E soprattutto... a me Mr. Orzo sta simpatico ma...

...a me del calcio non me ne frega più un cazzo.
Mi dispiace, una volta ci tenevo. Ma l'ho scoperto oggi. A me non me ne frega più un cazzo. Perlomeno, di quello italiano.
Giaccherini. Gasperini che non ha la fiducia di Moratti. Pato che si fa male. Ibrahimovic che si fa male. Montolivo che vuole andare via dalla Fiorentina. Il Bologna che gioca male. Buffon che dice una cazzata. Il Milan che pensa di aver fatto un'impresa a pareggiare contro il Barcellona. Cavani. Il Napoli che è diventato una squadra forte. Doppietta di Rigoni. (che una volta la doppietta di Rigoni era il fucile di uno scrittore che tornava dalla campagna di Russia). Bisoli. Meggiorini.

Forse potessi seguire così il calcio inglese mi appassionerei molto di più. Ma di questo calcio... ma io rimpiango Batistuta, Baggio, Rambaudi, Robbiati, Lorenzo e Nicola Amoruso, Nevio Scala, Andrea Tentoni, i fratelli Inzaghi, il Siena in B e la Cremonese in A... la Reggiana, Klas Ingesson, Igor Kolivanov, Darko Kovacevic, Paulo Sousa... l'Ajax squadra fortissima, gli squadroni tedeschi fortissimi tipo il Borussia o il Bayern, il Parma che dominava in Europa...

Boh. E siamo solo alla quarta giornata. Che in realtà è la terza, visto che hanno saltato la prima. Sarà un campionato lunghissimo... mi viene da piangere.
Spero che il Bologna vinca lo scudetto. Giusto per animare un po' la situazione.

lunedì 19 settembre 2011

un'estate da podio senza l'N15

Quest'estate.
Quest'estate non estata un granché.
Credevo tante cose, credevo tante cose andassero diversamente, di sicuro ho le mie colpe ma - MABBASTA!
Io mi sono rotto il cazzo di dover dire che ho delle colpe. Anche il Barcellona che ha vinto 8-0 ha delle colpe, avrebbe potuto fare 9-0. Tutti abbiamo sempre delle colpe - nessuno è mai perfetto (anche se a volte ci si avvicina in maniera spaventosa).
Io st'estate ho giocato bene, è ora di piantarla con sti cazzo di processi all'italiana dove alla fine è un po' colpa di tutti e si cambia l'allenatore.

STO CAZZO! Io resto al mio posto. Come Gasperini. E di sicuro in ogni modo più a lungo di lui.
Quest'estate ho lavorato. Come tutti. Mi sono fatto un po' di ferie. Come tutti. Forse non le ho sapute usare bene come tutti. Oh, succede. A tutti. Poi ho lavorato di nuovo, e anche questo come tutti.
Ho visto degli amici, ho passato del tempo con loro e mi sono trovato bene.
Ho imparato delle cose su di me nuove. Ed è sempre un bene.
Ho anche terminato il mio primo romanzo. Forse è colpa/merito di questo se quest'estate non estata un granché. Quando, volente o nolente, forse incosciamente, ma di fatto orienti anni 2-3 anni della tua vita (di sicuro gli ultimi 10 mesi) a un obiettivo, una volta che lo raggiungi, ti senti un po' spaesato. Dalla mancanza di nuovi obiettivi.
Una sorta di crisi post-parto.
Anche perché forse il parto vero e proprio sta per esserci, forse il problema è proprio quello di essere in un lungo ed enorme limbo, che per una volta, ancora una volta, non dipende da me. Ed è questa, forse proprio soltanto questa, la grande fastidiosa novità.

Quest'estate ho letto "Alta fedeltà" di Nick Hornby. Lui ha sta cosa della top 5, tra l'altro non propriamente in ordine di importanza.
Io invece ho sempre avuto "i podi". Più facili da stilare, con anche un ordine di importanza.

Le mie città preferite?
1. Londra
2. Edimburgo
3. Granada

I miei architetti preferiti?
1. Gaudì
2. Mangoni
3. L'architetto di Matrix

Le mie estati peggiori?
1. 2006
2. 2010
3. 2011

Il che mi fa pensare due cose: la prima è che le ultime estati non stanno andando molto bene, ma se quella scorsa era giustificata dalla partenza londinese, quella di quest'anno è un insuccesso a sè stante.
La seconda, è che in fondo non è poi stata un'estata fallimentare, e che se questa sale sul podio, allora posso dire che la mia vita ha avuto delle buone estati fino ad ora. E che anche la mia vita, in fondo, non è così da buttare.

Comunque io stavolta non ho delle colpe. C'è qualcosa di sbagliato, lo so, ma stavolta non è in me. Se finissi per darmi sempre la colpa, non riuscirei più a capire quando faccio bene e quando faccio male. E' importante fare le cose giuste, è importante dare le cose con il loro nome.

Sennò finisce come il mio cane, che ogni volta che gli dici qualcosa, nel dubbio, si mette a cuccia, che se va bene gli arriva un croccantino, e male che vada non succede un cazzo. Nessuno gli darà mai uno scupazone per mettersi a cuccia.
Ma io non voglio mica vivere tutta la vita a cuccia giusto perché "così non mi arrivano scupazoni e magari ci scappa pure un croccantino".

Mi manca persino l'N15 quando si fermava all'incrocio tra Whitechapel Road e Commercial Street.

sabato 17 settembre 2011

Il paese è reale

...
dici sempre le preghiere,
conti sempre fino a dieci e  
preghi ancora che non tocchi a te decidere 

Piangi fermo in tangenziale
inseguivi una cazzata
era splendida e dorata
fresca e avvelenata


Ma il paese sa affondare
tutto intorno a te a ballare
bestemmiando disprezzare
e riderci un po’ su
 
E tu vuoi fare qualcosa che serva
e farlo prima che il tuo amore si perda 
 
Non ti accorgi che se lo vuoi tu
Quel che valeva poi non vale più!

SE TI HAN DETTO "RESTA A CASA!"
"VOLA BASSO, NON SCOCCIARE!"
"SE DISPREZZI, PUOI COMPRARE. "
SE VALE TUTTO, NIENTE VALE!

SE NON SAI PIU' SE SEI UN UOMO!
SE HAI PAURA DI SBAGLIARE
SE HAI SOLO VOGLIA DI PENSARE
CHE FRA POCO E' PRIMAVERA...

Adesso fa qualcosa che serva
che è anche per te se il tuo paese è una merda

 
C’è una strada in mezzo al niente
piena e vuota della gente
e non porta fino a casa
se non ci vai tu
 
Io voglio far qualcosa che serva,
fammi far solo una cosa che serva.

Dir la verità è un atto d’amore
fatto per la nostra rabbia che muore.



(libera interpretazione grafica del testo di "Il paese è reale" degli Afterhours)

domenica 4 settembre 2011

la fuga giusta (parte seconda)

...segue da la fuga giusta

"marzo 2009. coppa aziendale di ciclismo. è un po' tipo la coppa Cobram di Fantozzi.
un'intera azienda del terziario, con tutte le sue filiali sparse per l'italia, messa sopra ad una sella e spedita a pedalare. perché "non sei obbligato a farlo, però son cose che fai brutta figura se non ci vai, e poi l'amministratore delegato ci guarda a queste cose".

E' la fiera del ciclismo della domenica, e il tripudio del ciclista amatore.
"
Giulio e il suo giovane collega si sono riportati sul gruppetto dei primi inseguitori, i "cicloamatori", ma nel mentre ci sono stati diversi scatti. Tra cui uno del commerciale e "quei nerd del cazzo del CED".


Collega: "E noi quando partiamo?"
Giulio: "E' ancora troppo presto. Non c'è la fuga giusta."
"Ma che palle Giulio. Quanti cacchio di chilometri sono che dici così?"
"Ma cosa vuol dire? Se non c'è la fuga giusta non c'è, non è una questione di chilometri"
"Si ma intanto gli altri sono la davanti."
"Li raggiungeremo sulla prima salita quando saranno stremati."
"Ma quand'è la prima salita? Quand'è che li raggiungeremo?"
"Quando li raggiungeremo. Quando sarà il momento giusto."
"Ma quando cazzo sarà questo momento giusto? Io mi sto rompendo."
"Se hai fretta... se non vuoi aspettare... fa pure come loro... loro sono scattati così..."
"Si ma loro sono scattati, almeno. Avranno sbagliato, si ritireranno, o arriveranno a venti minuti, ma ci stanno provando, cazzo. E magari che ne sai tu? Magari gli va bene e vincono. Giulio lo sai che devi ancora fare una mezza pedalata che impensierisca qualcuno?"
"Io non ho ancora visto la fuga giusta. E non mi sono mai sbagliato."
"E se invece tu ti sbagliassi? E se invece tu ti fossi sempre sbagliato? Giulio, io ho voglia di provarci, anche se forse non è il momento giusto, ma il momento giusto forse non c'è mai, e forse il momento giusto è questo."
"Se vuoi andare vai..."
"Era se adesso te ne vai..."
"Mavvaffanculo, va, Massimo Di Cataldo"
"Grazie Giulio"
"..."
"Dai, hai capito. Tu non ci hai mai provato veramente. Tu non ci provi mai veramente. Lo so che forse non è il momento giusto. Ma io credo tu abbia paura di provarci e basta. E adesso dimmi pure quel che vuoi, ma io ci provo. E dovresti provarci anche tu, lo sai."

Detto questo il giovane collega scattò, dall'alto del sellino sagomato della sua colnago lucidatissima, con tanto di maglietta gialla e pantaloncini coordinati. Nonostante le pochissime ore di sonno (inferiori alle ore di sesso che aveva nelle gambe) si lasciò dietro il gruppetto senza troppi problemi e andò all'inseguimento di quello del commerciale e di quelli del CED. O perlomeno così credeva lui: in realtà si agganciarono alla sua ruota due del commerciale che non aspettavano altro, e uno della contabilità.

Giulio, da dietro osservava tutto, fermo nella sua pedalata, un po' intorpidito nella sua maglia verde un po' usata, senza dire una parola. O senza aver replicato più di tanto. Quello che il collega non poteva sapere, era che Giulio ci aveva già provato. Aveva già provato di prendere la fuga giusta, e aveva già fallito. Non era la prima coppa aziendale di ciclismo che disputava. E ora, forse, tutta la sua esperienza si stava tramutando più in un peso che altro.
Un po' come l'acidità post-alcolica che si ritrovava nello stomaco... e tutto il resto che gli bruciava dentro.
Più un peso, che altro.

venerdì 2 settembre 2011

La mia generazione sta perdendo

La mia generazione sta perdendo.

Abbiamo lauree inutilizzate o mal utilizzate. Siamo disoccupati, o sottoccupati.

Ci fidanziamo eternamente perché abbiamo paura di sposarci. Decidiamo di sposarci, e ci lasciamo prima del matrimonio. E se ci sposiamo, ci lasciamo nel viaggio di nozze. O dopo due anni. O dopo che ci siamo fatti le corna.
Oppure non troviamo nemmeno da fidanzarci, tristi e scoraggiati dall'altro sesso, e dopo aver miseramente e mestamente analizzato la situazione, finiamo per preferire la masturbazione solitaria alla prostituzione intellettuale.

Viviamo per pagare l'affitto, le rate della macchina, le rate del mutuo. I nostri nonni erano proletari, perché avevano solamente la prole a carico. Che dopo una dozzina d'anni però comincia a rendere, lavorando nei campi.
Noi siamo solamente dei mutuari, abbiamo solamente un mutuo a carico. Che grazie, agli interessi, cresce esattamente come i figli. E ti va pure a zappare. Direttamente sui tuoi piedi.

La mia generazione sta perdendo perché è infelice. La mia generazione vive su facebook. Comincia la settimana postando "Lunedi" di Vasco.
Prosegue il martedì scrivendo "che caldo! rivoglio l'inverno!"
Poi il mercoledì "proprio oggi doveva piovere? fanculo!" (le donne aggiungono "per fortuna che ho fatto shopping, comprato il vestito per andare a ballare venerdì!")
Giovedì "dai che domani comincia il weekend"
Venerdì si posta "Friday I'm in love" dei Cure
Sabato si postano le 200 foto tutte uguali e sorridendo con i drink in mano della serata precedente.
Domenica pomeriggio si scrive "mi son svegliato adesso!" weekend devasto!"
E domenica sera non si scrive un cazzo, si piange e basta, da soli, nella propria stanzetta.
Ebbene si: la mia generazione quando chiude facebook comincia a piangere.

La mia generazione si droga. Alcol, cocaina, cannabis, caffeina, taurina, nicotina, sesso, videopoker, gratta e vinci. Ma la mia generazione si droga.

Noi ci lamentiamo del prezzo della benzina ma continuano a preferire il pieno pagato 60 euro piuttosto che mettere su l'impianto a metano.

La mia generazione ha paura. E' incapace di rischiare. Si rifugia in rapporti sentimentali che garantiscono un dose minima di bumbate mensili, una dose minima di conforto psicologico, una compagnia per matrimoni, film, pizze e cene. Il tutto alla modica cifra di qualche litigata e qualche centinaio di euro. E un sacco di tempo libero e di lacrime.
La mia generazione è provinciale a manetta. Ma talmente tanto che non capirà mai di esserlo. Un pesce rosso nella boccia di vetro è meno provinciale della mia generazione.

Ci lamentiamo di tutto e di tutti. Ma non cambieremo mai nulla. Appena qualcosa è migliore, o peggiore, o semplicemente diverso da noi, lo etichettiamo e lo invidiamo, o dispregiamo, o semplicemente allontaniamo.
Tutto ciò che è diverso ci fa paura perché potrebbe essere come noi: e in realtà, il nostro noi, non lo vogliamo modificare.
Il nostro noi non ci piace per un cazzo, ci fa cagare, ci fa piangere, ma abbiamo una fottuta paura che cambiare questo voglia dire passare per qualcosa di peggio. E non lo potremmo affrontare. Perché siamo deboli come Julian Ross durante un attacco di cuore.

La mia generazione si veste figa, prende degli aperitivi fighi, e va in giro a fare la figa, e se ci pensiamo bene, è esattamente come se fossimo a carnevale. In quei bei carnevali veneziani, dove davvero tutto è concesso, solo che li erano più coscienziosi e lo tenevano solo per un giorno all'anno. Noi invece lo teniamo tutti gli altri 364, e va a finire che quando sei vestito da pirla a carnevale alle grotte è l'unico momento in cui ti mostri per quel che sei veramente, senza più status symbol, classi sociali o clichè.

La mia generazione sta perdendo. E dentro la mia generazione c'è anche chi non sa quale sia la sua generazione, o che si sente di farne parte solamente in maniera marginale, quasi un prodotto di scarto, un'anomalia sistemica, che sputasentenze dall'alto di un blog e della sua cameretta al secondo piano, non prima di essere uscita fuori e aver visto ed analizzato una percentuale considerevole di stronzi della sua generazione.

E che ormai non c'ha più un cazzo da piangere.

giovedì 25 agosto 2011

Fahrenheit 420s

Mi lavo i denti. Ed è un gesto che forse, più che realmente a pulire i miei denti, serve per tornare a sentirmi a casa. Mi lavo i denti a secco, così, poi mi sciacquo con una bottiglietta semiaperta, mentre qualcuno mi chiama, qualcuno ride, qualcuno dice che sono l'eroe, e qualcuno no.
Qualcuno no, sempre.

Mi gira già un sacco la testa, gira così da qualche giorno, è un mix tra la stanchezza, il sole, e tutto quanto, probabilmente ho la pressione bassa. Mi inserisco nella distesa di cadaveri colorati e cerate blu, scavalcando tutti i pellegrini uno per uno, studiando percorsi di guerra neanche fossi in un campo minato. Arrivo alla transenna e la scavalco, e mi rendo conto di essere uno dei più fighi di tutto il D1 in quel momento.

Ma perché gli altri dormono, poi, mica per altro.
Affronto la folla, avrei voglia di spintonare via tutti ma non mi interesso di loro. Vado avanti. A un certo punto spunti. Proprio dove dovresti essere.
Non credo ci potesse essere un'immagine migliore di quella. E nella vita, ti giuro, già so che ne avrò poche altre.
E' come se da un inferno, da uno scenario post nucleare, o se da un sisma qualunque emergessero da tutte le macerie soltanto le cose che restano amore, al di la di tutto.
Un amore e due birre. Anche un pochino calde.

Oh ma noi non ci facciamo mica storie, noi che sanguinavamo per Brick Lane, noi che abbiamo visto gli occhi dei bambini di Addis Abeba, noi che abbiamo scaricato la batteria della macchina in via Donizetti.
Ed eccoci qui. Io, te, il mondo, quattro venti (ottanta in francese) e due birre. E un giramento di testa.
Mi siedo un attimo per terra, ci sediamo un attimo per terra. Gente, camion, sacchi a pelo, blablabla di babele, e due birre che finiscono.

E ci sono domande completamente fuoriluogo, ma se le appoggi con tutta la serenità e sincerità del mondo, sarai sempre sicuro di essere il primo e l'unico a farle lì. Lì e così. E non c'è bisogno di rispondere, ho già capito e lo sapevo già. Era solo importante che te lo chiedessi.

- Mi chiedo se io sia solamente ubriaco o se proprio abbia dell'altro nella testa, perché è una roba talmente assurda che se me la raccontassi non ci crederei. -

Ci sono chiese e croci, c'è un Dio che è sempre quello anche se spesso pare sempre diverso, e poi c'è un attimo - è un attimo solo ma ti giuro che è stato lungo una vita - in cui ci siamo guardati. E con tutta la naturalezza, in mezzo al mondo, è successo qualcosa di molto naturale.

Una lentissima pace. Lenta, silenziosa, morbida, dolce, fresca, rincuorante, avvolgente.

Avvenire non ce l'ha fatta la foto, eh? Lo sapevo, si perdono sempre i momenti più veri. C'è più Dio in un istante non fotografato che in un articoletto coccodrillato.

Poi c'è tempo per tutto il resto. Per agosto, e tutto il resto. Per le stelle, e per l'alba. Per il vento, e per il freddo. Per i piccoli gesti, e le piccole cose che riempiono le oscurità. Per un qualcosa che si ferma nel tempo. In mezzo al mondo, e al disagio.

Come se tutto questo avesse potuto emergere. Ancora. Ancora. Come una storia senza fine.
Senza lieto fine, purtroppo.
Ma senza fine, per fortuna.


...e mi fa ancora ridere quando quello ci è passato vicinissimo, hai aperto gli occhi nel dormiveglia, hai controllato il tuo marsupio, e gli hai fulminato le Nike.
A parte che russi. :)

domenica 24 luglio 2011

tutto questo non esiste

...e sono uscito fuori un po' sporco, un po' sudato, e un po' spettinato, e ascoltando il primo album degli Stone Roses.
Faceva molto figo ascoltare il primo album degli Stone Roses, poi ho pensato che il primo album è dell'89, e che io "mi sono scopato ragazze che nell'89 dovevano ancora nascere".
Anche pensare questo fa molto figo, ma subito dopo averlo pensato ho svoltato a destra, e mi sono reso conto che in realtà sono un grandissimo coglione.
Non solo perché dovevo svoltare a sinistra, e quindi ho dovuto fare inversione in un parcheggio, ma proprio perché in realtà sono un grandissimo coglione e basta, anche quando prendo la strada giusta.
Una sera mi sono ascoltato anche Beatles e U2, con album del 67 e dell'81, roba che è pure più vecchia di me.
Ma era molto più di un anno fa, non che non facesse testo, ma era quasi un periodo diverso. Anche senza quasi.

Voglio dire: in fondo non c'entra.
Ma in fondo faceva figo, per quei 21 km che forse non sono 21 poteva bastarmi, il sole, gli Stone Roses, quel pensiero che poi in fondo gli Oasis non ci somigliano poi molto, una curva a destra, e un'altra a sinistra, come se fossi in macchina con Kimi Raikkonen e Ken Block.

E poi, niente.

Sarebbe il preludio di un'incidente stradale, ma l'ho già evitato. Di un ottimo racconto, ma quello l'ho già scritto. Anche se poi non era ottimo forse, ma l'ho già scritto comunque.
Il preludio di una vita cambiata, ma l'ho già cambiata. Il preludio di... che cazzo ne so, il preludio di qualcosa, e invece è il preludio di niente, di solo un'altra curva a destra, e un'altra a sinistra, e chi cazzo l'ha disegnata sta strada, poteva almeno buttarci li un paio di cordoli, avrei guadagnato una ventina di secondi e all'intertempo sarei davanti a Sebastian Loeb. E tu Ken non ridere, che a parte sgomazzare in giro non sei capace di fare un cazzo.
E alza un po' sti Stone Roses, che non si sente niente.

Niente. Non si sente niente, il preludio di niente, un cordolo di niente, un che palle di palle di niente. Sinistra. Destra. Traccia numero 5.

No no, ma non aspettatevi che cambi qualcosa in questa storiella. Questa storiella del cazzo. Sennò non perderei tempo a raccontarla. Arriverei al sodo. E' che di sodo non c'è niente. Forse il mio culo sul sedile. Ma per star su un sedile, neanche ce n'è bisogno.
Finiscono le curve. La strada continua. E non succede niente.

Visto che non c'era nulla di figo in tutto quello che pensavo? Forse era meglio se non pensavo a niente, davvero a niente, che in fondo non è successo niente, e non succede (appunto) niente.

lunedì 11 luglio 2011

Il giorno della tempesta

RadioScoziaLibera plays Tre Allegri Ragazzi Morti - La Tempesta

RRRadioScoziaLibera, gente. Gli spettri del passato si siedono qui di fianco e gli offriamo pure un tiro di sigaretta.

Che ore sono? Non è mai troppo tardi, ricordatevelo. Non è mai troppo tardi per iniziare a parlare ed elencare le verità... tutte le verità, una ad una!
Ma non è stasera, quindi sedetevi pure sulla vostra cazzo di sedia, il vostro domani resterà uguale al vostro oggi.
Si si, state pure tranquilli: il giorno non è domani.
Il giorno della tempesta.
Il giorno della tempesta che c'è già stata e voi non ve ne siete accorti. E sarà troppo tardi quando lo capirete.
Ma tornate a sedervi, teste di minchia, quando lo capirete sarete già morti, e quindi potete vivere tranquilli fino ad allora.
Dai, cosa volete? Un buon Ligabue? Un Vasco d'annata? Un buon bicchiere di rosso?
Ma tanto non capite un cazzo sia di musica che di vino, quindi a voi si può solo sparare del Vape in camera sperando che vi anestetizzi.
Questa è la solita condanna a morte, in provincia di Bologna. Provincia di Bologna Morale. Tipo Milano Marittima, Bologna Morale sta da un'altra parte: è ovunque ed altrove.
E voi siete li. Sempre. Che palle.
Siete di una pochezza spaventosa. Siete di una nullità sovrastante. Siete la noia fatta persona.

E sapete una cosa? No, non la sapete. E col cazzo che ve la dico. Dai, prenditi una sigaretta, Casper.
BREERAA!!, fai sentire cosa passano i mortali.

RadioScoziaLibera plays Ministri - Il sole (è importante che non ci sia)

Mortali d'Italia.
No, adesso ve lo dico, cari Mortali d'Italia. Il giorno della tempesta è arrivato piano piano, una goccia alla volta. E io che me ne sono accorto, e sono sempre Gritty, visto che ho l'abitudine di non presentarmi se non serve, quel giorno ho visto tanta acqua. E ora è tutto diverso. Ma per voi non lo so, evidentemente gira ancora tutto come prima. Per ora. Fino anche voi non ve ne accorgerete. Della tempesta. Oh, yes.

lunedì 27 giugno 2011

un giorno di giugno, o di luglio

...mi ricordo ancora quel giorno, era luglio.
Quattro anni fa, quasi.

Le cose hanno una loro ciclicità, a volte. A volte 2 anni. (a volte certe cose sembra che abbiano la scadenza di due anni, come le garanzie... è che forse a volte dopo due anni perdi proprio la garanzia, sempre).
A volte 4 anni, come olimpiadi, mondiali, europei e 29 febbraio. E anche come oggi. Come certi lavori.
Certe cose ritornano... a volte ti piacerebbe tornassero, a volte pensi che potrebbero tornare, però a volte non lo vuoi abbastanza. E allora restano li, come piccoli desideri inespressi.
Non si torna indietro, mai - mai - MAI.
Ma a volte si va avanti, ripassando per una strada in cui si era già passati prima. E certe cose... ritornano.

Oggi la mia strada ripassa per le 16 curve di Galliera.
E' ovvio che il tuo cervello sia il primo a tentare un confronto. E' anche ovvio che questo salti di continuo... sono tante le cose cambiate nel mentre, e tante le cose scomparse. E come se non bastasse, bastano pochi minuti di corsa perché la suola della tua scarpa destra si apra definitvamente.
Le mie adidas, le mie L.A. trainer biancorosse, dopo 10 anni di onorato servizio, mi lasciano. E non è un caso che accada oggi, e accada li, a Galliera. E' che piano piano tante cose del passato se ne vanno, come ad indicarmi che solo io andrò avanti, e di loro mi resterà solo il ricordo.
E che è ora di abbracciare nuovi mondi, e nuove scarpe, anche ripassando per la città che mi vede da 26,5 anni su 27, e che mi vede di nuovo a Galliera.

Mi sono smentito: mi sono superato. Temevo di non poter superare la disoccupazione: ma l'ho superata. In culo a Tremonti e Brunetta.
E mi sono sorpreso: non pensavo di poter pensare a certi altri lavori, per la mia vita.

Sto ancora lottando per una Cento sostenibile, per me e per i figli che vorrei avere. In questi cazzo di anni zero (che sono già finiti).

martedì 21 giugno 2011

Si pensa alle cose belle e insieme si cambia. Ti prego proviamoci.

"Si pensa alle cose belle e insieme si cambia. Ti prego proviamoci"
Questo c'era scritto davanti all'entrata dell'ISIT di Cento, la mia ex scuola superiore. 7 giugno 2011: una scritta bianca sull'asfalto, probabilmente con una bomboletta, ad opera di un ignoto studente, che ha così cercato di riconquistare la sua bella.
...bella, poi... Scopabile...
...o magari nemmeno trombabile, magari è un cesso, ma a lui piace.
...o forse no: ma si pensa alle cose belle e insieme si cambia.
Ma quanta poesia c'è in tutto questo?
Sicuramente gli andrà male a questo piccolo eroe, che magari può essere un grandissimo coglione, ma che si è guadagnato i suoi 5 minuti di gloria.

Ma ce lo immaginiamo? Un ragazzino, di notte, subito dopo la pioggia, mentre un po' di nascosto, con un amico fidato che a) gli fa da palo b) non lo sputtanetà in giro, mentre scrive tutta sta frase. Con l'altro che gli dice di muoversi, e lui che si incazza che per scriverla tutta ci vuole tempo, che è una frase lunga, che non si può accorciare in "Elena ti amo" perché non avrebbe un cazzo di senso scritta così.
E poi dopo l'ultima lettera VIA! a scappare in motorino. Magari due motorini in due direzioni diverse per depistare gli eventuali vigili, che in realtà dormono, e anche se fossero svegli avrebbero di meglio da fare (senza tuttavia farlo lo stesso).

In solo due righe ha raccolto tutto l'eroismo del ciclismo vero, e dell'Italia che ancora non muore. L'Italia deve rinascere da questi gesti e da queste frasi.
E sicuramente neanche lui si è accorto di quanta poesia ha buttato fuori in una stronzata sola.

Ma sai qual'è la cosa terribile? Che ho appena imparato.
E' che scrivendo quella frase su google, al terzo posto, c'è un mio vecchio post di Blogorroico (questo).
E' come se, decodificando quella frase, venissero fuori delle altri frasi mie. E' come se google è in grado di capire cosa mi piace. E' come se google avesse decodificato l'algoritmo del mio cervello.
Ho pensato due cose:
1) sono fottuto
1.5) i'm fucked up
2) vi prego: fatemelo leggere. magari riesco a capirci qualcosa in più di me, ne avrei bisogno.

Si pensa alle cose belle
e insieme
si cambia.
Ti prego
proviamoci.

Sarà per questo che mi piace così tanto: sarà che è la sintesi di qualcosa che ho già detto: sarà che è la sintesi di qualcosa che ho già fatto: sarà che i due punti andrebbero usati una volta sola nella stessa frase.
Però, proviamoci.

mercoledì 15 giugno 2011

mi hanno mentito

Se fosse davvero come mi avevano detto... avrei concluso con il massimo dei voti medie, superiori, e forse anche università.
Ah, certo, avrei fatto qualcosa tipo ingegneria. Triennale e specialistica. Forse anche un master. Avrei continuato a voler diventare un disegnatore. Nella formula1. Avrei voluto lavorare per la Ferrari.
Avrei gli occhiali, adesso. Così come dovrei averli anche ora, ma me li metto solo quando guido. Avrei i capelli pettinati tutti da una parte. Ascolterei Vasco, Ligabue, e qualcos'altro che mi passa il mainstream. E sarei contento così. Sarei sempre sbarbato. Vestito con delle belle camicine. Tutto preciso, ordinato, e puntuale.
Avrei avuto le mie piccole delusioni d'amore necessarie. Giusto un paio, in modo da fare un paragrafino nel sonetto. E poi avrei conosciuto te, studentessa di medicina. Carinissima studentessa. Di Bologna.
Con la quale avrei costruito una bellissima e solidissima relazione di anni. Con la quale, ora, starei pensando al matrimonio. Dopo la tua laurea. E dopo il mio contratto a tempo indeterminato.
Perché adesso, ovviamente, starei facendo un contratto di un anno alla Toro Rosso. A disperarmi di Buemi e Alguersuari, ma sarei soddisfatto degli sviluppi dei deflettori curvati sulle paratie anteriori, dei quali ho contribuito a progettare la curvatura. Wow. Che poi Buemi va a tamponare uno e distrugge tutto.
E sarei felice e contento. Sulla strada per una bella vita organizzata, programmata, il preludio alla case al mare, il cane, i bambini, la station wagon...

Vista con gli occhi che mi ritrovo ora mi pare uno scenario un po' patetico, banale, e anche triste, ma sono convinto che se l'avessi vissuto mi piacerebbe e ne sarei contento.
Sarei contento, almeno.
Perché avevano ragione: ad impegnarsi, le cose si mettono bene. Ad impegnarsi, tutto va nel verso giusto.
A studiare, passerai gli esami. Ad avere un voto alto, troverai lavoro. A fare il bravo ragazzo, troverai tua moglie. A dare il massimo come dipendente, avrai il rinnovo del contratto e un aumento di stipendio.

...non so chi me le ha insegnate, ma sono tutte cazzate.

Nella vita, come in Italia, non c'è la meritocrazia. O forse c'è, ma ha un funzionamento che mi è estraneo.
Perché un sacco di volte ho dato il massimo, il meglio, e non è bastato.
Sono stato bocciato ad esami, ho preso insufficienze a scuola, ho perso partite giocando a FIFA, ho fatto incidenti giocando a Colin McRae, ho sbagliato gol, passaggi e marcature giocando a calcio.
Ho sbagliato frasi, parole, momenti, gesti. Sono stato lasciato, tradito, illuso, preso in giro, da parecchie persone. E sono arrivato in ritardo un milione di volte.
E il tutto, senza volerlo. Il tutto, quando ce l'avevo messa tutta.

Senza poi parlare delle volte che il massimo, non l'ho dato. Ma questa è un altra parentesi enorme.
E' che, davvero... il massimo, spesso non è bastato.
Mi hanno mentito: mi avevano detto che bastava. Mi hanno preso in giro anche loro.

Ed è così che ho 27 anni, sono sporco e sudato davanti a un macbook, un po' di lavoro precario arretrato, un romanzo da finire senza sapere se sarà pubblicato, relazioni sentimentali inesistenti, titoli di laurea inutili, conti correnti senza entrate.

Sai che ti dico? Vaffanculo Toro Rosso, io preferivo la Minardi.

lunedì 13 giugno 2011

la posta del quorum

RadioScoziaLibera plays Lou Reed - New York Telephone Conversation


Oh. Ci scrive D., da un'isola sperduta del cazzo. Cioè non è che ci scrive proprio, cioè scrive ma non a noi, cioè scrive ma... ma dove cazzo scrive?
D., ci hai rotto le palle. In sintesi.

Abbiamo anche un messaggino sulla nostra infoline, di M. Si, è proprio un messaggino di M, cioè di m***a. Non lo leggiamo neanche. Ma nasconditi! Noi ci nasconderemmo! Anzi, ci siamo già nascosti. In una radio.

Ah, dimenticavo, siamo io che sono Gritty e BREERAA!! in regia. BREERAA!! hai mai pensato di comprare l'Alfa Brera? No? Peccato.
E poi
ci scrive anche S. E questo si che è un messaggio interessante. E noi gli rispondiamo.Caro S.,
ci fa piacere che tu recepisca positivamente gli input che arrivano dal nostro canale, e non solo. Sicuramente la situazione locale, globale e glocale da diversi spunti di riflessione ed è di buon auspicio per il futuro.
Ma vedi, su un punto, forse ancora non ci siamo.
Ora: non so se sia perché è una cosa difficile da comprendere, oppure è incomprensibile. Oppure entrambe.
Sta di fatto, che le dinamiche ora come ora sono chiare. E non lamentarti se poi... ok, lo so che non sei la persona che poi si lamenta.

Ma guarda che c'è gente che ha perso l'eredità per una cosa del genere. Guardaci meglio, anche la critica britannica aveva bocciato Robbie Williams dopo i primi 3 singoli.
Eddai! Te lo devo dire più chiaramente o è ovvio che quando devi registrare un album punk non c'è bisogno di chiamare due chitarristi?


Prima di finire, c'è anche un altro messaggino di F.minchia oggi siamo richiestissimi... allora, carissimo F., devi stare attento a giocare col fuoco.
Se ci alziamo dalla seggiola ti spacchiamo tutto, ricordati...
va bene scherzare con noi, ma prenderci per il culo fino a un certo punto... poi ce n'è un altro di M., ma è un altro M., va beh ma questo è solo uno che non sa scrivere bene.
Poi alla gente piace interpretare e fa casino... son le 23 e rotte, e tra poco sarà l'1. Luna. Ma noi la mettiamo subito.

(ah credevate parlassi del referendum. ma anche no. noi non facciamo informazione, qui. qui si fa direttamente l'Italia. o si riesuma quella già morta, dipende
)
RadioScoziaLibera plays Verdena - Luna

venerdì 3 giugno 2011

vogliamo ricordarlo così

Vogliamo ricordarcelo così... la penultima volta che lo abbiamo visto. Giulio.
L'ultima era ad una cazzo di festa, due palle, poi neanche gli abbiamo parlato tanto. E' arrivato da solo, e se n'è andato da solo, com'era suo solito fare quando le cose non giravano bene. E non gli giravano bene da un pezzo.

Sono Gritty, su RadioScoziaLibera.
E quella sera Giulio era con noi. La Lancia Delta Integrale di BREERAA!! che avrebbe poi rivenduto poco dopo. (Perché poi? Era così una bella macchina. Altro che quella Golf da maraglio).
Eravamo su in montagna, credo fosse Trentino. Tornante dopo tornante. Giulio stava nel sedile posteriore, tentando di dormire, e stringendo i denti per quella cosa che si era procurato sotto la maglia.
Gli dava parecchio dolore quel taglio, e anche tutto il resto. Non stava molto bene, da un pezzo, ma stringeva i denti, mentre BREERAA!! curva dopo curva guadagnava parecchi secondi su Loeb. O perlomeno la sensazione era quella, pareva fosse una prova speciale.
Giulio sbuffava un po' per i dolori, Cisco (c'era anche lui! maledetto) sparava un sacco di cazzate, io burivo a BREERAA!! che doveva razzare ad ogni curva, con quel rombo sordo in sottofondo, e i nostri culi che si spostavano sui sedili a seconda dei gradi di virata.
E questo è tutto.

Poi a un qualche orario siamo anche arrivati su un qualche monte, e poi abbiamo dormito in un qualche ostello/albergo. E poi qualche giorno dopo è morto.
Non so perché vi racconto questa storia... mi accusate di parlare di lui come se non me ne fregasse un cazzo. Ma io c'ho una vita da portare avanti, non è che a piangerci sopra lo riporto sul sedile posteriore della Lancia Delta.
Siamo mica qui a far rinsavire i morti con la cedrata Tassoni...

Bah, è 'na serataccia, c'ho pure l'acidità di stomaco. Video.

RadioScoziaLibera plays
Gary Jules - Mad World (alternate version)


Ah no è 'na radio. Poi neanche ce l'ha il video sto pezzo. Niente, va, ve la ascoltate e basta.

sabato 28 maggio 2011

a volte qualchedunaltro se ne va di nuovo - a volte no

RadioScoziaLibera plays Apres La Classe - Terra
 


Ma a volte scatta qualche cosa che ti fa cambiare
La convinzione di un idea che è quella di partire
...Lontano da quel che vorresti amare...
...Lacrime per la voglia di restare...


Ma cosa credete, voi, di avere l'esclusiva? RadioScoziaLibera, le zerouno e un cazzo di una notte di maggio, siamo già pronti per la vostra estate di merda. Ma stavolta fate attenzione che gli anni noi non li facciamo passare per caso. A costo di accorciarli.

Sarebbe bello tornare nel passato. Ma volenti o nolenti andremo dritti nel futuro anche quando questo non esiste. A costo di morire.
Eh, che paroloni, BREERAA!! non ha nemmeno cenato, cosa vuoi che gliene freghi della morte. Certe cose si pensano a stomaco pieno.
Il CD dei CrazyTown? Mamma mia è ora di fare ordine in questa sede, ci manca di trovare la salma di Mike Bongiorno e abbiamo completato l'inventario. Se entrano quelli di CSI girano una serie intera.
...n0 ma questo è davvero un perizoma. BREERAA!! è tuo. No non è mio. No io i perizomi non li porto. No non mi scopo quelle con i perizoma. No BREERAA!! io me lo ricordo se me le scopo. No le mie non portano mai il perizoma. E' per la legge di Murphy. MA QUESTA COCA COLA E' DELL'82! No vabbè, ma davvero. C'è l'adesivo degli Europei 2008. Ma che schifo. Ma neanche la vuoto nel lavandino, mi esplodono le tubazioni.
...si BREERAA!! l'ho buttata giù dalla finestra. Tranquillo tu l'hai parcheggiata dall'altra parte.
...tranquillo, comunque era solo plastica.

RadioScoziaLibera plays Klimt 1918 - Ghost of a tape listener


Sono sempre il vostro Gritty, vostro e mio soltanto. E' bello avere 16 anni no? No. Ma non è nemmeno bello averne 26. Chissà poi 36. E fermiamoci qua... sempre le nostre frequenze digitali.
BREERAA!! mi fai un mojito? Come non abbiamo gli ingredienti? Che palle, metti su il prossimo pezzo poi esci alla Coop. Ma come io? Eh vabbè. Ma son conciato come un indiealternative. Ma neanche Giulio usciva così per entrare la macchina.

RadioScoziaLibera plays Oasis - Keep the dream alive



Va beh ma gli Oasis li avevamo già passati ieri... IN DIRETTA su RadioScoziaLibera, il vostro Gritty ha pure fatto la spesa... ma fuori c'è un caldo allucinante! Neanche la coop era aperta, un giro di pakistani mi è toccato fare che... ma è arrivato del rum! Mojito! Questa comunque BREERAA!! mi dice che è dedicata da E. a V., solo che lei non è all'ascolto. E che cazzo gliela dedichi allora?
A noi non ci ascolta mai nessuno. In ogni modo tra poco arriva la prossima bomba... sapete che iniziate a piacermi? Giusto due o tre, non di più, come le sigarette che fumo a serata... poi si diventa dipendenti...
Preparate le scarpe nuove... se non le avete comprate. C'è in ballo la più grande sfida dell'anno. E poi dura anche poco... per Natale già parleremo d'altro.
Adesso c'è questa... c'è da prepararsi per un inverno tra Pordenone e Corporeno.
Ma dove cazzo sta Corporeno?
La seconda letterina per Giulio era di M. E' tutto un melodramma pieno di consigli e di frasi ad effetto. Oh ma non è Elisa di Rivombrosa qui. Se vuoi il tuo Giulio vattelo a prendere, non cagarci il cazzo, noi ci occupiamo di rock e di rochenrol. Tipo questa.

RadioScoziaLibera plays Tre Allegri Ragazzi Morti - Prova a star con me un altro inverno a Pordenone