giovedì 16 maggio 2019

Arriverà la fine, ma non sarà la fine

End of a season.

E' passata una settimana dalla fine della stagione della Benedetto XIV.
Un anno fa, più o meno, mi ritrovai a scrivere della storica promozione in A2.
E ora, a distanza di appena 11 mesi, sono a scrivere della retrocessione.
A suo modo, anch'essa storica: se escludiamo quella del 1996 dalla B1 alla B2, dove venne disputata la stagione con i juniores causa fallimento economico, e quindi la retrocessione maturò in banca più che sul parquet... la precedente discesa di categoria è datata 1983.
36 anni fa.
Di tutto il roster biancorosso, nel 1983 solo White era già al mondo.
Nel 1983, quando ancora si giocava alla Giovannina e dalla C1 si scese in C2.
Tutta un'altra epoca. E 36 anni di distanza, per una società che ne ha 55, sono veramente un sacco di anni. Dentro ci passa di tutto.

Otto giorni fa ero lì al tavolo stampa, Ferri (numero 10 di Legnano) lancia una di quelle cose che ci provi e che non vanno mai, quando le lanci all'ultimo secondo.
E invece entra.
E invece, come a noi capita spesso, all'ultimo secondo le cose agli altri entrano, e ci fanno perdere.

Fino a pochi secondi prima ero pronto a filmare l'esultanza per la finale playout, e mi sono ritrovato a scrivere "la Baltur Cento retrocede in Serie B."
Punto.
Fine del post, fine della stagione.


E poi a chiedermi, prima di schiacciare Pubblica... "ma è vero? ma siamo sicuri? ma siamo veramente in B? Ma è proprio così? Non è meglio mandare una mail alla Lega Pallacanestro e chiedere chiarimenti?".
Penso sia stata una reazione di riflesso, il rifiuto della cosa.

Sono l'addetto stampa: molte volte la mia voce nella stagione è stata sostituita, o ha coinciso, con quella della società.
Ho scritto poco, di basket.
Ho cercato di fare del mio meglio, professionalmente parlando.
Ma si vince e si perde insieme, da chi infila la bomba decisiva all'under che fa il 12esimo e porta le borracce, dal coach all'aiuto fisioterapista, dal Presidente all'ultimo dei bigliettai.
Un anno fa abbiamo vinto tutti: la settimana scorsa, abbiamo perso tutti.
Abbiamo perso all'ultimo tiro? Negli ultimi 7 secondi? All'ultimo possesso?
La verità è che la stagione si vince o si perde in 30 partite, 35 con i playout, in questo caso.
Questo è tutto quello che siamo riusciti a fare, nel bene o nel male, con le cose buoni e con gli errori. E non è bastato.
Sono dati di fatto, c'è poco da girarci intorno.

Questo non intacca assolutamente il valore della prestazione di ognuna delle persone che hanno contribuito in questa stagione della Benedetto XIV. Ognuna di loro ci ha messo il proprio, ognuna alla sua maniera.
Non spetta a me dare giudizi o fare pagelloni.
Mi limiterò ad analizzare il mio lavoro e quello del team comunicazione messo in piedi da JustoMezzo, con l'unico obiettivo di migliorarci professionalmente ed essere pronti per una nuova stagione.
Perché non bisogna mai dimenticarsi che non è "solo sport": ci sono persone che ci lavorano, fuori dal parquet. I famosi "addetti ai lavori".
Persone cui una retrocessione a volte significa anche la perdita del lavoro.
E chi lavora in A2 è ancora una persona "normale"... di quelle con il mutuo, l'affitto, le bollette, le rate... e se e quando si guadagna "qualcosina" in più, quella serve a compensare l'incertezza di licenziamenti, retrocessioni, fallimenti.

E in ogni modo, il fatto che non si sia centrato l'obiettivo minimo della stagione, non significa che la stagione sia stata un completo fallimento: allo stesso modo in cui la stagione precedente non fu perfetta.
Smontando la stagione a pezzetti, elemento per elemento, meccanismo per meccanismo, ci sono tante cose da salvare, che hanno funzionato. Molte magari da migliorare lo stesso, certo, ma non da eliminare.
Non si deve mai ripartire da zero: vorrebbe dire cancellare tutta l'esperienza maturata.
Si riparte da dove si è arrivati. Con i propri errori, con le proprie scelte fatte, andando a valutare quali sono state giuste e quali sbagliate, e si impara. E si riparte.
Sicuramente questo è un discorso "da addetto ai lavori", ma è quello che sono, ed è quello di cui le società hanno bisogno.

Le cose a bordocampo appaiono un po' diverse, probabilmente da quelle che si vedono dagli spalti: sono anche io tifoso, però. E probabilmente, è proprio nella gioia e nel dispiacere che ci si arriva ad unire.

Non ho molto da dire come vedete, né molto da aggiungere. Ho conosciuto tante belle persone in questa stagione, ho fatto una esperienza molto bella, sia dal lato umano che dal lato professionale, nonostante la grande fatica e le grandi difficoltà.
Molte le ho già ringraziate personalmente, molte le ringrazierò.
Perché è importante vedere il bello anche dove le cose sono brutte, perché qualcosa di bello c'è sempre.

Uniti si vince, e uniti si perde.
E uniti si riparte.