sabato 26 maggio 2012

Un terremoto. (Ferri cade e io mi sento scosso)

Riccardo Ferri, classe 1963, ex difensore di Inter e Sampdoria, nazionale italiano ai mondiali di Italia 90. Dopo un'intera carriera a fare gli autogol in serie A, e a farsi citare da Ligabue in catastrofistiche cover dei REM, è finito sulla mia libreria IKEA con le ante in vetro.
Li, plastificato, altezza 9 cm, con la maglia dell'Italia numero 5, con sopra scritto Ferri. Una cosa che non è mai esistita, nè il nome Ferri sulla maglia dell'Italia, nè lui con il numero 5, se non al Mondiale Under 20 del 1981. E ringraziamo Wikipedia per tutte queste informazioni.
Comunque lui è li, fiero, eretto, appoggiato sul piede sinistro, mentre con il destro a girare ha appena spazzato fuori area un pallone spiovente mancato da Van Basten. O da Stefano Borgonovo.

Ma non sto assolutissimamente pensando a tutto questo, soprattutto in questo momento, alle 4.03 di una qualunque notte di maggio, che poi qualunque non è perché ho scelto questo weekend per tornare a casa dai miei cari e dai miei cani, dai miei amici e dai miei mici.
Sono le 4.03, e nella vita uno raramente si rende conto delle 4.03, di solito sono altri gli orari che ci restano impressi, tipo le 8.30 di mattina, le ore 18.00 di sera, al limite le 20.45... le 4.03 non se le caga nessuno, e nemmeno io, in quel momento.

E poi, le 4.03, o 4.04 a seconda della interpretazione, si nobilitano. E diventano un orario storico, da restare impresso sugli orologi. Specialmente quelli dei campanili della provincia. Il rumore è violentissimo, sa di legno, mura, terra, plastica, e praticamente è come se un furgoncino dell'Ikea impattasse in un fosso. (questo spiegherebbe un po' anche il fango a San Carlo, peraltro)
E Ferri, cade. E' la prima cosa che cade, mentre dietro di lui tutti i libri di Fabio Volo, oltre agli altri della libreria, si accasciano di lato.
(Dovevo aspettare ad estrarre l'autobiografia di Perry McCarthy e l'ultimo di Palanhiuk. Il vuoto di cultura è stato fatale all'equilibrio del ripiano.)

Magnitudo 5.9. Venti secondi, hanno detto. A me sono sembrati due. Alla faccia di chi "sono sembrati interminabili"... si vede che non avevate un cazzo da fare, io in quei venti secondi ho fatto un casino di roba, e per me sono volati.

E poi si ferma tutto. La scena è al limite tra il pacchiano, il ridicolo e il surreale, perché sono le 4.04 del 20 maggio 2012, ed è in fondo una sceneggiatura talmente banale che non la vedreste mai in nessun film. A meno che.

Fuori i cani abbaiano, tranne il mio. Gli antifurti delle macchine e delle case suonano, tranne i miei. La gente scende in strada. Tranne me.

- Ok ho fatto una perizia a usta dell'entità del terremoto, forse l'ho un po' sottovalutato, d'altronde ero impegnato, e credo che gli effetti alcolici del matrimonio al quale ero stato invitato si siano stati prolungati, c'erano anche altre priorità di sicurezza, e in ogni modo non ero solo in casa, e credo che sarei stato avvertito se una crepa avesse minacciato una qualche trave portante e/o importante -

Iniziano le scosse di assestamento. Perché il terremoto è così, neanche il tempo di arrivare e già si deve sistemare. Noi invece restiamo scossi molto più a lungo. E per assestarci ci mettiamo molto di più.
O forse no, o forse si, o forse non importa, a un certo punto arriva anche "la seconda", che non è forte come la prima, ma è forte come la prima. Cioè non è esattamente forte come la prima, ma è dello stesso raggruppamento di intensità. In che senso? Insomma non mi sembra il caso di litigare a magnitudo 4.9. Forse non è il caso di fare nemmeno altre robe, ma vabbè.
Non pare nemmeno il caso di uscire di casa un'altra volta.
Nel mentre mio padre aveva raccolto i cocci di non si sa che cosa, penso a quella bellissima ed enorme lampada spenta da una vita. O forse un quadretto.

Poi finisce tutto, e tutto continua, proprio come un romanzo, probabilmente in uscita nel 2012, ma questa è un'altra storia.

Apro il mobiletto delle grappe, dove erano state spostate di recente per essere messe in salvo dal cane: ha funzionato benissimo, solo una grappa della Val D'Aosta è crollata di lato, ma è rimasta all'interno. Intatta. Mobiletto pensato per proteggerle dalle (dis)grazie del cane, ma utile contro il terremoto: sempre natura era.
La prevenzione ha vinto sulla natura: e per ultimo, l'alcolismo potrà tornare a trionfare su tutti noi.
A proposito, il mio cane dorme beato, e viene svegliato con violenza (e qui mi chiedo se sa essere più violenta la natura o l'uomo) per essere portato in giro per Cento, mentre io mi mangio beatamente i miei biscotti al cioccolato inglesi osservando come la città si sia già animata così presto. Cioè a dir la verità son nemmeno le 7 di mattina e in giro non c'è ancora un cane, a parte il mio, ma già andando verso piazza c'è un sacco di... un sacco di pezzi di intonaco sotto i portici, dai quali scelgo di deviare. In piazza è tutto un proliferare di protezione civili e sanbiagini, a volte addirittura contemporaneamente nello stesso corpo.
E di cani.

Nel mentre il mio cellulare è un incasinatissimo bollettino di guerra, si rincorrono notizie di chiese e campanili crollati, persino roba che non ho idea che fosse esistita prima. Pare persino che i cocci buttati via da mio padre fossero di un angioletto. Quando mai un angioletto si è fermato a casa mia?
Oh, davvero tanti "angioletti" ci hanno gravitato, forse anche si sono fermati per qualche momento, di solito prima di essere etichettate "puttane di merda", quindi per quanto mi riguarda quell'angelo può solo essere piovuto dal cielo.
Eh, ma quanta negatività e odio! Che cazzo volete, sta pure piovendo, terzo giorno di Cento, e oltre ad un sisma, è il terzo giorno che becco la pioggia, e ho lasciato l'ombrello dove deve stare (a Londra). Mi pare che un po' d'incazzo sia giustificato.
No, per una volta non ce l'ho con delle donne, a parte Madre Natura, che è sempre incinta. Ho soltanto sonno, e sono stanco.

Poi viene anche ora di tornare a casa, io il mio dovere di cittadino l'ho fatto - cioè non ho rotto il cazzo a nessuno, ho lasciato che tutti facessero il loro lavoro, e ho informato il minimo indispensabile di parenti/amici che stavo bene in modo da lasciare libere le linee ad eventuali soccorsi.

Mia nonna sta bene, due o tre omaretti di legno dal Perù hanno diverse fratture alle gambe, e anche se forse potrebbero cavarsela, temo che per loro saranno fatali. Probabilmente saranno cestinati da mio zio, come cavalli infortunati soppressi da una pistolettata dopo il Palio di Siena. O di Ferrara. C'è anche del vetro per terra, e se per un attimo penso a come della fibra di vetro possa essersi infilata e poi sfilata in uno stabile degli anni 50, in breve realizzo che deve per forza venire da un oggetto.
Tra me e mia nonna abbiamo oltre cent'anni e pochi minuti di sonno, e sono le 7 di mattina: è durissima saltarci fuori, per fortuna lei ha gli apparecchi acustici e io un istinto minimo, e individuo un vasettino di vetro scheggiato. Uno più uno, il caso è risolto.
(Il mattino dopo scoprirà anche che le tazzine del caffè han cambiato posto tra di loro, ma li non si sa mai se sia il sisma o l'età).

Torno a casa mia, e risolvo anche il mistero dell'angioletto. Si trattava di un "putto" in ceramica (vedi che allora il binomio angioletto-puttana non era così blasfemo e così fuoriluogo?) alto una trentina di centimetri, che ora svetta dal cestino dei rifiuti.
Tutto sembra a posto: mi metto finalmente a letto e sono le 8 di mattina (per fortuna che ieri sera ho preso il caffè a mezzanotte), è una mattinata terribile, le scosse continuano e io le sento tutte, così come sento un terribile malditesta da hangover post-sbronza. Alle 11:13 arriva una magnitudo 4.2, una scossa da "top ten": a me basta per svegliarmi, e al mio sorrisone :asd: giallo in cartone, disegnato e attaccato sul muro per il carnevale delle grotte 2008, basta per staccarsi e infilarsi dietro il comodino.
Un'immagine simbolica, la caduta del sorrisone asd.
Ancora più simbolico è che non l'abbia raccolto, e sia rimasto lì, così come i libri piegati.
(Ferri no, lui ho deciso di rialzarlo subito, era il simbolo della rinascita, del rialzarsi)

Da qui in poi è un calvario di ipersensibilità da secondo piano e da malditesta dell'hangover, da accorgersi di tutte ma proprio TUTTE le scosse (anche le magnitudo 2.0), e di una terribile e tristissima domenica, anche sotto la pioggia.

E in mezzo a tutte le voci, c'è gente che dice che è prevista una scossa tra le 19 e le 19.30 e quando realizzi che alle 19.37 arriva davvero, l'unica cosa che dici è...
"beh... però è in ritardo"


(però il mio ha la maglia dell'Italia, non dell'Inter)