lunedì 15 giugno 2020

Andrà abbastanza bene.


Abbiamo il tramonto sulle distese di grano, le birre da Cucco, le risate alle battute in dialetto di Castoro.
I treni economici con le loro avventure cariche di coincidenze mancate e ritardi annunciati, e i treni veloci con le loro prese elettriche. Riceviamo le notifiche del livescore con scritto "GOOOOOOOL!" per sapere dei risultati anche nelle baite più sperdute, e abbiamo gli streaming piratati di Atdhe e Rojadirecta per vedere il calcio inglese che più ci interessa.
Ci sono le uscite in bicicletta compatibili con l'etilometro, e i lunghi viaggi a GPL con le rustichelle delle nostre autostrade.
Si va ai concerti gratuiti con dei gazebopenguins o chi per loro che ti stagedivingano sulla testa, e gli eventoni in cui paghi volentieri il biglietto per sentire qualcuno che sa davvero suonare come si deve.
Abbiamo chat, messaggi, social, selfie, e tutto quello che serve per condividere emozioni e sensazioni, e il tasto nascondi per cancellare le stronzate di tutti gli altri. C'è il profumo della pioggia in giugno, gli odori della montagna la mattina presto, il vento fresco che odora di alghe che sale dai lidi. E gli aerei low-cost per salutare tutte le europe(e) che conosciamo o che vogliamo (dis)conoscere. Un buon piatto di tortellini, e rotoli e piade per le fami chimiche.
Abbiamo la droga leggere e la droga scrivere, abbiamo ore di filmati su youtube, abbiamo i nasi per sanguinare, per starnutire, per annusare i profumi, per tirare su la menta da fiuto o altro a discrezione dell'utente. Abbiamo le belle persone che fanno delle belle cose, abbiamo delle belle cose che ci fanno conoscere altre persone. Ci sono i portici che raccontano secoli di storia e mesi di idiozie, e palazzi che non hanno paura dei terremoti.
Le nuvole coprono, scoprono e ricoprono orizzonti sempre uguali e sempre diversi, che pare ogni angolo del mondo possa essere complementare con questo spicchio di sotto-Po, visto da dietro i nostri occhiali da sole. E/o da soli.
Finisce un'altra piccola giornata, e se poi si scopasse un po' di più, ci sarebbe anche più poesia.
Ma così, in generale. Dietro la collina.

(Enrico Atti, post su Facebook, 15 giugno 2014)


mercoledì 22 aprile 2020

I tempi del coronavirus ai tempi del "ai tempi del Coronavirus"




Ah, da quando Baggio non gioca più, non è più domenica.
Da quando Senna non corre più, o ancora meglio, da quando la Tramec non gioca più, non è più domenica.
La domenica va ricercata in cose diverse, come il programma della Rebe su Radio Nebbia. Che poi mi perdo perché lavoravo. Che cerco in differita. Non trovo. Poi trovo. E comunque devo ancora ascoltare.

Una volta la domenica era il caffè, la grappa, Netflix, il silenzio assoluto.
O la felpona nera di BBox, lo zaino, la macchina, l'A14, la Benedetto.

Adesso la domenica te la devi costruire tu sennò non c'è, sennò non c'è niente.

Bevo il caffè, vado sul balcone, guardo lontano per tenere allenato l'occhio sennò la miopia peggiora. Me ne sono già accorto in uno dei miei pochi tragitti in auto.
Guardo lontano, la visuale è coperta dalle fronde degli alberi in primavera, riesco ad intravedere quello che penso sia un appartamento di polacchi.
Oltre al mio.
Cioè so che è in quel condominio c'è una famiglia polacca, l'altro giorno buttando il vetro mi è parso di sentire qualcosa di simile ad una disco-polo sparata a busso alle 18.00 (alla faccia dei vostri flash mob con Cutugno).
Se c'è, cerco di prendere il sole.
Mi correggo: di espormi al sole, così, giusto per, metti che mi faccia bene alla salute. Tanto non mi abbronzo, mai. Certe cose non cambiano.

Poi preparo una puntata radio. Una delle ultime. Troppo casino sulla scrivania, troppo poco tempo, troppa poca preparazione, troppo pochi gli ascolti, e troppa poca la voglia.
La verità è che sto ancora lavorando normalmente, quindi anche nel weekend, a volte anche alla sera, come prima del coronavirus.

Metto insieme tante canzoni, le spiego, parlo di Londra, di quello che ha significato per me, con aneddoti, racconti. Un punto di vista diverso.
Riascolto quelle canzoni e sono passati quasi 10 anni, e mi riguardo un po' con quello sguardo da "Il crollo del santo" di Dino Buzzati.
E mi chiedo io quale santo sia.
Il tempo ci consegna i ricordi in una maniera filtrata, quasi distillata, diventa sempre tutto un po' più bello, come se ci fosse sopra un filtro seppia di Instagram a fare un effetto vintage del tipo "si stava meglio quando si stava peggio".
L'altro aspetto che emerge è che sicuramente ho fatto quello che volevo, con risultati certamente opinabili, ma comunque "facendo le cose".

Sta passando "Use Somebody" dei Kings of Leon, quel pezzo dove le tipe londinesi, quelle che prendevano quasi 2mila pound a differenza dei mille miei (ottenuti con oltre 40 ore settimanali), quelle tipe di età 25-35, con una buona percentuale inglesi, che quasi sempre poi si accompagnavano a quelli vestiti con la camicia bianca e la cravatta slacciata nello zainetto del lavoro (o comunque "professionals") cantavano a squarciagola la canzone, dopo almeno un paio di birre e un paio di shottini.

Quando la serata saliva, per loro come per me, in un binario parallelo che ci vedono semplicemente condividere lo scenario situato nella Central London.
Quando avevo ancora tutti i capelli del mio colore (a parte quattro capelli bianchi, e sapevo esattamente dove erano). Quando pesavo meno di 60 chili. Quando portavo la S. Ed ero nei vent'anni, per quel che vuol dire. Cosa vuoi che siano.

Ecco, finisce quel pezzo e cade la diretta radio. E allora tutto finisce lì. Non c'è tempo per passare Closing Time dei Semisonic, che invece è il brano del "ragazzi la campanella è già suonata, l'ultima birra l'avete già ordinata, adesso è tempo di uscire e levarvi dal cazzo che siamo stanchi e abbiamo voglia di smettere di lavorare anche noi".

Cade la diretta radio per una storia di diritti di copyright, annoso problema del web sul quale non voglio stare a disquisire.
Da un lato è vero che le cose non devono essere tutte gratis, dall'altro va detto che ci vuole il giusto prezzo e la giusta modalità di fruizione.
Non giustifico criminalità e pirateria: ma dico che la criminalità e la pirateria nascono sempre dove ci sono piccole e grandi ingiustizie.
E prevenire è sempre meglio che curare.

Allora finisce tutto, e allora stacco il mixer, stacco il microfono, stacco i cavi, stacco questo scenario di caos che calendario alla mano mi ha tenuto compagnia proprio per quaranta giorni, come quelli di Gesù nel deserto, come quelli che una volta si facevano fare agli appestati, e che adesso sono stati ridotti a 15 giorni. Per chi li fa veramente.
Noi la chiamiamo quarantena ma in realtà quarantena vera non è.
E durerà comunque più di quaranta giorni.
Io praticamente sono già a due mesi, ad esempio.

Mettere via queste cose mi ricorda un po' la fine delle vacanze, quando si rifà la valigia per tornare a casa il giorno. E' sempre un po' triste e un po' malinconico. Anche questo periodo ha delle cose belle che finiranno.
Ma anche dalle vacanze più belle c'è sempre un minimo di voglia di tornare, di tornare alla normalità. Quando capisci che è finita, allora vuoi tornare.

Ecco, ora la sensazione diventa questa, in questa personalissima fase due.
Tornare a cosa? Tornare a casa?

Non sarà la stessa cosa, no. Non sarà la stessa casa.

Ma comunque in qualche modo ce la faremo, ci sarà un nuovo equilibrio, difficile, che creeremo. La vita è fatta di rischi, e comunque prima o poi si muore.
Dobbiamo, come abbiamo sempre fatto, trovare i migliori compromessi per tenere un rischio basso, e accettabile.

E allora, sì, in un modo o nell'altro, ce la faremo.


giovedì 2 aprile 2020

Cosa resterà di questo coronavirus



Nuovi panorami.

Cosa succederà, dopo il coronavirus? 
Ce lo stiamo chiedendo tutti, e dopo settimane di letture ed aver chiesto pareri autorevoli e non, ora ho una risposta.
Della quale non sono sicuro, chiaramente: nessuno può avere certezze, ora. Ma posso raccontarvi uno scenario verosimile.


I PROSSIMI 30 GIORNI
Rinvio dopo rinvio, la scadenza che attualmente è fissata al 13 aprile, arriverà al 4 maggio. Ma ve lo immaginate un 25 aprile al Pratello, ora come ora? Un Primo Maggio a Roma? Arriveremo a lunedì 4 maggio, almeno.
Nel mentre, calerà il numero di contagi giornalieri, si svuoteranno le terapie intensive e gli ospedali, e il coronavirus si circoscriverà a pochi casi giornalieri legati a singole aree, che probabilmente resteranno zona rossa più a lungo.
Attenzione, però: il coronavirus non sparirà. Né in Italia, né tantomeno all’estero, dove anzi in alcuni paesi sarà in fase di espansione.
Quindi lockdown fino al 4 maggio?
Più o meno sì, ma qualche timida riapertura ci sarà: utile al tessuto della PMI, e utile al nostro morale. Le ultime cose che ci hanno tolto, saranno le prime a tornare. Il jogging, le passeggiate, forse qualche piccolo parco (ma stavolta magari sarà vietata la sosta). E poi piccoli artigiani, parrucchieri e barbieri, anche piccoli negozi nei quali entrare uno alla volta, e sempre rispettando il metro di distanza.
Forse anche qualche attività di ristorazione, da asporto.
Difficile, ma magari anche qualche bar, sempre con l'obbligo di chiusura per le ore 18:00, e con i tavoli distanziati e igienizzati.


DAL 4 MAGGIO (o altra data successiva)
E poi, tutto come prima?
NO.
Ecco, mettiamoci subito in testa che non sarà tutto prima. Almeno per qualche anno.
Sì, è brutto da dire ma sarà così.

Cosa cambierà?
Potremmo dividere in due fasi, in linea di massima: l'estate-autunno 2020, e i prossimi anni. Ma si assomiglieranno molto, quindi le narrerò nella stessa suggestione che mi appresto a pennellare, come se fossi un pittore scadente che adesso dipinge un casino nella speranza che qualcuno prima o poi torni a comprare le sue croste, pur a prezzo ribassato e inflazionato.

Ecco, vi ricordate gli eventi dal vivo?
Scordateveli, almeno fino alla fine di settembre. E forse anche dopo.
Scordatevi le estati folli in riviera romagnola in mezzo a migliaia di sconosciuti, sudati e sputazzanti, a limonare cassonetti di dubbia provenienza.
(Chiaro: potrete ancora limonare bidoni a caso, ma l’approccio ricorderà più un dialogo preso da una vignetta di ZeroCalcare e sceneggiato da Charlie Brooker, quello di Black Mirror).
Ci toccherà abituarci allo sport a porte chiuse, da guardare in TV o in streaming via internet. O con i cinema con i seggiolini a un metro l’uno dall’altro. Per i concerti aspetteremo ancora parecchio. Torneranno di moda i concerti nei teatri, limitati a poche centinaia di persone. Cesare Cremonini farà un tour accompagnato da una piccola orchestra con biglietti a 68 euro a persona. E così via tanti altri.
I grandi eventi (concerti e festival in primis) saranno sempre eventi a rischio: a rischio contagio, a rischio cancellazione. In tanti non se la sentiranno più di investire in situazioni del genere.
In generale... avete presente quanto ci hanno rotto il cazzo le limitazioni nei luoghi pubblici legate al terrorismo? Dovete immaginarvele al cubo.
Il Coronavirus riuscirà dove l'Isis ha fallito.

E ci vorrà ancora parecchio prima di viaggiare serenamente all’estero. Ci saranno tanti controlli. Gli aerei saranno più costosi. O forse semplicemente costeranno uguale, ma voi avrete meno soldi.
E vi fiderete dei paesi all'estero?

La fiducia: molte persone sceglieranno sempre di più di restare in casa. Svilupperanno una sorta di ipocondria, di rifiuto verso tutte le situazioni di possibile contagio. Cioè tutte le situazioni di socialità.
Qualcuno diventerà una sorta di hikikomori, in un certo senso.

E preparatevi. Ai lockdown. Torneranno, ciclici, come fossero scosse di assestamento. In Italia, o all’estero, o in tutta Europa nello stesso momento. Potranno riguardare una città, una regione, intere nazioni o l'intera Europa geografica, appunto.
Potrebbero durare 14, 21, 28 giorni, o di nuovo mesi.

Fino a quando? Fino a quando forse non ci sarà un vaccino (ancora un anno? Due anni?) o fino a quando non avremo cure efficaci, per trasformare il coronavirus in una malattia meno letale e curabile in tempi più brevi, senza rendere necessario il ricovero. O forse quando avremo test per rilevare la positività prima di poter andare in giro ad infettare tutti gli altri… questo non lo so, ma quel che è all’orizzonte, è che per almeno un paio d’anni non avremo molti mezzi per fronteggiare tutto questo.

A livello lavorativo, avremo tutti (o quasi tutti) meno soldi in tasca. Salteranno un sacco di aziende, un sacco di posti chiuderanno. Cambierà il nostro modo di vivere e bisognerà reinventarsi in maniera diversa.
Dovremo cambiare lavoro, o inventarcelo.
Come? E’ ancora difficile. Di certo sarà sempre più importante la presenza online, con tutto quel che ne consegue. E non lo dico solo perché lavoro per JustoMezzo, per quanto, chiaramente, all’epoca decisi di aprire una realtà che voleva stare al passo con i tempi e riuscire sempre a dare una risposta adeguata. Ce la faremo? Io credo di sì. Ma sarà durissima anche per noi. E lo è già.

Comunque, si viaggerà meno anche per lavoro. Meno incontri, meeting, fiere. Molte più videoconferenze e videochiamate. Si starà a distanza, e si stringerà la mano con diffidenza.
In generale, ci toccherà stare molto più tempo sul computer con corsi online, lezioni online. E se non abbiamo dimestichezza è ora di imparare, sennò sarà facile restare a casa disoccupati. E non ci saranno più soldi per redditi di cittadinanza a cazzo di cane, temo.

Avremo alcuni aspetti fortemente negativi.
La disoccupazione salirà a dismisura. E se non ci diamo una mossa a migliorare il nostro CV e competenze non troveremo mai più alcun tipo di lavoro.
Ci sarà tanta depressione. Suicidi. Tensioni sociali.
Vedremo spesso in giro guanti e mascherine. Saremo un po’ come i giapponesi.
Il razzismo nord-sud probabilmente crescerà.
Non saremo più uniti, anzi.
Questi aspetti negativi li vedo un po' come fasi a termine, probabilmente nel giro di 4-5 anni si assesterà tutto e anche queste cose si attenueranno.



COSA FARE, QUINDI, NEL FUTURO?

E quindi?
E quindi bisogna prepararsi.
A stare in casa. Sistemate la vostra casa, comprate un divano comodo, una scrivania più grande, e rendetela un posto accogliente e funzionale. Trasformatela in un bunker, o pensate a soluzioni che possano renderla all'occorrenza un luogo adatto al telelavoro e ad una vita di quarantena per voi e per i vostri figli, nonni, animali, ecc.
Se avete la casa piccola, convertite la cantina e la tavernetta, magari comprando una stufetta. Oppure chiudete il balcone.
Acquistate subito un condizionatore, un pinguino De Longhi, quel che potete, se non ce l’avete: il lockdown potrebbe avvenire anche d’estate con 40 gradi. E ovviamente, la fibra ottica, se nella vostra città c'è. Schede SIM piene di gigabyte in 4G. E tutti i mezzi tecnologici che potrebbero rendersi necessari. Cuffiette, microfoni, webcam, scanner,s stampanti…
Allestite una zona con uno bello sfondo per videochiamate. Ne avrete bisogno.
Chiedete e pretendete il telelavoro, attivabile all'occorrenza, ma già pronto a portata di click.
E a prescindere... dematerializzare tutto e metterlo in cloud. Documenti di ogni tipo, foto, ecc... tutto su piattaforme sicuro. Ci sarà da pagare qualcosa, qualche euro al mese. Ma ne vale la pena.
E chi ha un cortile... beato lui! Lo allestisca al meglio, varrà oro nei tempi buoi. Chi è appassionato di giardinaggio/orto, tenga sempre pronto tutto il necessario.
Gli appassionati di running e ciclismo, valutino l'investimento di un tapis roulant / cyclette / rulli per bicicletta. 

Ricordate: l'Italia (in particolare l'Emilia) è territorio soggetti ad alluvioni, frane, terremoti. Molti degli accorgimenti qui sopra vi saranno utili anche nel caso, purtroppo non impossibile, si verifichino queste disgrazie.

E in linea di massima... non puntate troppo sul futuro prossimo: life is now, direbbe Totti. La vostra vacanza programmata da 18 mesi potrebbe essere cancellata un minuto prima.
Meglio poche cose, un po’ per volta.
Grandi eventi non saranno possibili a lungo tempo.
Dovremo stare sempre attenti a lavarci le mani, a metterci le mascherine, e dovremo evitare di stringere mani di sconosciuti a costo di fare brutta figura. Pulire bene dopo che ospitiamo persone in casa.
Fare molta attenzione con genitori e parenti anziani. E con bambini. E tenere conto che i virus sono mutevoli.
E quindi tutto potrà cambiare in 10-15 giorni.

E’ uno scenario negativo, distopico, apocalittico? Forse sì, forse è solo uno scenario verosimile.
Non è così terribile, cercate di vedere le cose positive.
Potremo comunque andare in giro a rimorchiare*, uscire con amici e parenti, goderci ristoranti, fare viaggi e vacanze e tornare a fare la maggior parte delle cose che facevamo prima.
Può anche essere l'occasione per cambiare lavoro, casa, città, vita e resettare alcune cose che non ci piacciono, e ricrearne di nuove. 

La razza umana è in grado di adattarsi: e lo faremo.

Non siate affamati e non siate folli: siate coscienziosi. E previdenti.



* a meno di essere sposati o fidanzati o accompagnati, chiaro.