martedì 18 dicembre 2018

Il grande ritorno dell'inestimabile Lacetti

(il grande ritorno dell'inestimabile Lacetti)

Riassunto delle puntate precedenti: clicca qui



Mi sembra di essermi perso.
Mi sono tradito.

Mi bruciava l'intestino, sotto quel whisky basso costo degli autogrill della Boemia. Avrei dovuto fermarmi e ordinare dieci galloni di acqua, ma se c'era una cosa che avevo imparato della Cecoslovacchia, era che di rubinetti e taxisti c'era sempre da dubitare.
Meglio una birra da 75, o addirittura una bottigliazza di plastica da lasciare a metà, con la birra che si sgasava e scaldava al solo contatto con l'aria. Nonostante fossimo già a tiro dello zero termico.
La batteria della Chevy Lacetti avrebbe sputato l'anima per farmi ripartire, e dire che aveva ancora da affrontare un altro inverno.
Avevo voglia di dare fuoco alla mia piccola e non rivederla mai più, ma non c'erano tanti altri cavalli e cavalle nelle vicinanze.
Il cane grosso era libero, e gli uomini di Scatafano non mi avrebbero permesso di avvicinarmi più di tanto. Il Sud Italia mi era vietato.
"Sotto Roma, meglio andarci accompagnato da Taffo" mi diceva sempre Jenny. Che poi non ho mai capito perché fosse un uomo e si chiamasse Jenny. "Fatti i cazzi tuoi."
E quindi non gli ho mai chiesto chi fosse Taffo.
Ma mi pare di capire fosse uno che era meglio non frequentare.

Mi serviva un motel, non potevo dormire in macchina non tutto quel freddo.
Trovai qualcosa dalle stanze che puzzano di chiuso, qualcosa che pareva abbastanza pulito, e senza cimici, o altre insetti e tecnologie derivate.
Il posto ideale per una doccia calda e buttarmi sul letto.


Non avrei mai raggiunto Scatafano, da solo. Avevo bisogno dell'aiuto di qualcuno. E io sapevo chi.


Stava tutto a me, decidere se avrei fatto partire quella chiamata. Dipendeva solo da me.