venerdì 21 luglio 2017

C'è uno che sta male (fuori e dentro lo stereo)



In principio fu Crawling, nel giugno 2001, su MTV. Era l'epoca dell'internet cosiddetto "1.0", dove le informazioni viaggiavano ancora molto lente, e televisioni, giornali e radio avevano ancora la leadership nel ruolo "gatekeeper" musicali, ovvero erano ancora loro a decidere cosa avresti dovuto ascoltare e quali gruppi farti conoscere.
(E' ancora un po' così anche oggi, ma ai media tradizionali si sono affiancati miriadi di blog, pagine facebook, influencer, ecc ecc... quindi i media tradizionali non hanno più la prerogativa, ecco).

Io, da bravo teenager smanettone, la tirai giù abbastanza velocemente da Napster (poco prima del suo blocco), se non ricordo addirittura in una versione "lusso" da 192kbps.
Abbastanza velocemente, si fa per dire: con il modem 56k ci voleva comunque almeno mezz'ora per scaricare un mp3.
Era il periodo di esplosione del nu-metal/crossover, giravano i Korn, i Limp Bizkit, i Papa Roach, ed un sacco di altri gruppi fotocopia, quasi tutti basati sullo schema "rock peso + rapper", che citando il mio amico Saccolo "sono durati tanto quanto il Treviso in Serie A".
E tra questi si inserirono brillantemente i Linkin Park. Hybrid Theory (primo album, che prendeva il titolo dal loro precedente nome) uscì nel 2000, ma a casa mia arrivò masterizzato nel settembre 2001.
11 settembre, Torri Gemelle, Zanardi in coma, e tanti altri piccoli casini di adolescente che a ripensarci ora fanno sorridere, ma all'epoca ovviamente no.
Vi dico solo che gli Alpha Alpha furono vicinissimi allo scioglimento, per intenderci.

E quale colonna sonora, se non quell'album? 37 carichissimi minuti, manifesto del crossover dell'epoca. Stavano esattamente sul lato di una cassettina da 74 minuti.
Si, scaricavo già gli mp3, ma non avevo un lettore CD portatile o lettore MP3, e quindi mi facevo ancora le cassettine, ogni tanto. (Fu una delle ultime che mi feci).
Ascoltavo Hybrid Theory nello stereo di casa e mio fratello, quando passava di lì, mi diceva "oh, c'è uno che sta male dentro allo stereo".
Perché gli urli di Chester Bennington, il cantante, parevano proprio quello: uno che stava male. Quei grattoni bitonali, in tutta la loro rabbia ed esplosività, erano la colonna sonora di dolore, rabbia, disagio, voglia di rivalsa. Non avrei mai pensato che lui stesse male davvero, in qualche modo.
Erano gli anni 2000, con Kurt Cobain era finita l'epoca dei rocker ribelli, e quindi tutti gli artisti dovevano apparire sani, positivi e puliti. Quindi sì, potevano ancora drogarsi e avere la depressione, purché non si sapesse in giro.
Ma poi, che ne sappiamo veramente di cosa aveva? Di quello che lo ha portato a quel gesto? Nulla, ed è troppo tardi per farcelo dire da lui, quindi non parlerò di questo.
Poi arrivò il secondo album, Meteora. Mike Shinoda, il rapper (una sorta di Damon Albarn, con le dovute proporzioni, o di Niccolò Contessa antelitteram, se vogliamo) iniziò a variare il sound della band, virando anche sul pop, o comunque su sonorità più commerciale.
Meteora me lo ricordo da neo patentato, in MP3 masterizzati su CD, nella mia Punto 75 ELX GA (dove il GA l'avevo aggiunto io e stava per Gianni, visto che battezzai la mia prima auto proprio come Gianni Agnelli. Esattamente come la Ferrari F1 dello stesso anno che vinse poi il Mondiale).
Recuperammo il primissimo EP, ancora a nome Hybrid Theory, qualche live inedito, qualche bootleg... e poi uscì Reanimation, album di remix, il "Live in Texas", ci fu Collision Course (il disco mash-up con Jay-Z). I Linkin Park stavano resistendo al tempo (a differenza delle altre band fotocopia) e si stavano creando una loro identità, che tuttavia per forza di cose doveva affrontare un processo di cambiamento.
Change is the challenge: a volte si cresce e basta, a volta si cambia anche un po' e se ne esce un po' diversi. E i Linkin Park erano diventati un po' diversi.
Quando nel 2007 uscì Minutes To Midnight, praticamente, ci salutammo. Mi piacque molto e lo ascoltai un sacco nella mia Micra SE (dove SE era il nome dell'allestimento ma io decisi di ricondurlo a mio nonno Serse dal quale avevo ereditato l'auto) e sul Macbook che acquistai pochi mesi dopo.
I miei gusti stavano comunque cambiando, e il livello qualitativo dei precedenti album si era comunque abbassato.
In un qualche modo Minutes To Midnight fu una specie di "leaving party" per un amico che parte per andare a studiare all'estero... ancora non lo sai, si fa una bellissima festa, e pensi che prima o poi tornerà e se ne faranno altre... ma quell'amico non tornerà più.
Si certo, tornerà ogni tanto a salutarti, ma progressivamente tornerà sempre meno, vi sentirete sempre più distanti, e a un certo punto smetterete di sentirvi. Succede anche questo, a volte, quando si cresce.
Ed è successo così.
Sono andato anche con Diego al famigerato Heineken Jammin Festival a Mestre, dove dovevano suonare i Linkin Park, ma arrivò una tromba d'aria e annullarono tutto. Sfiga? Destino? L'ho raccontato qui, nel "vecchio Blogorroico".
Concessi pochi ascolti al successivo A Thousand Suns, e ignorai quasi completamente i successivi. Ebbi modo di far cassare a Giulio, protagonista del mio romanzo Anche se a Londra Piove, uno di questi album... nemmeno ricordo quale.
Poi, all'improvviso, l'evento: i Linkin Park insieme ai Blink 182, i Sum41 e tanti altri, a Monza... evento revival incredibile. Cosa facciamo, ci andiamo? Prendo i biglietti? Ho un po' tergiversato, poi ho avuto altri impegni, ed ero in Polonia, quel giorno.
Ho perso l'ultima occasione per vedere Chester. Sfiga? Destino? Boh.
Domenica ho riascoltato Hybrid Theory in macchina, mentre tornavo da un viaggio, e con un amico abbiamo parlato dei Linkin Park, del live a Monza (lui c'è andato), e della voce di Chester.
E poi ieri, la notizia.

Che dire, Chester? Sei stato uno dei miei cantanti preferiti, avevo comprato gli occhiali da vista come i tuoi, e mi ero fatto i capelli rossi un po' anche perché li avevi tu (anche se per quelli il merito lo do prevalentemente a Matthew Bellamy dei Muse) e ho fatto cucire a mia nonna la toppa dei Linkin Park sul mio zaino Invicta.
Hybrid Theory è stato per tanto tempo il mio album preferito (l'ho anche comprato in CD originale, usato ma tenuto bene, qualche tempo fa), soppiantato poi al termine del periodo teenager da August and Everything After dei Counting Crows.
A volte si cresce e basta, a volta si cambia anche un po' e se ne esce un po' diversi.
Forse ora sono un po' diverso anche io.
Non ti ho mai conosciuto di persona, sei "solo" una voce che ha cantato in canzoni che mi sono piaciute tanto, eppure ora sono dispiaciuto e da un punto di vista logico non mi spiego perché.
Non so il perché tu abbia deciso di farla finita, rispetto la tua decisione (e non spetta a me condividerla o meno, è tua e riguarda te vita e basta), ma posso garantirti che sei riuscito a lasciare qualcosa a qualcuno, e che in un modo o nell'altro, la tua vita ha sicuramente avuto senso.
Ciao Chester, ora vai a fare un altro live orbo con Chris Cornell.