lunedì 16 dicembre 2019

Cinque squadre che ho portato allo scudetto (davanti ad una tastiera)


Chi come me ha passato l'infanzia e l'adolescenza (anche) davanti a un PC, ha tanti ricordi indelebili e dolcissimi di avventure avvenute nel raggio di 70 cm, in cui gravitavano un giovane player1 sfigato e speranzoso, tastiere con le lettere A S D consumate, mouse PS/2 con il filo e la pallina da pulire regolarmente sennò si intoppava, e monitor 15" con tubo catodico.

Ognuno ha i propri, di questi ricordi: e io oggi voglio condividere con voi quelli legati ai giochi di calcio, in particolare ad alcune "partite" (meglio dire: stagioni) che mi sono rimaste nel cuore.






Videogioco: Sensible Soccer 1.1
Squadra: Udinese 1996/97

Sensible Soccer era ed è un videogioco lontanissimo dalla simulazione reale del calcio, ricorda molto di più un gioco arcade. Se conoscete il mitico SWOS (sigla con cui si identificano le versioni successive) potete tranquillamente immaginarvelo come un gioco di pallamano e sono sicuro che lo apprezzereste uguale.
Ma era un gioco di calcio, e la possibilità di editare le rose (formate esclusivamente da 16 giocatori nelle prime versioni) lo ha reso immortale, giocato (e venduto) fino ad oggi.
Era perfettamente normale quindi che nel 1996 giocassi ad un gioco vecchio di qualche anno, a maggior ragione trattandosi di un evergreen.
E visto che con il gioco "me la cavavo" ormai abbastanza bene, decisi di tentare la conquista dello Scudetto con la modesta Udinese.
Udinese che avevo inserito io, chiaramente. Il videogioco aveva 7-8 squadre italiane, tra cui non erano presenti i friulani.
Le squadre più forti potevano contare alcune "stelle", cioè giocatori con qualità superiori alla media. L'Udinese che avevo inserito io, ovviamente no: quindi anche se nella Serie A reale quell'anno i friulani arrivarono quinti, nel mio gioco erano una squadra di bassa classifica come le altre.
Turci, Helveg, CaloriKozminski, Gargo, Giannichedda, Desideri, Locatelli, Bierhoff, Poggi, Hazem Emam, Marcio Amoroso... nomi che hanno fatto sognare (e qualcuno anche impallidire) lo stadio Friuli e lo studio di casa mia.
Arrivai alla penultima giornata secondo: scontro diretto con la capolista, il Milan, sotto di 2 punti.
2 a 1 per il sottoscritto, sorpasso, e con una ulteriore vittoria all'ultima giornata mi assicurai lo scudetto segnando 100 gol tondi tondi.
Quella volta scesi della sedia ed esultai sul pavimento.
Se non avete giocato non potete capire, ma sudare 34 partite di campionato dentro Sensible Soccer con Emam (detto "il Baggio delle Piramidi") in attacco, e vincere pure lo scudetto, è uno sforzo titanico. 

Questa è storia. In senso letterale: nel National Football Museum di Manchester è presente un PC in cui poter giocare a Sensible Soccer.






Videogioco: FIFA 97
Squadra: Arsenal 1996/97

La serie FIFA ha stravolto il mondo dei videogiochi di calcio (oggi si direbbe "del gaming"), e l'edizione 97 (uscita il 30 ottobre 1996) fu forse quella che portò i cambiamenti più rivoluzionari confrontati con l'edizione precedente. Certo, quella che si ricorda di maggior successo fu quella successiva del 1998 "Road To World Cup" con le qualificazioni per i mondiali di Francia '98... ma non divaghiamo.
1997, arriva in casa mia questa copia masterizzata, a pagamento. All'epoca chi aveva un masterizzatore era in automatico un ricettatore, che masterizzava i giochi per gli amici facendo la cresta sul supporto informatico (già parecchio costoso) anche raddoppiandone il costo. (Sì, Orsi, sto parlando di te.)
Così si usava, comunque: e così arrivò a casa mia Fifa 97. (Forse regalatomi per il mio compleanno? Sì, all'epoca si usava anche questo. Sì, Orsi, sto sempre parlando di te. Comunque grazie, anche a distanza di anni.)
All'epoca in quasi tutti i videogiochi era possibile giocare 1 vs. 1 contro un amico, ma Fifa utilizzava tutta la tastiera: oltre ai tasti direzionali le lettere Q W E A S D erano funzionali al gioco. Quindi, per giocare in 2 serviva una seconda periferica (joystick / joypad) che a casa mia non c'era.
Io e mio fratello decidemmo così di disputare un campionato con due squadre, dove negli scontri diretti avrebbe giocato solo la squadra di casa quella in trasferta sarebbe stata guidata dalla "intelligenza artificiale" della CPU. Il computer, per intenderci.
Se non erro mio fratello scelse il Newcastle di Shearer, io l'Arsenal, due squadre di alta classifica ma di certo non forti come il Manchester United (che quell'anno vinse la Premier League).
Entrambi vincemmo quasi tutte le partite. Lo stile di gioco era ancora poco realistico, ricordo di aver segnato la maggior parte dei gol in contropiede di Ian Wright.
Gli scontri diretti furono vinti sempre dal giocatore umano, ma il campionato si decise in una delle partite minori: da qualche parte fece una sconfitta di troppo, e così alla fine vinsi io, di un solo punto, con 36 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta.
Di certo non si può essere che ero Invincible, ma un Arsenal così Wenger non l'ha mai visto.

Ok, la intro di Fifa 97 fa un po' cagare e non rende giustizia alla rivoluzione che portò il videogioco. Il "culto" delle intro fighe nacque con il suo successore, il '98 Road To World Cup.




Videogioco: PC Calcio 5.0
Squadra: Salernitana 1996/97

Come potete intuire, non è che studiassi così tanto alle scuole medie. E ripensandoci, forse iniziò proprio qui il tracollo che mi portò da essere uno dei migliori della seconda media ad arrivare alla maturità con tre materie sotto (quando ancora si poteva).
Ma andiamo con ordine: PC Calcio fu uno dei primi giochi di calcio manageriali, ed era tutto italiano, un piccolo orgoglio tricolore in un'epoca di software house prevalentemente british (dico bene? chi lo sapeva da dove venivano...).
In realtà era la versione italiana di PC Futbol, di Dinamic Multimedia (software house spagnola). Ma in un periodo in cui si trovava a fatica una traduzione in lingua italiana dei videogiochi, avere un gioco completamente in italiano, che addirittura si comprava in edicola (a sole 35.000 lire!) dava un tocca che oggi potremmo definire... "sovranista".
La versione 5 portò tante rivoluzioni, tra cui la gestione manageriale della società e l'invecchiamento e ritiro dei giocatori. In questa maniera, unito ai giovani che uscivano dalle cantere, si poteva giocare potenzialmente in maniera perpetua (anche se mi pare il gioco fissasse un limite a 20 anni, quindi fino al 2017. Un futuro lontanissimo per l'epoca).
Presi la Salernitana, dalla Serie B, e la portai in Serie A prima, e poi in Champions League. Con quella squadra vinsi TUTTO: Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League, Supercoppa Europea e pure la Coppa Intercontinentale, centrando pure l'en-plein di tutti e 6 i trofei nella stessa stagione.
Poi mi fece una offerta la Lazio, e passai ad allenare in biancoceleste.
Ma ricordo con piacere quella squadra con Chimenti, Del Grosso, Dell'Anno, Tudisco, Phil Masinga, ArtisticoSpinelli, al quale si aggiunse il giovanissimo canterano Jordi Ferron, un fortissimo difensore centrale spagnolo, inventato dal videogioco, che divenne perno della mia difesa a 4, e curiosamente omonimo di quello che poi ebbe una discreta carriera nella Liga.

P.S. dettaglio importante: PC Calcio dava la possibilità di giocare in prima persona le partite, ma il gameplay delle partite faceva abbastanza cagare, motivo per cui mi limitavo alla parte manageriale (che era la vera anima del gioco).

PC Calcio non aveva una vera e propria intro, ho trovato video con la colonna sonora ma onestamente faceva abbastanza cagare, motivo per cui la toglievo e giocavo ascoltando la musica che pareva a me. Qui c'è un video di game play in cui casualmente c'è proprio la mia Salernitana, e potete verificare come il "giocare le partite" facesse abbastanza schifo, e di come invece la parte manageriale fosse parecchio dettagliata per essere nel 1997. Mancava solo il tasto per fare il falso in bilancio.





Videogioco: FIFA 99
Squadra: Perugia 1998/1999

Come avete notato, nessuna squadra di Fifa 98. Curioso? In verità ho bellissimi ricordi con il Crystal Palace (nel quale acquistai Marco Negri, che insieme a Lombardo e Padovano mi diede "il Crystal Palace degli italiani), di mondiali vinti con Burundi e Isole Maldive, di campionati italiani con Sampdoria e Bologna... ma fu un gioco talmente bello, e al quale giocai talmente tanto, che non riesco a legarlo ad una squadra in particolare.
A differenza del successore, FIFA 99, che fece qualche passo avanti sul piano della giocabilità, ma al tempo stesso indietro... insomma ricordo che si segnava un casino su calcio d'angolo e da palle ferme, ma poco su azione.
Feci un bellissimo campionato con il Perugia del vulcanico Gaucci, dove allenatori e giocatori entravano come una porta girevole. Io giocai caricando gli aggiornamenti del mercato invernale, quindi mi ritrovai Mazzantini, Kaviedes, Mezzano, oltre a Bucchi, RapajicCappioli, Nakata, Olive e Pagotto.
Questo Perugia nel campionato reale lottava per salvarsi, e confermo che l'andamento della mia stagione fu molto simile. Poi però, come si usa dire, trovai la quadra e cominciai a vincere: purtroppo ormai avevo lasciato troppi punti per strada, e mi fermai ad un terzo posto.
Ok, vi ho mentito: qui non vinsi lo scudetto... ma comunque il terzo posto Gaucci se l'è sempre sognato.

Intro figosa ma dal finale vagamente insulso (quella pseudo citazione finale a Rocky IV non me la spiego) ma con Fatboy Slim come colonna sonora puoi fare quello che vuoi.




Videogioco: FIFA 2001
Squadra: Atalanta 2000/2001

Questa è la squadra che ricordo con maggior piacere. L'Atalanta all'epoca aveva allestito una buona rosa, tanto da arrivare settima in quella stagione.
Io la presi in mano, ed acquistai un giocatore per rinforzarla. Francesco Coco. COCO. Per rinforzarla.
Nel 2001 il giocatore venne ceduto in prestito dal Milan al Barcellona (sì, COCO ha giocato nel Barcellona) ed era al suo apice della forma, che gli permise di essere convocato per i disastrosi Mondiali del 2002 (sì, abbiamo mandato Coco ai mondiali).
Non so perché, e me lo chiedo ancora oggi, in Fifa 2001 fosse indicato come libero invece che terzino.
Comunque, a me serviva un libero, lui era forte e giocava libero, e così lo comprai. In quella squadra c'erano anche Pelizzoli, Siviglia, i due Zenoni, Doni, e in attacco Ganz, che divenne il mio principale terminale di riferimento, segnando numerosi reti in rovesciata, ormai marchio di fabbrica.
Vinsi lo scudetto, e l'anno dopo arrivai in semifinale di Champions League.
Non so contro chi giocai, ricordo solo che erano nettamente più forti della mia Atalanta. E in effetti all'andata, in trasferta, persi 3 a 1.
Al ritorno, in casa, avrei dovuto vincere 2-0... le cose andarono diversamente, fu una battaglia epica, e vinsi 5-3: tuttavia, per la regola dei gol in trasferta, non bastò, e fui eliminato, spegnendo così le speranze di una inspiegabile finale di Champions League.
Ogni tanto ripenso ancora a quei giorni, e oltre a chiedermi come fosse possibile di avere Coco come perno della mia difesa, ripenso a cosa sarebbe potuto succedere se avessi segnato un gol in più in quella semifinale.
Forse avrei preso la sufficienza in matematica, forse la tipa avrebbe voluto uscire con me, forse avrei segnato un gol incredibile al campetto, e da lì avrei aperto una serie di sliding doors... che mi avrebbero portato dritto nella bancarotta e/o nella tossicodipendenza.
Che ne sai, a volte forse le cose è bene che vadano così.
Non c'è sconfitta nel cuore di chi lotta, anche se lotti "solamente" su una tastiera.

La sigla di Fifa 2001. Lo so, a guardarla con gli occhi di oggi fa sorridere, ma al di là del pezzo fighissimo (Bodyrock di Moby è tanta roba) cercate di immaginarvi come se questa fosse la miglior simulazione di calcio mai uscita e che voi siate appena riusciti a farvene masterizzare una copia.

lunedì 4 novembre 2019

2022 - La Reunion degli Oasis

Ispirato dai post veggenti del Myspiace in cui si prevedeva l'ultimo album dei Thegiornalisti e la loro fine, ho deciso di raccontarvi in anticipo quello che capiterà nel 2022 o giù di lì.


A un certo punto, arriverà il 2022, e Liam Gallagher twitterà una foto con suo fratello Noel.
Così, de botto, senza senso.

Oddio, c'è la reunion?

Sì, ci sarà la reunion.

I due Gallagher si sentiranno, e consigliati dai loro manager, decideranno di sfruttare il momento più o meno buono della carriera di entrambi per rimettere in piedi la band. Tornano gli Oasis.
E torneranno anche Guigsy al basso, riappacificatosi per l'occasione (soprattutto economica), e Bonehead alla chitarra.
Alla batteria ci sarà nuovamente Alan White.
Chi si prenderà il merito di questa reunion? Entrambi: ognuno dei due Gallagher dirà che è stato lui a chiamare l'altro.
Ci sarà un album nuovo? Un singolo? Un tour.
Il tour. Solo e soltanto un tour. Ma che tour!

Il tour consisterà in una quindicina di date secche, tutte nell'arco di due mesi. I prezzi? Altissimi.
"Se non volete pagare questi soldi, nessuno vi costringe a spenderli. Potete sempre andare a guardare i nostri vecchi live su youtube, sono gratis" risponderà Liam Gallagher alle critiche.

Soldi, appunto: perché è questo il motivo. E il tour si chiamerà proprio così: "For The Money". Talmente esplicito, quasi da essere didascalico, anzi: strafottente.

"Certo, odio ancora mio fratello esattamente come 13 anni fa. Lo faccio solo per i nostri fan. E ovviamente per i fottuti soldi. Voi, lavorate gratis? Sì? Scrivete gratis sui vostri fottuti blog di musica? Beh, io no." commenterà Noel in una intervista.

La prima (o la seconda, concedetemi un po' di tolleranza) data, però, sarà trasmessa gratis in streaming su Facebook. Sarà Guinness World Record per quanto riguarda l'evento live trasmesso in diretta streaming , con oltre 100 milioni di utenti unici.
Facebook pagherà qualcosa come 20 milioni di dollari per aggiudicarsi i diritti dell'evento, che servirà per lanciare l'ultima versione della loro webTV che ingloberà IGTV, Facebook Watch e menalsobrisa.

Noel la spiegherà così:
"Ci avete tutti rotto le palle per il prezzo del biglietto, e alla fine abbiamo pensato di regalare il nostro show alla gente che non si può permettere neanche di pagare la benzina della macchina."

E del perché sarà trasmessa da Facebook, Noel dirà...
"Oh, siamo sempre tutto il giorno a guardare i gattini e ad ascoltare le stronzate dei nostri politici, almeno per una volta saremo sicuri ci sarà qualcosa di decente da guardare".

Sarà un evento incredibile, con scenografia inimmaginabile. Forse in alcuni pezzi ci sarà pure una orchestra. E ovviamente non ci saranno date in Italia.
Londra, Manchester, Parigi e qualcos'altro in Europa. E il resto negli USA, Australia, Giappone. e negli Emirati Arabi, perché alla fine la gente con i soldi la trovi là.

Niente opening band, niente ospitate sul palco (anche se non escludo un qualcosa con Gem Archer e Andy Bell) e tutti i più grandi successi della band, quindi prevalentemente i primi due album, con qualche pezzo sparso degli altri lavori.
Standing on the shoulders of giant verrà completamente ignorato (salvo Fuckin' In The Bushes, usata come intro, con cui si aprirà il live.)


E in mezzo tutto. Da Wonderwall a Don't look back in anger, da Whatever a Supersonic, da Acquiesce a Rock 'n roll star, e poi The Masterplan, Don't Go Away, Roll with it, I'm Outta Time, Slide Away, Live Forever, Cast No Shadow... e veramente tanto ancora, per oltre 2 ore di show.
Come se non fosse mai cambiato niente, come se Liam fosse ancora pronto a lanciare una banana in testa a Noel appena rientrati nel camerino.
Finale, ovviamente, con Champagne Supernova, e Liam che abbandona il palco durante una lunghissima coda rinnovata e rivisitata di 12 minuti e mezzo di durata.


E poi, esattamente come saranno tornati, spariranno. Sì, usciranno disco live e DVD delle date, ma gli Oasis torneranno ad essere solo un nome, un ricordo, un brand, e un sacco di fottuta splendida musica.
Fino alla prossima reunion.

giovedì 6 giugno 2019

Racconti sotto le stelle - Giovedì 13 giugno, i racconti sparsi del Blogorroico


Amici e amiche del Blogorroico, mi hanno tornato ad invitare a "Racconti sotto le stelle" !
Evidentemente quegli irresponsabili del Circolo Culturale Amici del Museo di Renazzo hanno dimenticato l'errore commesso 5 anni, quando mi chiamarono per inaugurare la prima edizione, e hanno deciso di ripetere l'errore.
Onorerò al meglio il palco (leggi: la tettoia dei Gorghi) insieme al musicista Emanuele Callegari (noto ai più come Call / Callega / Calleghino), che mi accompagnerà al piano.

Ci si vede giovedì 13 giugno, alle 20.45, presso il Parco dei Gorghi (via Lamborghini, Renazzo - che anche se ai renazzesi non piace scriverlo è una frazione di Cento).
Ingresso chiaramente libero e gratuito!

giovedì 16 maggio 2019

Arriverà la fine, ma non sarà la fine

End of a season.

E' passata una settimana dalla fine della stagione della Benedetto XIV.
Un anno fa, più o meno, mi ritrovai a scrivere della storica promozione in A2.
E ora, a distanza di appena 11 mesi, sono a scrivere della retrocessione.
A suo modo, anch'essa storica: se escludiamo quella del 1996 dalla B1 alla B2, dove venne disputata la stagione con i juniores causa fallimento economico, e quindi la retrocessione maturò in banca più che sul parquet... la precedente discesa di categoria è datata 1983.
36 anni fa.
Di tutto il roster biancorosso, nel 1983 solo White era già al mondo.
Nel 1983, quando ancora si giocava alla Giovannina e dalla C1 si scese in C2.
Tutta un'altra epoca. E 36 anni di distanza, per una società che ne ha 55, sono veramente un sacco di anni. Dentro ci passa di tutto.

Otto giorni fa ero lì al tavolo stampa, Ferri (numero 10 di Legnano) lancia una di quelle cose che ci provi e che non vanno mai, quando le lanci all'ultimo secondo.
E invece entra.
E invece, come a noi capita spesso, all'ultimo secondo le cose agli altri entrano, e ci fanno perdere.

Fino a pochi secondi prima ero pronto a filmare l'esultanza per la finale playout, e mi sono ritrovato a scrivere "la Baltur Cento retrocede in Serie B."
Punto.
Fine del post, fine della stagione.


E poi a chiedermi, prima di schiacciare Pubblica... "ma è vero? ma siamo sicuri? ma siamo veramente in B? Ma è proprio così? Non è meglio mandare una mail alla Lega Pallacanestro e chiedere chiarimenti?".
Penso sia stata una reazione di riflesso, il rifiuto della cosa.

Sono l'addetto stampa: molte volte la mia voce nella stagione è stata sostituita, o ha coinciso, con quella della società.
Ho scritto poco, di basket.
Ho cercato di fare del mio meglio, professionalmente parlando.
Ma si vince e si perde insieme, da chi infila la bomba decisiva all'under che fa il 12esimo e porta le borracce, dal coach all'aiuto fisioterapista, dal Presidente all'ultimo dei bigliettai.
Un anno fa abbiamo vinto tutti: la settimana scorsa, abbiamo perso tutti.
Abbiamo perso all'ultimo tiro? Negli ultimi 7 secondi? All'ultimo possesso?
La verità è che la stagione si vince o si perde in 30 partite, 35 con i playout, in questo caso.
Questo è tutto quello che siamo riusciti a fare, nel bene o nel male, con le cose buoni e con gli errori. E non è bastato.
Sono dati di fatto, c'è poco da girarci intorno.

Questo non intacca assolutamente il valore della prestazione di ognuna delle persone che hanno contribuito in questa stagione della Benedetto XIV. Ognuna di loro ci ha messo il proprio, ognuna alla sua maniera.
Non spetta a me dare giudizi o fare pagelloni.
Mi limiterò ad analizzare il mio lavoro e quello del team comunicazione messo in piedi da JustoMezzo, con l'unico obiettivo di migliorarci professionalmente ed essere pronti per una nuova stagione.
Perché non bisogna mai dimenticarsi che non è "solo sport": ci sono persone che ci lavorano, fuori dal parquet. I famosi "addetti ai lavori".
Persone cui una retrocessione a volte significa anche la perdita del lavoro.
E chi lavora in A2 è ancora una persona "normale"... di quelle con il mutuo, l'affitto, le bollette, le rate... e se e quando si guadagna "qualcosina" in più, quella serve a compensare l'incertezza di licenziamenti, retrocessioni, fallimenti.

E in ogni modo, il fatto che non si sia centrato l'obiettivo minimo della stagione, non significa che la stagione sia stata un completo fallimento: allo stesso modo in cui la stagione precedente non fu perfetta.
Smontando la stagione a pezzetti, elemento per elemento, meccanismo per meccanismo, ci sono tante cose da salvare, che hanno funzionato. Molte magari da migliorare lo stesso, certo, ma non da eliminare.
Non si deve mai ripartire da zero: vorrebbe dire cancellare tutta l'esperienza maturata.
Si riparte da dove si è arrivati. Con i propri errori, con le proprie scelte fatte, andando a valutare quali sono state giuste e quali sbagliate, e si impara. E si riparte.
Sicuramente questo è un discorso "da addetto ai lavori", ma è quello che sono, ed è quello di cui le società hanno bisogno.

Le cose a bordocampo appaiono un po' diverse, probabilmente da quelle che si vedono dagli spalti: sono anche io tifoso, però. E probabilmente, è proprio nella gioia e nel dispiacere che ci si arriva ad unire.

Non ho molto da dire come vedete, né molto da aggiungere. Ho conosciuto tante belle persone in questa stagione, ho fatto una esperienza molto bella, sia dal lato umano che dal lato professionale, nonostante la grande fatica e le grandi difficoltà.
Molte le ho già ringraziate personalmente, molte le ringrazierò.
Perché è importante vedere il bello anche dove le cose sono brutte, perché qualcosa di bello c'è sempre.

Uniti si vince, e uniti si perde.
E uniti si riparte.

martedì 12 marzo 2019

Un ammorbidente, alla fine.


Dovevo comprare l'ammorbidente.
Va detto che i supermercati mi sono sempre piaciuti. Inteso come non-luoghi. Non nel loro essere vissuti, con il caos, i bambini urlanti, i rincoglioniti con il carrello in mezzo alle balle... più che altro, la dimensione post-moderna dell'uomo alle prese con l'acquisizione di beni di necessità, prima necessità, superflui.
Un giorno forse spariranno i supermercati, resteranno solo mini market bangla e amazon flying store che ti portano la roba bussandoti alla finestra con i droni.
"Toc toc"

"Chi è?"
"Amazon"
"Non vogliamo niente!"
"Ma hai già pagato, coglione"
"Ah. Allora aspetta che apro. Aspetta, com'è possibile che un drone di Amazon mi dia del coglione?"
"Perché sto parlando io, sono un calabrese trapiantato a Piacenza e sto facendo un turno di 20 ore rinchiuso in un box nel magazzino Amazon di Piacenza."

"Ah. Ti piace, Piacenza?"
"Tanto quanto il mio lavoro come voce dei droni."

Ed è chiaro: doppiare i droni di Amazon dev'essere un lavoro bellissimo. D'altronde Amazon Prime riguarda le spedizioni come i film in seconda visione, normale ci sia un nesso tra magazzinieri e doppiatori. E Piacenza.

Ma ero al supermercato e dovevo comprare l'ammorbidente.
Facciamo un passo indietro: perché compro l'ammorbidente?
Potrei tornare a quando, nelle cucine lezze di Londra, tra una pasta al sugo e una birra in lattina, disquisivo con Fabri Marciante dell'importanza dell'ammorbidente nelle lavatrici del cameriere, perché ammorbidire il calzino prima di farti il double shift da 12 ore in piedi era fondamentale nell'economia del mantenimento del piede.
Ma in realtà dopo un paio di volte avevo smesso di comprarlo per risparmiare qualche pound, che poi spendevo in birre, mentre discutevo di lavatrici.
E allora mi fermo a quando, da borghese, iniziai a comprare l'ammorbidente. Così, per sfizio. Perché si dice che faccia bene. A chi? Ai miei vestiti? Di sicuro all'economia.

Poi arrivò la Maja, che ci teneva molto all'ammorbidente. Proprio scegliendolo in base al profumo.

In realtà, ricordo di una conversazione con qualcuno (un amico? una ex? onestamente non ricordo più, è entrata a far parte di tutte le cose che ho perso) su quanto mi piacesse l'odore del camino nei vestiti che mi lavava mia nonna.
Tutte le domeniche di carnevale, sotto al costume di carnevale, portavo gli stessi vestiti (maglia a maniche lunghe, felpa, jeans... tutta roba vecchia e logora) e li portavo a mia nonna per farglieli lavare.
Lei gli asciugava in lavanderia, vicino alla stufa, e prendevano su quell'odore di legna e camino. Non puzza: era un odore, e per era un profumo.

No, non è una di quelle cose che in realtà mi ricordano mia nonna... mi ricorda come era bello la domenica pomeriggio dopo pranzo mettersi questi vestiti puliti e profumati e andare al carnevale, e bere sambuca alle 13.50 della domenica.
Mia nonna c'entra poco in tutto in tutto questo, quel tanto che basta per ricordare con piacere quel gesto d'amore verso il nipote cazzone, ma soprattutto amore per la pulizia, presente e costante, al profumo di legna e stufa.

Ma ero al supermercato e dovevo comprare l'ammorbidente. Ho aperto un ammorbidente e non ho sentito nulla. Nessun profumo particolare. Né in positivo né in negativo.
Forse mi sono bruciato le cellule nasali? Forse il mio olfatto, che insieme al mio gusto, non sono sensi molto sviluppati, mi stanno abbandonando?
Non lo so.

Ma ero al supermercato e dovevo comprare l'ammorbidente, ho preso un ammorbidente che avrebbe dovuto piacere alla Maja, sono andato alla cassa, ho pagato, e sono uscito.

Avrei voluto parlarvi dei Kings of Leon, ma dovevo comprare l'ammorbidente.


giovedì 17 gennaio 2019

Io & Le Luci (ovvero: lettera a Vasco) (Brondi)

"C'è questo tipo, cantautore, di Ferrara... chitarra e voce... fa cose un po' disagiate, però forti. Dovresti sentirlo, secondo me ti piace. Vorrei intervistarlo al MEI."

Ottobre 2008, nella sede di
Radio Nebbia. Siamo in mezze maniche. Nella sede di Radio Nebbia siamo sempre in mezze maniche, c'è caldo tutto l'anno, il riscaldamento è centralizzato e i termo sono bollenti da ottobre ad aprile. Quando viene spento il riscaldamento centralizzato, ormai fuori ci sono già 25 gradi quindi sei in mezze maniche lo stesso


C'è Fede che mi parla di questo Le Luci della Centrale Elettrica, che in realtà è uno da solo. Io e Fede abbiamo dei gusti molto simili, quindi il giorno dopo in ufficio apro youtube e inizio ad ascoltare.
Ci sono questi pezzi belli, forti, diretti, al limite dell'essere violenti...

"Mentre parecchi facevano l'università, e alcuni si impiccavano in garage, lasciando come ultime volontà le poesie di Vian."
(Le Luci della Centrale Elettrica - Fare i camerieri)

A volte i testi sono semplicemente un elenco di immagini, di metafore, di elementi urbani accostati ad altri poetici... uno schema bene o male ripetuto per tutto il primo album autoprodotto omonimo, che poi ha aperto la strada al primo album ufficiale, "Canzoni da spiaggia deturpata".



Nemmeno due mesi dopo, sono al MEI di Faenza. Fede ti ha contattato e convinto, e tu arrivi da solo, con quella capigliatura fuori da ogni moda.
"Enrico, ciao"
"Vasco, piacere"
E questo rimarrà il nostro unico scambio.
(A parte una volta che ti ho taggato su una foto ad un tuo live e mi hai messo un like, e una volta che ho fatto una stories su due cartelli compro oro (uno a fianco all'altro) e hai messo una reaction alla mia Instagram story.)

"COMPRO ORO! COMPRO ORO!"
(Le Luci della Centrale Elettrica - Destini Generali)

Il giorno dopo ti sentirò suonare dal vivo, qualche pezzo, al MEI 2008, in un silenzio quasi surreale, di centinaia di persone in un padiglione della Fiera di Faenza rapite dai tuoi pezzi. Dalle tue grida, stonate, dalla tua rabbia, dalle tue parole taglienti.

E niente... le tue "canzoni d'amore, di merda" come avevi definito parlandone con Giorgio Canali (o una cosa simile) mi hanno tenuto parecchia compagnia in un periodo difficile (cioè la vita. La vita è un periodo difficile che si colloca tra la nascita e la morte) e mi hanno ispirato parecchio. Già dal 2009 sul mio blog comparivano parecchie tue tracce. Tracce inteso come canzoni ma anche semplicemente come segni.

E' in questo momento in cui spero il che il tuo primo album, pluripremiato, non abbia un seguito. E' una fotografia, un fermo immagine di una generazione ("una generazione di due persone", dirai tu in parecchie interviste, perché i pezzi spesso parlano di te e della tua ragazza, che poi divenne ex).
Mi chiedo come tu potresti fare un altro album, senza che sia un album fotocopia.

Ricordo anche un live, "La Tempesta sotto le stelle", ovvero il tradizionale festival della tua etichetta Tempesta Dischi all'interno della rassegna ferrarese "Ferrara sotto le stelle".
E sentirti cantare a casa tua, le tue canzoni, nella tua piazza... quando hai fatto "La domenica delle salme" è quasi sembrato un tuo pezzo.

(no, non è quel live - ma la versione che avevi suonato è questa)

E un po', va detto: "Per ora noi la chiameremo felicità"esce del 2010 e un po' risente di questo. In alcuni brani c'è il tentativo di ripetere lo schema vincente senza riuscirci pienamente, o perlomeno senza lo stesso brillante risultato del primo lavoro.
Nonostante sia il lavoro meno riuscito dei 4 album da te pubblicati, è comunque un buon disco. C'è "Anidride Carbonica", che a me piace un sacco. C'è "Cara Catastrofe", che entra a pieno titolo nel tuo repertorio (da lì in poi la suonerai in tutti i tuoi live, o quasi) insieme a "Quando Tornerai dall'estero".
Quando esce questa, come singolo, io sono a Londra.
A Londra dove facevo il cameriere, dove non ci ero andato per dimagrire, ma dimagrivo lo stesso.
A Londra dove una collega del ristorante, ad uno staff meeting dove le era stato chiesto "presentati raccontando un tuo segreto" (che poi quanto è idiota chiedere di raccontare un segreto? che segreto è poi?) lei rispose "ogni tanto mi metto le cuffiette e vado a ballare da sola in strada".
La sera prima era uscito questo.

"nelle nostre camere separate, a inchiodare le stelle"
(Le Luci della Centrale Elettrica - Cara Catastrofe)

Comunque a colpirmi di più, ovviamente, fu il secondo singolo Quando tornerai dall'estero. Perché siamo sempre l'estero di qualcun altro. E c'è sempre qualcuno più all'estero di noi.

"andremo ancora a letto vestiti"
(Le Luci della Centrale Elettrica - Quando Tornerai Dall'Estero)

Tutto questo fu ovviamente in un qualche modo convogliato sul mio romanzo Anche se a Londra piove, dove sei uno degli artisti più citati. Una volta ero a Cagliari, e Carlo Birocchi, nel presentare il mio libro al Caffè Savoia, se ne uscì con "il protagonista ascolta un sacco di musica... gli Strokes, gli Oasis... Le Luci della Centrale... ma qui non è solo che gli piace: è proprio che lui con Vasco Brondi CI PARLA!"
Insomma, probabilmente la platea si fece l'idea che Giulio, il protagonista del mio romanzo, fosse una sorta di psicopatico complessato che parlava al suo iPod.
E per questo comprarono il mio libro.
Spero di aver confermato la loro idea.
Se così non fosse, sappiate che a distanza di anni l'autore del romanzo comunque sta davvero scrivendo un post parlando in maniera immaginaria a Vasco Brondi.
Una volta ti ho parlato del mio romanzo in messaggio privato su Facebook, ma non mi hai cagato.
Era a fin di bene, va detto: un euro per ogni copia veniva donato ad Emilia Livet, associazione che raccoglieva fondi per l'allestimento delle scuole emiliane, nel post terremoto.

Ricordo poi un EP, qualche pezzo, qualche live... ti ho visto allo Sherwood Festival 2013 a Padova, dopo il live di Maria Antonietta, mentre appoggiato al muro parlavi con la ragazza di qualcuno. Proprio come nella canzone de I Cani.


***


E poi all'improvviso nel 2014 esce "Costellazioni". Non ricordo bene nemmeno la prima traccia che uscì, ma Costellazioni fu proprio una cosa da "porca troia!".

Qui è venuto a darti una mano Fede Dragogna dei Ministri, e si sente. Si sente che è arrivato qualcuno ad elevarti, a tirarti fuori ancora di più e ancora meglio quello che hai dentro. Non suona come un disco dei Ministri: suona come un tuo disco. Anche se diverso dai precedenti, è proprio una cosa tua.

Uno di quei pezzi che mi fece davvero stupire, sulla sedia di camera mia, a casa di mio padre (che stavo per abbandonare) fu "I Sonic Youth", che merita un post per conto suo. Ma non è nemmeno la più bella. Però quando canti "c'è un campo di calcio, regolamentare" non posso far altro che applaudire con tanto di standing ovation. E' roba da analisi semiotica.

"c'è un campo di calcio, regolamentare"
(Le Luci della Centrale Elettrica - I Sonic Youth)

Queste canzoni le ascoltate decine e decine di volte (non dico centinaia, però l'ordine di grandezza è quello). "Costellazioni" ce l'ho ancora in macchina, per intenderci. E ho cambiato 3 auto da quando è uscito.
C'è "Questo scontro tranquillo" che a me sembra raccontare di come io Fabrizio Marciante facevamo fatica ad avere i soldi per fare la spesa a Londra, e poi ci siamo trovati a presentare i nostri libri a Milano.


"parlami di tutti i miei amici, dei nostri sogni assurdi che si sono avverati"
(Le Luci della Centrale Elettrica - Questo Scontro Tranquillo)

E poi "Macbeth nella nebbia", ma tante altre canzoni... e frasi... e arrangiamenti... che disco. Costellazioni è un capolavoro. Potrei parlare ancora per righe e righe.
"Blues del delta del Po" sarebbe stata perfetta come colonna sonora per il mio Anche se a Londra piove, ad esempio.
Ho visto 2 o 3 date di questo tour. Una volta, sono arrivato mezzo ubriaco da un aperitivo che si era allungato oltre modo. Mi è sembrato magico.
Questo è stato il primo disco che ho fatto partire nella mia casa di Penzale (quartiere di Cento). Mi ero trasferito in agosto, non c'era caldo, quindi ho aperto tutte le finestre e ho messo su questo disco. Così da far capire fin da subito a tutto il quartiere con chi avevano a che fare.
E poi "nella calma che hanno a notte fonda i viali di Bologna" questo album mi ha accompagnato in tante serate infruttuose in giro per Bologna, mentre "me ne andavo in una città a 40 km".

E poi io facevo l'impiegato (anche se non era un ufficio pubblico, "ero sempre il sole che scende") e spendevo i miei weekend, quando potevo, in piccoli viaggi, e generare "frammenti di discorso che finiscono prendendo un aereo".
E sostenevo che dovessimo andare in Polonia, ad esempio a Cracovia, così avremmo visto "il monumento dei cuori strappati appena fuori Cracovia" di cui gli hipster parlavano benissimo, ma che doveva ancora essere scoperta dal grande pubblico.
E alla fine ci andammo, facendo nascere un gruppo di cavalli dell'est che in pochi anni hanno esplorato buona parte dell'est conosciuto.
Anche se in realtà davanti al monumento dei cuori strappati non ci andammo, perché quel pomeriggio era già freddo, buio, e non avevamo voglia di prendere un autobus... perché in effetti a piedi è troppo in là. E' a Cracovia, ma non in centro: è appena fuori.
Però quello che mi dico sempre è che se una città ti piace devi sempre tenerti buono un motivo per ritornarci, e allora, mi dico sempre che ci ritornerò per andare davanti al monumento dei cuori strappati.

"da una finestra arriva della musica elettronica dell'Est Europa"
(Le Luci della Centrale Elettrica - La Terra, l'Emilia, la Luna)


Poi, a un certo punto, è arrivata la Maja.
Ed è arrivato "Terra", che ho comprato in vinile. Terra mi ha donato, tra i tuoi brani e il tuo libretto di accompagnamento, quella ispirazione che ormai avevo perso. E' stato "il colpo di grazia" ad un romanzo sul quale ho lavorato quasi due anni e che poi ho accantonato. (Che magari prima o poi riprenderò in mano, ma ristrutturandolo fortemente.)
E che mi ha dato spunto per cominciare a scrivere altro. E, gradualmente, a sistemare alcune cose della mia vita.
Magari è solo stata una coincidenza temporale, chissà.
Nel 2016 sono stato in Bosnia, e "dove c’era un minareto o un campanile c’è un albero in fiore tra le rovine" e questo senso di pace "come in un dopoguerra" mi ha accompagnato anche in un viaggio in Polonia con la Maja, l'estate successiva. Perché nei disastri (come l'impianto GPL che non funziona, o il motorino di avviamento che si rompe) ..."il futuro era sempre lì a sorriderci" e in fondo "non c'è alternativa al futuro".

"hai scoperto che Toronto è una Varese più grande"
(Le Luci della Centrale Elettrica - Coprifuoco)

E siamo arrivati ai giorni nostri.
E Terra è un altro disco bellissimo, anche qui c'è uno stupendo lavoro di arrangiamento e composizione insieme a Fede Dragogna dei Ministri. Si sente quell'aria quasi da "world music" nel senso di prendermi pezzi, strumenti, sonorità da tutto il mondo e portarle a casa.
A casa tua. Ferrara.
E sono venuto ad ascoltarti, spesso con la Maja, in diverse date del tuo tour. Anche in quest'ultimo tour. Volevo venire a dicembre, a Bologna o Ferrara, ma ero impegnato per lavoro. Sono venuto il 9 gennaio al Duse.
E mi hanno telefonato per lavoro mentre ero lì. Ma non ho risposto.
Ormai avevi finito, è stato giusto aspettare la fine. A teatro non si risponde al telefono, e non si scomodano quelli seduti per andare a rispondere.

***

E così siamo alla fine.
Ho lasciato fuori racconti paralleli di amici e amiche, che comunque sono esistiti e mi hanno accompagnato. Ho cercato di parlare di me e te, Vasco Brondi, come se tu fossi un personaggio lontano, e invece poi sei un ferrarese, E sei dell'84 pure tu.
Perdona aver scritto un po' in maniera confusionaria, con sicuramente un sacco di refusi, proprio come si scrive ad uno che si conosce bene di cui tanto te ne puoi fregare di errori e orrori.
Era un modo per salutarti e ringraziarti.

E in realtà sono contento che si chiuda questo "Le Luci della Centrale Elettrica", perché è e sarà una cosa bellissima. Ora sarai libero di fare tante altre cose stupende, sempre come pare a te, lasciando questi bellissimi anni raccolti nelle tue canzoni.

Grazie di tutto, e in bocca al lupo. Ci sentiamo presto.