domenica 4 settembre 2011

la fuga giusta (parte seconda)

...segue da la fuga giusta

"marzo 2009. coppa aziendale di ciclismo. è un po' tipo la coppa Cobram di Fantozzi.
un'intera azienda del terziario, con tutte le sue filiali sparse per l'italia, messa sopra ad una sella e spedita a pedalare. perché "non sei obbligato a farlo, però son cose che fai brutta figura se non ci vai, e poi l'amministratore delegato ci guarda a queste cose".

E' la fiera del ciclismo della domenica, e il tripudio del ciclista amatore.
"
Giulio e il suo giovane collega si sono riportati sul gruppetto dei primi inseguitori, i "cicloamatori", ma nel mentre ci sono stati diversi scatti. Tra cui uno del commerciale e "quei nerd del cazzo del CED".


Collega: "E noi quando partiamo?"
Giulio: "E' ancora troppo presto. Non c'è la fuga giusta."
"Ma che palle Giulio. Quanti cacchio di chilometri sono che dici così?"
"Ma cosa vuol dire? Se non c'è la fuga giusta non c'è, non è una questione di chilometri"
"Si ma intanto gli altri sono la davanti."
"Li raggiungeremo sulla prima salita quando saranno stremati."
"Ma quand'è la prima salita? Quand'è che li raggiungeremo?"
"Quando li raggiungeremo. Quando sarà il momento giusto."
"Ma quando cazzo sarà questo momento giusto? Io mi sto rompendo."
"Se hai fretta... se non vuoi aspettare... fa pure come loro... loro sono scattati così..."
"Si ma loro sono scattati, almeno. Avranno sbagliato, si ritireranno, o arriveranno a venti minuti, ma ci stanno provando, cazzo. E magari che ne sai tu? Magari gli va bene e vincono. Giulio lo sai che devi ancora fare una mezza pedalata che impensierisca qualcuno?"
"Io non ho ancora visto la fuga giusta. E non mi sono mai sbagliato."
"E se invece tu ti sbagliassi? E se invece tu ti fossi sempre sbagliato? Giulio, io ho voglia di provarci, anche se forse non è il momento giusto, ma il momento giusto forse non c'è mai, e forse il momento giusto è questo."
"Se vuoi andare vai..."
"Era se adesso te ne vai..."
"Mavvaffanculo, va, Massimo Di Cataldo"
"Grazie Giulio"
"..."
"Dai, hai capito. Tu non ci hai mai provato veramente. Tu non ci provi mai veramente. Lo so che forse non è il momento giusto. Ma io credo tu abbia paura di provarci e basta. E adesso dimmi pure quel che vuoi, ma io ci provo. E dovresti provarci anche tu, lo sai."

Detto questo il giovane collega scattò, dall'alto del sellino sagomato della sua colnago lucidatissima, con tanto di maglietta gialla e pantaloncini coordinati. Nonostante le pochissime ore di sonno (inferiori alle ore di sesso che aveva nelle gambe) si lasciò dietro il gruppetto senza troppi problemi e andò all'inseguimento di quello del commerciale e di quelli del CED. O perlomeno così credeva lui: in realtà si agganciarono alla sua ruota due del commerciale che non aspettavano altro, e uno della contabilità.

Giulio, da dietro osservava tutto, fermo nella sua pedalata, un po' intorpidito nella sua maglia verde un po' usata, senza dire una parola. O senza aver replicato più di tanto. Quello che il collega non poteva sapere, era che Giulio ci aveva già provato. Aveva già provato di prendere la fuga giusta, e aveva già fallito. Non era la prima coppa aziendale di ciclismo che disputava. E ora, forse, tutta la sua esperienza si stava tramutando più in un peso che altro.
Un po' come l'acidità post-alcolica che si ritrovava nello stomaco... e tutto il resto che gli bruciava dentro.
Più un peso, che altro.

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