Ci sarebbero tante cose da aggiungere e da dire (e lo farò, anche) ma per il momento vorrei comunicarvi che "Anche se a Londra piove" sta piacendo e sta anche vendendo qualcosina... e un po' per festeggiare, un po' perchè è Natale tra poco, vorrei premiare la vostra fiducia e la vostra perseveranza nel seguirmi anche se non scrivevo niente da oltre due mesi...
Ecco, quindi, il mio regalo: IL MIO REGALO. No, non è un rafforzativo, è che si chiama proprio così: è il mio racconto di Natale. Agratis, qui, per tutti voi e tutto internet.
Attenzione che Natale non è per forza baci baci amore amore felicità piccipiccipoccipocci. Io vi avviso...
Buona lettura, e Buon Natale.
P.S. nel caso non vi piacesse... che cacchio volete, è gratis! Tornate a leggervi fabio volo e le sfumature di grigio. Ah, una trentina di voi fedelissimi del "Blogorroico fan club" lo ricevettero anche nel 2009... ma è stato leggermente modificato nel mentre. E così mi piace di più.
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Enrico Atti
IL MIO REGALO
Un altro Natale di
merda, e io non lo volevo nemmeno. Non lo volevo così, perlomeno. Non volevo un
altro Natale così.
No, ma diciamola
tutta: io il Natale non lo volevo proprio e basta. Solo che tra tutti i Natali
che potevo avere, mi sono scelto uno dei peggiori.
C'è un freddo
incredibile, e cerco di infilarmi il più possibile dentro la mia sciarpa. Ogni
respiro è una fumana bianca davanti a me. Si, è vero, ho sentito freddi
peggiori di questo, ma dopo che uno sta due ore fuori... mi sono completamente
ghiacciato.
Anche se non credo
abbia il diritto di lamentarmi del freddo: ho la fortuna di avere un tetto,
potrei tornarmene a casa, ed andare anche a letto. Al caldo. Anche se ho la
caldaia che si spegne di continuo, sicuramente c'è più caldo che qui.
Ma è la viglia di
Natale: non posso certo stare chiuso in casa. Devo darti il mio regalo...
Le cuffiette
dell'iPod iniziano a darmi fastidio alle orecchie. Sarà il freddo. Non è certo
un buon motivo per tirare fuori le mani dalle tasche.
Non so perché, oggi
avevo voglia dell'ultimo album degli Arctic Monkeys. Non tutto, solo qualche
canzone. Un paio. Il resto dell'album fa cagare, ma quelle due li, suonano
bene. Suonano esattamente come oggi.
Ho voglia di una
paglia: e questo si, è un buon motivo per tirare fuori una mano da una
tasca. Anche se avevo detto che
smettevo di fumare. Avevo anche detto che smettevo di farmi le seghe, di bere,
di prendere il caffè, di arrivare in ritardo agli appuntamenti, di
addormentarmi a scuola, di fare la pipì con la tavoletta abbassata.
Adoro l'odore che la
nicotina lascia sulle mani, adoro l'odore che mi lascia nei vestiti. Dovrei
smettere, lo so. Ma non ce la faccio. Anzi: se volessi ce la potrei fare, è
proprio che non ne ho voglia. Non voglio. Voglio fumare. E lo faccio.
Mi sono seduto su un
muretto, è parecchio scomodo, oltre che essere freddissimo è anche bagnato.
Umidità.
Sono davanti a casa
tua e tu non ci sei. Sarai a fare il cenone con la tua famiglia. O alla messa
di mezzanotte.
Non so nemmeno perché
sono qui davanti a casa tua, non tornerai sicuramente adesso. Non ho la minima
idea di quando tu possa tornare. Ma non ti sto aspettando, in fondo, e lo so
benissimo.
La verità è che
neanche dovevo essere qui. Dovevo essere a Brighton. “Perché Brighton è la nuova Londra”. Pensa te, io credevo fosse
Bristol.
C'era già un
progetto, una casa discografica emergente, facciamo tutto con myspace itunes facebook
e twitter, che figata, poi si va la sera a sbronzarsi nei pub e a scoparsi le
fighette british. Wow, bellissimo, preparo le valigie.
Poi, i soldi sono
finiti. Come l'album dei Ministri. I soldi sono finiti, si, ma nelle tasche di
uno dei soci. Quando hai 300mila euro di debiti accumulati ovunque, può bastare
rubarne qualche migliaio per pensare di scappare fuori dal mondo e rifarti una
vita. Magari facendo davvero il musicista, invece che truffare gli altri.
L'altro socio, quello truffato, ha tentato il suicidio, ora è in clinica. E io,
sono qua. Disoccupato. Odio questa parola. Farò le vacanze di Natale come una
normale persona in ferie, poi cercherò un altro lavoro. Qualcosa troverò. Se
non altro per pagarmi le sigarette, i caffè, e le birre.
Beata te che almeno
ce l'hai una famiglia, che hai qualcuno con cui passare il Natale. Che non ti
ritrovi a un passo da mezzanotte, con i piedi freddi, ghiacciati e bagnati, in
mezzo alle foglie secche. Bagnate. Foglie secche bagnate. Mi fa ridere pensare
a questo realissimo ossimoro, è quasi paradossale. Ascoltando sempre gli Arctic
Monkeys, ma stavolta le canzoni nuove brutte.
E potrebbe nevicare
da un momento all'altro, ma sono convinto che non lo farà.
Perché sarebbe magico
se iniziasse a nevicare, se tu arrivassi da sola, con la tua graziosa cuffia
bianca, con il tuo giubbotto delle stesso colore, un paio di stivaletti ingenui
quanto te, e mi corressi incontro abbracciandomi. E mi facessi gli auguri di
Natale, sorridendomi.
Sarebbe bellissimo,
davvero. Guarda, non chiedo neanche un bacio, neanche un bacio su una guancia,
sarebbe troppo anche per me le mie fantasie. Un sorriso, almeno.
E invece no. Non
nevicherà, e non arriverai in tempo.
In fondo è giusto
così: sono venuto qui da solo e non me l'ha chiesto nessuno. Adoro guardare la
finestra della tua camera, anche se so che ora è vuota.
Non volevo un altro
Natale da solo, no. Però mi piace stare qui. Non ho una famiglia, però devo
dire che mi sento a casa mia. Davanti alla tua.
L'ultimo tiro alla
sigaretta, che getto in mezzo alla strada. Mi alzo in piedi, mi sistemo il
cappotto figo, e tiro fuori il mio regalo.
Un colpo secco e
sordo, e il mondo ha un'altra prospettiva. Un sapore caldo e metallico mi
riempie immediatamente la bocca.
Tornerai a casa, e troverai i tuoi giocattoli che hai sempre sognato da
bambina... l'ambulanza, la macchina della polizia, e il Mercedes nero. Con un
bagagliaio grande. Molto grande.
Certo che la paglia
potevo lanciarla più in la, a momenti ci sono caduto sopra con la faccia.
Buon Natale, amore mio.