mercoledì 12 settembre 2012

L'importanza dei "no"

Ho cominciato a lavorare come "media social strategist" per Tempo al Libro.
In realtà nessuno mi ha detto "ehi ciao da oggi sei un media social strategist"... ma ho scoperto che quello che faccio, in inglese, si chiama così. In italiano non c'è un nome. In realtà mi occuperò anche di altre cose, ma devo dire che principalmente la mia attività sarà questa. Non mi sfamerà, intendiamoci.
Anzi, tecnicamente non verrò nemmeno pagato... o perlomeno, non in euro. Ma questa è un'altra storia. E anche un altro lavoro. E ve ne parlerò a tempo debito.

E insomma, la conoscevo già, ma sono ricapitato su questa pagina. L'importanza dei "si" e dei "no".
Che un "si" sia importante, quando proponiamo un inedito, lo capiamo facilmente tutti. Che un "no" sia altrettanto importante, forse è difficile da capire.
Ma vi assicuro, che anche nella mia piccola esperienza, è stato importante.

E mi è tornato alla mente un discorso sempre attuale. Quello su tutti i no che ci hanno formato. Ne parlavo con Waco Guzman, mio amico londinese che in realtà ha un altro nome... ne parlavo pochi mesi fa, ma in realtà ricordo ne parlammo anche anni prima.
Parlavamo di quando questa ragazza dal nome petrarchiano del quale lui si era perdutamente invaghito si rifiutava di rifiutarlo.
Il gioco di parole può deviare dalla questione, ma la questione stessa è davvero chiara, in sè.
Se una non ci sta, deve dirtelo.

Stavo anche scrivendo troppo aulico per i miei standard, nemmeno un cazzo o un vaffanculo. Ma non voglio disperdermi.
Se una non ci sta, deve dirtelo. Una ragazza deve prendersi la responsabilità di rifiutarti, di sbatterti un NO in faccia, di farti male. Una ragazza deve prendere in mano quel coltello e piantartelo nel cuore. E deve farlo. Ti ucciderà, ma poi ti farà bene. E servirà anche a lei: si sentirà in colpa a morte, ma poi ci si abituerà (a volte anche troppo).
Bisogna sapersi prendere le responsabilità delle proprie azioni. Bisogna saper fare le cose che bisogna fare, anche quando questo vuol dire ferire a morte.
Le ragazze, e anche i ragazzi.

E poi va beh, all'epoca Waco aveva 18 anni o giù di li, era poco più che cazzetto.
Ma il discorso resta valido.
Ho 28 anni... dagli ultimi esami paio sano come un pesce. A parte un leggero accenno di stempiatura camuffato benissimo, e qualche capello bianco camuffato altrettanto bene, sono perfettamente in saluto e ho tutti i miei capelli ovunque e del colore giusto. L'erezione c'è ancora tutta con tutto quello che ne consegue, la pancetta è solamente dovuta a troppa birra e riesco a farla sparire rapidamente dopo ogni viaggio londinese, e le mie prestazioni di corsa e bicicletta rimangono inalterate. Se mi ci applicassi come all'epoca potrei persino migliorarle ampiamente.
Non ho VENTANNI, ma sono nei "ventanni".
Nonostante tutto sono andato venuto e tornato più volte (?) (va beh il doppiosenso non troppo voluto è a uso e consumo dell'immaginazione e serve a riproiettarci nel passato, come una banconota da 10 dollari finita nei jeans di Martin McFly dentro la lavatrice e risvegliatasi nel 1955) e riesco a percepire un certo distacco dalla mia epoca dei no.
Perché i SI, all'epoca, erano davvero pochi. E anche guardandomi a ritroso, nonostante non mi lamenti certo, non posso che notare una "carriera" basata più sulla quantità, inteso come "long relationships" e "big illusions".
Dove tutto è ricordato e narrato a dovere per ricostruire una sorta di percorso continuato... quando invece so che i momenti di nulla furono parecchi.
E fondamentali.

Ebbene si, a distanza di anni posso dirlo, ma potevo già dirlo anche 5-6 anni fa... credo che una volta si passi la boa dei 20, che per me resti la campanella dell'ultimo giro della ragione (l'ultimo momento per arrivare nella Q2 della vita, come in formula1, o restare nella mediocrità della Q3 in compagnia di D'Ambrosio, Grosjean, Takumoto, Kovalainen, Karthikeyan... e mettiamoci anche Liuzzi dai) alla fine si capisca rapidamente cosa ci ha formato.
Uno che ho conosciuto diceva "a ventanni devi soltanto sdraiarne il più possibile". E per "sdraiare" intende non solo l'atto di stenderle, ma anche quello di copularci.
Si, forse è un po' così.
Però come sostenevo anche in un'altro post (che appena trovo linko) quelle serate da single post-adolescente sfigato, insieme agli amici, mi hanno formato, e non vorrei scambiarle per niente al mondo.
...beh oddio forse una o due le baratterei...
Ma la sostanza resta quella.
(e poi dai, magari ti becchi anche quella con cui va bene... poi comincia a cagarti il cazzo... quante sere ti saresti perso per lei? se sono quello che sono è anche per aver rifiutato o respinto ragazze rompicoglioni che pretendevano di estraniarmi di fatto dai miei amici... senza peraltro volerlo ammettere)
L'importanza dei NO.
Quante volte? No meglio non cerchi di rispondere perché son stati davvero tanti. Anche recentemente.
"Certo, io stasera ho preso la mia merda" mi confidò Waco, dopo una serata in discoteca "ma tu ne hai presa veramente un sacco".
Probabilmente presi più NO in quella sera che qualcun altro che conosco in tutta una vita.
Ma questi sono NO recenti... vorrei tornare ai no del passato, quelli che forse non c'era l'euro.
Era ancora il tempo in cui ero in grado di fare pazzie in bicicletta, anche ero ancora minorenne, e vivevo in un limbo gestionale in cui mio padre mi lasciava fare quello che mi pareva come se ne avessi 27.
Quindi era normale prendersi su a mezzanotte (all'epoca era tardissimo!) e andarsene fino a Pieve di Cento.
Ad esempio, ci fu Mariangela*... si palesò nella mia vita senza un motivo ben preciso. Non che mi piacesse particolarmente, ma pareva che ci stesse. Mi ricordo comprammo insieme un regalo per un qualcuno. Quando ancora c'erano quelle pizzate nelle pizzerie per festeggiare i compleanni... lei sul momento non mi diede i soldi. Io contavo mi desse la lingua, in compenso.
In realtà scoprii che andava dietro ad un altro. E che probabilmente avrebbe dato la lingua a lui.
Ormai c'avevo dato a mucchio sia con lei sia con le settemilalire che mi doveva... se non che me la ritrovai a carnevale con tutti i soldi in una mano.
In moneta, però. Tutte monete da 1000 e 500 lire. "E io che cazzo ci faccio con tutte ste monete in tasca per tutto il carnevale? Son già ubriaco" dissi a Diego.
Erano solo le 14.30, tra l'altro.

Cosa imparai da quel no?
1.  non darti troppo da fare se una non ti piace tanto, soprattutto se è cessa
2. non mettere mai fuori dei soldi per una figa. oppure, se li devi mettere fuori, valutalo come investimento in funzione del risultato.
(7milalire all'epoca potevo permettermele, comunque) 
3. non farti mai ridare qualcosa durante il carnevale (tranquilli, le mie 7milalire in monete non le persi in giro per il porfido di Cento)

Adesso l'ho rivista su facebook, è un po' diventata una puttanazza, ed è inoltre stupida come una campana. Come allora. Però è proprio che ha lo stesso cervello di quando era minorenne, ecco.
Oppure Emmanuela*. Non ricordo molto di lei, se non che ogni tanto la vedevo, e un mio amico si mise insieme alla sua amica. Io le "uscite a 4" le ho sempre toppate. Quelle che avrei voluto non son mai riuscito a farle. Quelle che ho fatto son state sempre tristissime.
Anche quella fu un fallimento: semplicemente lei non ne voleva. Lo fece sapere attraverso la sua amica. Continuammo a salutarci. Poi smisi di vederla in giro. La rividi qualche anno dopo quando discuteva con il suo moroso riguardo un televisore 32 pollici, in un negozio di hi-fi.
"Ma ti dico che non ci sta!" - "Oh, ci sta, vuoi scommettere?" - "Ah, voglio proprio vedere quando lo porti a casa!" - "Bene, arriviamo a casa poi vedrai che ci sta!"
Mi ha messo una tristezza incredibile questa scena.
Lei avrà avuto si e no venti anni in numero, a me questa scena di convivenza mi ha messo tristezza. Mi sembrava che questa si fosse infilata direttamente nella casa di questo tizio qui senza neanche passare dal via. Dai SI e dai NO. E anche se non conviveva, forse era ancora più triste pensare che a soli ventanni avesse acquisito il diritto di cagarti il cazzo su un televisore che dovevi mettere a casa tua.
Con che diritto? E con quali conoscenza tecnologiche? E con quali misure del mobile? Comunque non la rividi più da allora. La rivedessi ora forse non la riconoscerei. (l'ho vista cercata ora su facebook, si è un po' imbruttita, anche se forse è leggermente dimagrita. peccato aveva delle belle tette.)

Cosa imparai?
1. le ragazze che non si prendono la briga di dirti le cose in faccia non sono da considerare tali... anche se fino ai 18 anni puoi fare una deroga
2. il tuo televisore sceglitelo sempre da solo
3. non far entrare mai una donna nelle decisioni importanti che riguardano casa tua... e se convivete, fai credere a lei di aver scelto la decisione che in realtà hai compiuto tu

E poi ci fu anche Gessica*. Giusto per citarne tre. Anche con lei non parlai mai direttamente. Ma andai avanti a salutarla per anni. Ora abbiamo smesso ma in giro ci vediamo ancora.
(è stranissima quella cosa dello smettere di salutarti. a volte non ti ricordi mai chi è che comincia per primo. molto spesso non c'è nemmeno un motivo. sai solo che ad un certo punto è passato troppo tempo per salutare l'altro... e in realtà ti dispiace pure. e sai che anche l'altro pensa la stessa cosa. vi guardate, da lontano, non incrociate apposta lo sguardo, e non vi salutate, ma è come vi steste salutando. le convenzioni sociali son parecchio strane a volte...)
Anche qui fu la sua amica a dirmi di no. Mi disse "sai, tu non sei al suo livello"... al che, come era mio solito fare (e forse per certe cose non son cambiato troppo) risposi solo con un "ah, ok".
In realtà mi sfogai alcuni giorni dopo con frasi tipo "io non sono al tuo livello perché ti sto cento metri sopra" seguito da "quella che tu vedi è soltanto la mia ombra!".
Mi sa che avevamo guardato troppo Matrix.
Comunque anche queste cose le riferii solo ai miei amici, lei non venne mai a sapere nulla, anche perchè dubito che altrimenti mi avrebbe salutato successivamente.

Cosa imparai?
1. forse è il caso di cancellare la deroga di prima per le minorenni, e davvero il caso di farmi dare il numero di cellulare delle ragazze invece di mandare avanti l'amica (ho smesso con le minorenni, il fatto in questione si riferito a quando ero minorenne anche io, si sa mai che la polizia postale si imbatta in tutto ciò)
2. le frasi da figo sono da figo solo le dici a chi devi dirle, sennò sono solo seghe mentali da nerd

3. le cose bisogna dirle in faccia

Poi ci furono tanti altri no e furono belli importanti, alcuni fondamentali dai quali imparai davvero un sacco. Alcuni erano giustificati, alcuni con motivazioni valide, altre con motivazioni del cazzo, altre volte proprio potevano essere dei si e forse anche per colpa mia son diventati no.
Ma chissenefrega, ho già scritto troppo, volevo fare un post di un tipo, e ne ho fatto un altro, molto simile, comunque.
Ma poi vi siete fatti i cazzi miei e mi siete divertiti lo stesso, mi sa.

* nomi di fantasia che non corrispondono alla realtà. cosa credevate? :)

2 commenti:

  1. comunque un altro lavoro non un'altro lavoro e sì e non si.

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  2. ah, sul "si" posso scavarmelo alla grande con il fatto che fosse tra virgolette e che nell'uso corrente del termine bla bla bla...

    ...ma l'apostrofo, è una cappella bella grossa.

    è inutile, senza revisionarmi non so più scrivere bene. ahimè, la lingua italiana muore un po' anche qui.

    eh vabbè, andremo a farci due risate al suo funerale, che vi devo dire... non son mica un letterato, come mi diceva la mia prof di italiano.
    (mi e "mia" è una rafforzativo evitabile)

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