Come vi ho già detto ho cominciato a postare anche cose leggermente meno psicotico e più a livello di "articoli", o perlomeno di "post tematici".
Un po' come facevo un tempo, un po' come non ho mai fatto.
E' tradizione di fine anno stilare classifiche in cui elencare GLI ALBUM DELL'ANNO, classifiche che servono principalmente a tirarsela, mostrando la propria cultura musicale, l'essere alternativi e indipendenti nel cassare o rivalutare album e artisti famosissimi o sconosciuti.
Non voglio sfociare in tutto questo, io non sono un esperto di musica, ma dico subito che di album veramente validi ne sento sempre meno... ma va anche bene così. Probabilmente l' "epoca d'oro" della musica c'è già stata, e quindi non serve che ogni anno escano centinaia di capolavori, ne bastano appena un paio, che tanto abbiamo già a disposizione centinaia di GB di bella musica.
Ed è per questo che non farò una "top ten", ma mi limiterò ad un podio. Prendendo in considerazioni solo l'Italia.
3) medaglia di bronzo per Ghemon - ORCHidee
Dopo anni di rap "old school" di alta qualità, Ghemon prosegue il suo percorso e svolta completamente (e forse anche definitivamente?) su sonorità pop e soul, con ritornelli spesso cantati dove sfoggiare le sue indubbie qualità vocali. Una band alle spalle (con tanto di coriste) e un approccio creativo diverso, con brani suonati, ma al tempo stesso le metriche vecchio stampo.
Orchidee è un album orecchiabile, con testi maturi, confezionato in maniera "pop soul" e quindi fruibile al grande pubblico: c'è da augurarsi che ora si accorgano di lui (e pare che finalmente inizi ad essere così), perché davvero non ci sarebbero più scuse.
In Italia sono davvero pochi quelli che compiono un percorso di questo tipo e riescono a produrre musica così interessante.
Difficile dire che questo sia il miglior lavoro di Ghemon, data la diversità con i precedenti: di certo lo preferisco ora, ma come si dice... degustibus.
2) medaglia d'argento per Brace - Puledri nello stomaco
Arriva 8 anni dopo il precedente lavoro dei Mr. Brace. In questi 8 anni Brace ha cambiato città più volte, nazione, mestiere, e ha messo da parte una dozzina di brani, in cui Matteo "Costa" Romagnoli (uno dei più interessanti produttori italiani nella scena cosiddetta "indie", al servizio della sua Garrincha Dischi, a sua volta una delle etichette più interessanti in Italia oggi).
Il risultato è notevole: la voce di Brace si muove bene, a volte in derapata e sui cordoli, in brani che spaziano dal pop al grunge passando per risvolti quasi "alla Beirut", dove le chitarre acustiche si fanno supportare da quelle elettriche, dove i pezzi energici si amalgano alle ballate.
Un po' un disco per adulti che hanno saputo conservare un qualcosa di bambino, dove la semplicità non diventa mai banale, e anzi, lascia spazio ad alcuni testi veramente arguti e pungenti.
Se un Ghemon (vedi sopra) ha dovuto aspettare l'album giusto... questo è già l'album giusto. Brace è già pronto per quello che sta succedendo ora ai Perturbazione... c'è da augurarsi che per avere ciò che si merita non debbano passare 10 anni e passare sotto la produzione di Max Casacci. Perché, davvero, quella di Matteo Romagnoli basta e avanza.
1) medaglia d'oro per Le Luci della Centrale Elettrica - Costellazioni
Il rischio era che Vasco Brondi (colui che si cela dietro il nome Le Luci della Centrale Elettrica, per i pochi lettori di questo blog che non lo sapessero ancora) finisse a fare dei dischi fotocopia, magari con qualche piccola perla, ma sempre più parodia di sé stesso.
E' arrivato Federico Dragogna, chitarra dei I Ministri, e ha rimescolato parecchio le carte in tavola. Il risultato è eccezionale, sia in studio che dal vivo, e ci regala un Vasco Brondi inedito, in una sorta di versione 2.0 (nel senso software del termine), dove la forma chitarra e voce accoglie nuovi strumenti e arrangiamenti.
Ma la novità principali è nei toni, probabilmente: il pessimismo cosmico brondiano scema, e lascia spazio a ottimismo, speranza, e addirittura gioia. Se il primo LP "Canzoni da spiaggia deturpata" resta una perfetta fotografia di uno scenario sul finire "degli anni zero", quest'album, a mio giudizio il suo migliore, rimescola le carte e da il via ad un Vasco Brondi pronto a rinnovarsi senza perdere la sua essenza.
Ero un po' curioso ma al tempo stesso scettico su questo album, soprattutto dopo il singolo "Destini Generali" (forse il brano che rende meno l'idea, molto più legati ai primi due lavori), ma poi non ho avuto alcun dubbio.
E andatelo a vedere dal vivo appena ve ne capita l'occasione. Anche se è un ferrarese. :)
Non salgono sul podio, ma voglio comunque menzionare:
Fabi Silvestri Gazzè - Il padrone della festa
A Toys Orchestra - Butterfly Effect
Riccardo Sinigallia - Per tutti
che sono comunque davvero belli, e meritano un ascolto.
Degli stranieri, forse c'è qualcosa di interessante, magari ne parlo in un altro post... ma onestamente non trovo molte cose che mi abbiano colpito particolarmente. Alla prossima... l'anno prossimo.
mercoledì 31 dicembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
Caro Babbo Natale
Caro Babbo Natale,
saranno giusto quella ventina d'anni che non ti scrivo. Come stai?
Che domanda paraculo: ti ho sempre scritto per ottenere qualcosa, e anche oggi è così.
Lontani i tempi in cui mi domandavo come tu facessi a entrare in casa mia, da me che non c'era il camino, e mio fratello A.A. mi rispondeva che tu eri abilissimo a smontare la finestra, entrare, e rimontare il tutto alla perfezione.
Un topo d'appartamento specializzato, insomma, ma in versione Robin Hood.
Che dire... non ho quasi mai ottenuto quello che ti chiedevo, a parte forse una eccezione, e sono stato contento lo stesso. Credo di averne fatto tesoro, se non altro a livello di esperienza: nella vita non ho quasi mai ottenuto quello che volevo, ma sono stato contento lo stesso.
Quindi, cosa ti chiederò quest'anno, consapevole che non lo riceverò?
Ti scrivo con 30 giorni di anticipo, un anticipo un po' inusuale soprattutto per me che amo sempre più le cose improvvisate e fatte a scazzo, ma che allo stesso tempo cerco di pianificare con sempre più anticipo tutto ciò che mi potrebbe causare disagio.
Ne deduco che tu faccia parte delle cose che mi potrebbero causare disagio.
E perché poi, in fondo sei solo un simpatico panzone, praticamente un Adam Duritz un po' più giovane e un po' più allegro.
Però sai cosa ho realizzato? Che arrivare in orario per far finta di essere una persona puntuale, è una bella forma di disonestà intellettuale. Che infatti non riservo ai miei amici più cari.
E tu dirai: a me che cazzo me ne frega? Niente. Ma tranquillo, adesso ti dico cosa davvero vorrei per Natale.
Mi piacerebbe un bel Natale: che è anche un regalo parecchio consumistico, dato che si esaurisce in poche settimane.
Ma sia, per una volta: un Natale fatto di luci, neve, the caldi, atmosfere, divani, Lucy Rose, Ben Howard, Bon Iver. Tranquillità e plaid (in realtà non ho un panarino nella mia nuova casa, regalami anche un plaid già che ci sei, magari di quelli Ikea, sempre che esistano).
Di coccole. E biscotti. E magari anche qualche film in divx.
Ma non i classiconi di natale eh, basta, che palle. Neanche robe alla Gondry che poi uno sta male. Ecco, forse l'Arte del Sogno. Che ha un bel finale. (non sto facendo uno spoiler, non sto dicendo che finisca bene o che finisca male, dico che ha un finale BELLO, e le cose belle a me piacciono e mi mettono di umore migliore, a prescindere che siano bene male o non sa non dice).
Un Natale non giorni di ferie che si riescano a combinare. Senza gente che rompa i maroni, o ansie da regalo, o cose da fare che uno non voglia fare.
Non mi va -> non lo faccio.
So che suona come un pesante scarico di tutte le mie responsabilità, ma cazzo, ti sto chiedendo che sia così per due settimane, anzi, togliendo qualche giorno di lavoro che comunque farò, saranno si e no 10 gg di calendario. In un anno, mi pare potresti concedermeli.
Giorni fatti di pensieri e parole, qualche opera, e perché no qualche omissione.
Che tanto tutto torna buono prima o poi, per un altro giorno, o un altro romanzo.
Non l'ho neanche scritto che ci starebbe bene una ragazza in tutto questo, anzi, che ci vorrebbe.
Posso chiedere anche questo?
Non capisco perché all'interno di questo desiderio il plaid dell'Ikea si e la ragazza no. Cos'è, ha forse meno ragione di esistere del film in divx, la mia ragazza.
Tanto anche lei non c'è, e andare a Natale, non ci sarà.
Come il plaid dell'Ikea. Come le atmosfere. Forse ci sarà un po' di neve, a cazzo. Forse Lucy Rose. Forse Ben Howard. Bon Iver no, non è ancora ora di rispolverarlo.
Ecco, Babbo Natale, ti ho chiesto il mio regalo.
Mi arriverà altro. Lo so. Va bene. E' sempre andato bene. Andrà bene anche quest'anno.
Non devo neanche dirti quando sono stato bravo e quando no. Penso tu sappia già tutto.
Bene, ti ringrazio come sempre per l'attenzione. Mi ricordo che a volte mettevo un regalo di riserva. Se proprio non riesci a farmi questo regalo, allora puoi regalarmi una Volkswagen Golf ultima serie (a benzina+metano, cerchi in lega, condizionatore, fendinebbia, autoradio USB, almeno un centinaio di CV, grigio metalizzato) o un tremila euro a scazzo. Saprò apprezzare.
Buon Natale.
saranno giusto quella ventina d'anni che non ti scrivo. Come stai?
Che domanda paraculo: ti ho sempre scritto per ottenere qualcosa, e anche oggi è così.
Lontani i tempi in cui mi domandavo come tu facessi a entrare in casa mia, da me che non c'era il camino, e mio fratello A.A. mi rispondeva che tu eri abilissimo a smontare la finestra, entrare, e rimontare il tutto alla perfezione.
Un topo d'appartamento specializzato, insomma, ma in versione Robin Hood.
Che dire... non ho quasi mai ottenuto quello che ti chiedevo, a parte forse una eccezione, e sono stato contento lo stesso. Credo di averne fatto tesoro, se non altro a livello di esperienza: nella vita non ho quasi mai ottenuto quello che volevo, ma sono stato contento lo stesso.
Quindi, cosa ti chiederò quest'anno, consapevole che non lo riceverò?
Ti scrivo con 30 giorni di anticipo, un anticipo un po' inusuale soprattutto per me che amo sempre più le cose improvvisate e fatte a scazzo, ma che allo stesso tempo cerco di pianificare con sempre più anticipo tutto ciò che mi potrebbe causare disagio.
Ne deduco che tu faccia parte delle cose che mi potrebbero causare disagio.
E perché poi, in fondo sei solo un simpatico panzone, praticamente un Adam Duritz un po' più giovane e un po' più allegro.
Però sai cosa ho realizzato? Che arrivare in orario per far finta di essere una persona puntuale, è una bella forma di disonestà intellettuale. Che infatti non riservo ai miei amici più cari.
E tu dirai: a me che cazzo me ne frega? Niente. Ma tranquillo, adesso ti dico cosa davvero vorrei per Natale.
Mi piacerebbe un bel Natale: che è anche un regalo parecchio consumistico, dato che si esaurisce in poche settimane.
Ma sia, per una volta: un Natale fatto di luci, neve, the caldi, atmosfere, divani, Lucy Rose, Ben Howard, Bon Iver. Tranquillità e plaid (in realtà non ho un panarino nella mia nuova casa, regalami anche un plaid già che ci sei, magari di quelli Ikea, sempre che esistano).
Di coccole. E biscotti. E magari anche qualche film in divx.
Ma non i classiconi di natale eh, basta, che palle. Neanche robe alla Gondry che poi uno sta male. Ecco, forse l'Arte del Sogno. Che ha un bel finale. (non sto facendo uno spoiler, non sto dicendo che finisca bene o che finisca male, dico che ha un finale BELLO, e le cose belle a me piacciono e mi mettono di umore migliore, a prescindere che siano bene male o non sa non dice).
Un Natale non giorni di ferie che si riescano a combinare. Senza gente che rompa i maroni, o ansie da regalo, o cose da fare che uno non voglia fare.
Non mi va -> non lo faccio.
So che suona come un pesante scarico di tutte le mie responsabilità, ma cazzo, ti sto chiedendo che sia così per due settimane, anzi, togliendo qualche giorno di lavoro che comunque farò, saranno si e no 10 gg di calendario. In un anno, mi pare potresti concedermeli.
Giorni fatti di pensieri e parole, qualche opera, e perché no qualche omissione.
Che tanto tutto torna buono prima o poi, per un altro giorno, o un altro romanzo.
Non l'ho neanche scritto che ci starebbe bene una ragazza in tutto questo, anzi, che ci vorrebbe.
Posso chiedere anche questo?
Non capisco perché all'interno di questo desiderio il plaid dell'Ikea si e la ragazza no. Cos'è, ha forse meno ragione di esistere del film in divx, la mia ragazza.
Tanto anche lei non c'è, e andare a Natale, non ci sarà.
Come il plaid dell'Ikea. Come le atmosfere. Forse ci sarà un po' di neve, a cazzo. Forse Lucy Rose. Forse Ben Howard. Bon Iver no, non è ancora ora di rispolverarlo.
Ecco, Babbo Natale, ti ho chiesto il mio regalo.
Mi arriverà altro. Lo so. Va bene. E' sempre andato bene. Andrà bene anche quest'anno.
Non devo neanche dirti quando sono stato bravo e quando no. Penso tu sappia già tutto.
Bene, ti ringrazio come sempre per l'attenzione. Mi ricordo che a volte mettevo un regalo di riserva. Se proprio non riesci a farmi questo regalo, allora puoi regalarmi una Volkswagen Golf ultima serie (a benzina+metano, cerchi in lega, condizionatore, fendinebbia, autoradio USB, almeno un centinaio di CV, grigio metalizzato) o un tremila euro a scazzo. Saprò apprezzare.
Buon Natale.
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giovedì 20 novembre 2014
DIVANO (già Jocelyn Pulsar)
PREMESSA: come sapete questo è il mio blog più o meno personale con deliri più o meno pseudonarrativi. La caratteristica fondamentale, è sempre stata quella di essere "a scazzo": ovvero scrivere più o meno quando volevo, più o meno di quello che volevo.
E' così che ho rinunciato a notorietà e fama come un Francesco Sole qualunque, ma anche alla saggezza e al successo di bancarella come Alessandro D'Avenia, e sono uno sfigato qualunque proprio come Enrico Atti.
Ma ai miei 35 lettori di media sta bene lo stesso.
Quindi, oggi parlo di DIVANO. E non del noto protagonista del salotto per cui ho una predilezione (ben prima delle scopate sul divano di Radio Nebbia... è nato tutto da Massimo Coppola e Brand:New), bensì la nuova band di Francesco Pizzinelli, precedentemente noto come Jocelyn Pulsar.
Chiusa ad inizio 2014 l'esperienza con il precedente progetto* (non senza sassolini delle scarpe), arriva ora il nuovo singolo "Il pezzo è bello se lo canta mia nonna". La band che accompagna Pizzinelli è sempre la stessa (Davide Zozzi alla batteria, Mario Ingrassia al piano e chitarre, Davide Ponti al basso) ma pare che diverse cose siano cambiate.
Il brano, fortemente carico di ironia sin dal titolo, è una sorta di manifesto canzonatorio del panorama indie italiano, del quale lo stesso Pizzinelli ha fatto parte (anche se parecchio ignorato dal resto della scena), e che dal quale ora prende le distanze. Una sorta di "io non ci sto", o perlomeno, non ci sto più: se l'indie è diventato mainstream, DIVANO non ne vuole più far parte.
Il pezzo è un reggae leggero ed orecchiabile, volutamente privo della malinconia che ha caratterizzato il precedente Jocelyn Pulsar, che continuare a ricordare alcune produzioni della Garrincha Dischi (ex etichetta di Jocelyn Pulsar).
Quello che forse più caratterizza la nuova strada intrapresa è il video, realizzato pressoché a costo zero, nel quale Pizzinelli mostra una serie di cartelli, ringraziando addirittura uno ad uno i suoi fan che hanno prestato la propria voce registrando la parola "giovane", creando un coro duepuntozero (ormai tutto quello che si fa con internet viene definito 2.0 anche dove il 2.0 non c'entra nulla, ho scritto duepuntozero solo per aver l'occasione di fare questa critica, ndr).
Se con Jocelyn Pulsar c'era una continua ricerca di un equilibrio vincente tra i delicatissimi e malinconici brani e le "dinamiche del mercato indipendente", qui DIVANO prende completamente le distanze, puntando sul "noi facciamo come ci pare, e chi ci ama ci seguirà".
Funzionerà? Ai posteri l'ardua sentenza... comunque per ora Pizzinelli sembra soddisfatto e per nulla pentito.
L'album uscirà a gennaio 2015, e Pizzinelli anticipa che rispetto allo stile acustico-cantautorale di Jocelyn Pulsar avrà una maggiore importanza la sezione ritmica, ed è l'ennesima dimostrazione che non si tratta solo di un cambio di moniker (anche qui, ho scritto moniker solo per potervi dire che odio la parola moniker e mi sembra ridicolo trovarla scritta negli articoli in italiano, ndr) ma proprio di una nuova fase per Pizzinelli e "i suoi ragazzi", che ci tengono a definire DIVANO un gruppo a tutti gli effetti: il "progetto" Jocelyn Pulsar è definitivamente chiuso.
* avevo postato qui "Arkanoid", ultima traccia di "Frutta fresca nel backstage", ultimo EP di Jocelyn Pulsar, in anteprima assoluta per Blogorroico. Ovviamente in gentile concessione gratuita da parte di Jocelyn Pulsar.
Questo articoletto è una mia spontanea iniziativa, da lui non prendo un euro, spero solo di dargli la visibilità (la nuova moneta degli anni '10, presto pagheremo tutto con la visibilità, altro che i bitcoin) che penso si meriti. Poi se vi piace, se volete ascoltarlo, o comprarlo, quello lo decidete voi. Io vi ho detto che esiste e che penso meriti almeno un ascolto (già che ci siete, ascoltatevi anche qualche pezzo vecchio come Jocelyn Pulsar!)
E' così che ho rinunciato a notorietà e fama come un Francesco Sole qualunque, ma anche alla saggezza e al successo di bancarella come Alessandro D'Avenia, e sono uno sfigato qualunque proprio come Enrico Atti.
Ma ai miei 35 lettori di media sta bene lo stesso.
Quindi, oggi parlo di DIVANO. E non del noto protagonista del salotto per cui ho una predilezione (ben prima delle scopate sul divano di Radio Nebbia... è nato tutto da Massimo Coppola e Brand:New), bensì la nuova band di Francesco Pizzinelli, precedentemente noto come Jocelyn Pulsar.
Chiusa ad inizio 2014 l'esperienza con il precedente progetto* (non senza sassolini delle scarpe), arriva ora il nuovo singolo "Il pezzo è bello se lo canta mia nonna". La band che accompagna Pizzinelli è sempre la stessa (Davide Zozzi alla batteria, Mario Ingrassia al piano e chitarre, Davide Ponti al basso) ma pare che diverse cose siano cambiate.
Il brano, fortemente carico di ironia sin dal titolo, è una sorta di manifesto canzonatorio del panorama indie italiano, del quale lo stesso Pizzinelli ha fatto parte (anche se parecchio ignorato dal resto della scena), e che dal quale ora prende le distanze. Una sorta di "io non ci sto", o perlomeno, non ci sto più: se l'indie è diventato mainstream, DIVANO non ne vuole più far parte.
Il pezzo è un reggae leggero ed orecchiabile, volutamente privo della malinconia che ha caratterizzato il precedente Jocelyn Pulsar, che continuare a ricordare alcune produzioni della Garrincha Dischi (ex etichetta di Jocelyn Pulsar).
Quello che forse più caratterizza la nuova strada intrapresa è il video, realizzato pressoché a costo zero, nel quale Pizzinelli mostra una serie di cartelli, ringraziando addirittura uno ad uno i suoi fan che hanno prestato la propria voce registrando la parola "giovane", creando un coro duepuntozero (ormai tutto quello che si fa con internet viene definito 2.0 anche dove il 2.0 non c'entra nulla, ho scritto duepuntozero solo per aver l'occasione di fare questa critica, ndr).
Se con Jocelyn Pulsar c'era una continua ricerca di un equilibrio vincente tra i delicatissimi e malinconici brani e le "dinamiche del mercato indipendente", qui DIVANO prende completamente le distanze, puntando sul "noi facciamo come ci pare, e chi ci ama ci seguirà".
Funzionerà? Ai posteri l'ardua sentenza... comunque per ora Pizzinelli sembra soddisfatto e per nulla pentito.
L'album uscirà a gennaio 2015, e Pizzinelli anticipa che rispetto allo stile acustico-cantautorale di Jocelyn Pulsar avrà una maggiore importanza la sezione ritmica, ed è l'ennesima dimostrazione che non si tratta solo di un cambio di moniker (anche qui, ho scritto moniker solo per potervi dire che odio la parola moniker e mi sembra ridicolo trovarla scritta negli articoli in italiano, ndr) ma proprio di una nuova fase per Pizzinelli e "i suoi ragazzi", che ci tengono a definire DIVANO un gruppo a tutti gli effetti: il "progetto" Jocelyn Pulsar è definitivamente chiuso.
* avevo postato qui "Arkanoid", ultima traccia di "Frutta fresca nel backstage", ultimo EP di Jocelyn Pulsar, in anteprima assoluta per Blogorroico. Ovviamente in gentile concessione gratuita da parte di Jocelyn Pulsar.
Questo articoletto è una mia spontanea iniziativa, da lui non prendo un euro, spero solo di dargli la visibilità (la nuova moneta degli anni '10, presto pagheremo tutto con la visibilità, altro che i bitcoin) che penso si meriti. Poi se vi piace, se volete ascoltarlo, o comprarlo, quello lo decidete voi. Io vi ho detto che esiste e che penso meriti almeno un ascolto (già che ci siete, ascoltatevi anche qualche pezzo vecchio come Jocelyn Pulsar!)
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mercoledì 29 ottobre 2014
Dopo gli Smiths
E' un po' come essere arrivato dopo Morrissey, dopo "Please please please let me get what I want this time".
Cioè, hai passato anche una canzone che durava più il titolo che la canzone stessa, hai rotto i coglioni a Dio chi per esso (o per Esso, in una questa società controllata ancora dai petrolieri), hai avuto quel cazzo che volevi, o forse te lo sei andato a prendere da solo e pure portato a casa come fosse una pubblicità della Nike (che i vestiti no, ma le pubblicità, ah, come le facevano loro...), e adesso, che cazzo vuoi?
Sarà anche finito tutto, ma nel mentre tu hai voluto quello che volevi, no?
E ora che cazzo ci vieni a rompere i coglioni?
Mi dispiace, è il turno di un altro, per piangere al cielo, e invocare pietà sulle note dei The Smiths.
A te resta Heaven knows I'm a miserable now.
Che palle.
Ti resta solo da cambiare la discografia, e partire da capo.
Hello.
Du maron.
Pensavi che 30 anni fossero serviti a qualcosa.
E forse forse, sono solo serviti ad aggiornare iTunes una decina di volte. E di più.
Hello. Whatever people say I am, that's what I'm not. What's the story, morning glory?
Cioè, hai passato anche una canzone che durava più il titolo che la canzone stessa, hai rotto i coglioni a Dio chi per esso (o per Esso, in una questa società controllata ancora dai petrolieri), hai avuto quel cazzo che volevi, o forse te lo sei andato a prendere da solo e pure portato a casa come fosse una pubblicità della Nike (che i vestiti no, ma le pubblicità, ah, come le facevano loro...), e adesso, che cazzo vuoi?
Sarà anche finito tutto, ma nel mentre tu hai voluto quello che volevi, no?
E ora che cazzo ci vieni a rompere i coglioni?
Mi dispiace, è il turno di un altro, per piangere al cielo, e invocare pietà sulle note dei The Smiths.
A te resta Heaven knows I'm a miserable now.
Che palle.
Ti resta solo da cambiare la discografia, e partire da capo.
Hello.
Du maron.
Pensavi che 30 anni fossero serviti a qualcosa.
E forse forse, sono solo serviti ad aggiornare iTunes una decina di volte. E di più.
Hello. Whatever people say I am, that's what I'm not. What's the story, morning glory?
mercoledì 1 ottobre 2014
I gatti che amano la vita
E poi dove vivo, una città dormitorio dalla quale scrivo
in un paese di ciechi e di sordi - che speri
si rivelino
più cechi e più Sordi quello che credi,
o di quello che vedi
in città dormitorio dove nemmeno trovi da parcheggiare
eppure ci vivi - ci credi?
in quelle tre vie triangolari dove ogni sonno si sembra fermare.
Saranno i gatti che voglion morire
- ma no -
ma la tua vita si svolge su strade molto più lontane,
da dire, da fare
come neanche potessi sentire
il rumore del mare, o una farfalla volare
o semplicemente un treno merci partire.
Che esempi di merda, poi, mica viviamo nelle città Lego
eppure qui l'ego
che nemmeno lego
ci porterà altrove, su ali fatate, o semplicemente datate
a rincorrere eterne chimere
qui, 40 km dalla ciminiere
che luci della centrale elettrica non sono
e non saranno mai
ognuno a rincorrere i suoi guai,
oppure non ci incontreremo mai, ma saremo comunque pronti
anche a non essere amici di Vasco, né Rossi, né Brondi.
Ma le strade davvero qui vanno lontano,
molto oltre questa mano
in un sogno che passa per ogni distributore
nel giorno, nella notte, nell'amore
di chi, di cosa, di che, oh
è passato un cartello, guarda te
come si cambia in fretta provincia, regione, credo e religione
pur di trovare una sola ragione.
Che si vive per raccontare tutto a 40, 30, 20 persone
o anche forse solo una
che i momenti per cui vale la pena vivere non sono quelli in cui respiri
ma quelli che il fiato te lo tolgono
però devi respirare subito dopo, e te lo devi ricordare
sennò è un momento indimenticabile - si ma perché è un infarto
e allora su certe cose non ci dobbiamo scherzare.
Non si scherza sui morti, sui santi, sui fanti,
sugli alfieri e sui re, guai a chiedere perché, su questa scacchiera
e intanto si fa sera
sulle nostre case in affitto, sui sogni emiliani pagati con rate di mutui
e con cartellini quotidiani.
La mia sera giunge al termine, ma non
mai e poi mai
la mia voglia di credere che possiamo
e dobbiamo
arrivare a qualcosa di diverso
perché in fondo lo possiamo avere, un finale migliore
se non altro per trovare un cazzo di parcheggio più vicino a casa.
in un paese di ciechi e di sordi - che speri
si rivelino
più cechi e più Sordi quello che credi,
o di quello che vedi
in città dormitorio dove nemmeno trovi da parcheggiare
eppure ci vivi - ci credi?
in quelle tre vie triangolari dove ogni sonno si sembra fermare.
Saranno i gatti che voglion morire
- ma no -
ma la tua vita si svolge su strade molto più lontane,
da dire, da fare
come neanche potessi sentire
il rumore del mare, o una farfalla volare
o semplicemente un treno merci partire.
Che esempi di merda, poi, mica viviamo nelle città Lego
eppure qui l'ego
che nemmeno lego
ci porterà altrove, su ali fatate, o semplicemente datate
a rincorrere eterne chimere
qui, 40 km dalla ciminiere
che luci della centrale elettrica non sono
e non saranno mai
ognuno a rincorrere i suoi guai,
oppure non ci incontreremo mai, ma saremo comunque pronti
anche a non essere amici di Vasco, né Rossi, né Brondi.
Ma le strade davvero qui vanno lontano,
molto oltre questa mano
in un sogno che passa per ogni distributore
nel giorno, nella notte, nell'amore
di chi, di cosa, di che, oh
è passato un cartello, guarda te
come si cambia in fretta provincia, regione, credo e religione
pur di trovare una sola ragione.
Che si vive per raccontare tutto a 40, 30, 20 persone
o anche forse solo una
che i momenti per cui vale la pena vivere non sono quelli in cui respiri
ma quelli che il fiato te lo tolgono
però devi respirare subito dopo, e te lo devi ricordare
sennò è un momento indimenticabile - si ma perché è un infarto
e allora su certe cose non ci dobbiamo scherzare.
Non si scherza sui morti, sui santi, sui fanti,
sugli alfieri e sui re, guai a chiedere perché, su questa scacchiera
e intanto si fa sera
sulle nostre case in affitto, sui sogni emiliani pagati con rate di mutui
e con cartellini quotidiani.
La mia sera giunge al termine, ma non
mai e poi mai
la mia voglia di credere che possiamo
e dobbiamo
arrivare a qualcosa di diverso
perché in fondo lo possiamo avere, un finale migliore
se non altro per trovare un cazzo di parcheggio più vicino a casa.
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