lunedì 2 marzo 2009

perché il titolo è obbligatorio?

...è solo un flash, solo un momento, un attimo di lucidità in una vita che passa.
Oppure l'esatto opposto.
Forse, semplicemente, è che sono nato. Dopo una gestazione di 24 anni. Cazzo lunga eh? Potevano fare un cesareo, senza dubbio. Ma forse sarei nato prematuro.
...come se ora non lo fossi.
E forse è proprio così, sai. Che... ti ritrovi un attimo disorientato. Certo, alla fine non si stava mica male li dentro. Certo, gli spazi iniziavano a farsi stretti, ma mai e poi mai avresti pensato di dover uscire fuori da li dentro.
...e quando esci... un casino di gente, rumore, pianti, gente tutta vestita colorata, gente che è felice e ride (e che cos'avete voi da brillare tanto?), e poi... l'aria, l'aria nuova, respirare, e non sai come si fa, e sei tutto coperto di sangue e altri strani liquidi, e c'è freddo, e c'è tutta questa luce, e ti tengono per aria, e sto bigolo che mi penzola dall'ombelico...
...dai diciamocelo, un bambino quando nasce fa proprio schifo. Ti piace perché è il tuo, come ti piacciono le tue scorreggie. Sono fine come Henry Miller. Ma un bambino... piccolo, brutto, spettinato, sporco di sangue e altri liquidi non ben identificabili, con sto cordone ombelicale e penzoloni, che piange e strilla...
Beh sicuramente ti trovi disorientato, era più facile stare li dentro a galleggiare e ad assimilare lentamente il cibo. Fuori deve respirare. Devi bere il latte. E tante tante altre cose che piano piano imparerai.
E certo, all'inizio sei un po' disorientato. E' un qualcosa inconcepibile, nascere, la vita, vivere, ed è un qualcosa più grande di te. Quanti anni ti ci vorranno per elaborarla e capirla? Forse non basterà una vita intera. Forse è stato soltanto questo.
Certo che la sensazione è anche quella un po' di un grande orologio, e che le lancette abbiano fatto un altro giro, con il tuo stomaco legato li. Come se fosse il primo album degli Straylight Run.
Sai cos'è? Che come se fosse elastico, alla fine tira una sfioppettata, e perde tutti i suoi avvitamenti... e lascia pure che l'orologio giri.
Alla fine, bene o male, vai avanti. Strisciando, magari. Rotolando. Ma vai avanti.
Oh, forse c'è stato un momento in cui non avevo più voglia di vivere. Ma allo stesso tempo, non avevo voglia di morire. Ora, la logica suggerisce che una delle due devi farla per forza. Ma penso di essere riuscito a non fare nessuna delle due, per un po'.
Poi alla fine vai avanti... e basta. Come quando certi giorni non hai alcuna voglia di svegliarti e alzarti, oh e sono tanti quei giorni, ma lo fai lo stesso. E poi rinizi, ricominci. Bene o male. Ma lo fai. Perché è giusto così. Perché va bene così. Perché è giusto che quelle sensazioni tornino di nuovo.
Perchè, si cazzo, non tornerà la Y10 di Saccolo, non torneranno i pomeriggi al viale, non torneranno le domeniche di carnevale, non torneranno i compleanni al green park, non torneranno le serate alle ore 9 alla cabina.
No.
Ma potrebbe arrivare sempre una nissan micra, a sgommare per il maresca, sparando "carenza di basso".
Al maresca si è sciolta la neve, le giornate sono più lunghe, le camicie stanno stirate nel mio armadio, ascolto nuovi dischi, ho serate libere da occupare, tanto serbatoio da riempire, un libro da scrivere, e tanta testa e tanto cuore da usare. Aspetto una telefonata, una lettera, un sms, o tutti e tre, e sempre qualcuno, e qualcosa.
Ma ci sono. E sto andando incontro a tutto questo, ovunque sia.
Avrei voglia di svegliarmi il 16 aprile, presto, tipo per le 6, con un bel sorriso in faccia e leggere il libro di questi due mesi. E poi andare dove saprò.

"Pronto?"
Eh, che domanda. Verrebbe da riattaccare la cornetta. No, probabilmente non sono pronto, ma rispondo lo stesso. E ricomincio.

Tiromancino - Muovo le ali di nuovo

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