mercoledì 12 settembre 2012

L'importanza dei "no"

Ho cominciato a lavorare come "media social strategist" per Tempo al Libro.
In realtà nessuno mi ha detto "ehi ciao da oggi sei un media social strategist"... ma ho scoperto che quello che faccio, in inglese, si chiama così. In italiano non c'è un nome. In realtà mi occuperò anche di altre cose, ma devo dire che principalmente la mia attività sarà questa. Non mi sfamerà, intendiamoci.
Anzi, tecnicamente non verrò nemmeno pagato... o perlomeno, non in euro. Ma questa è un'altra storia. E anche un altro lavoro. E ve ne parlerò a tempo debito.

E insomma, la conoscevo già, ma sono ricapitato su questa pagina. L'importanza dei "si" e dei "no".
Che un "si" sia importante, quando proponiamo un inedito, lo capiamo facilmente tutti. Che un "no" sia altrettanto importante, forse è difficile da capire.
Ma vi assicuro, che anche nella mia piccola esperienza, è stato importante.

E mi è tornato alla mente un discorso sempre attuale. Quello su tutti i no che ci hanno formato. Ne parlavo con Waco Guzman, mio amico londinese che in realtà ha un altro nome... ne parlavo pochi mesi fa, ma in realtà ricordo ne parlammo anche anni prima.
Parlavamo di quando questa ragazza dal nome petrarchiano del quale lui si era perdutamente invaghito si rifiutava di rifiutarlo.
Il gioco di parole può deviare dalla questione, ma la questione stessa è davvero chiara, in sè.
Se una non ci sta, deve dirtelo.

Stavo anche scrivendo troppo aulico per i miei standard, nemmeno un cazzo o un vaffanculo. Ma non voglio disperdermi.
Se una non ci sta, deve dirtelo. Una ragazza deve prendersi la responsabilità di rifiutarti, di sbatterti un NO in faccia, di farti male. Una ragazza deve prendere in mano quel coltello e piantartelo nel cuore. E deve farlo. Ti ucciderà, ma poi ti farà bene. E servirà anche a lei: si sentirà in colpa a morte, ma poi ci si abituerà (a volte anche troppo).
Bisogna sapersi prendere le responsabilità delle proprie azioni. Bisogna saper fare le cose che bisogna fare, anche quando questo vuol dire ferire a morte.
Le ragazze, e anche i ragazzi.

E poi va beh, all'epoca Waco aveva 18 anni o giù di li, era poco più che cazzetto.
Ma il discorso resta valido.
Ho 28 anni... dagli ultimi esami paio sano come un pesce. A parte un leggero accenno di stempiatura camuffato benissimo, e qualche capello bianco camuffato altrettanto bene, sono perfettamente in saluto e ho tutti i miei capelli ovunque e del colore giusto. L'erezione c'è ancora tutta con tutto quello che ne consegue, la pancetta è solamente dovuta a troppa birra e riesco a farla sparire rapidamente dopo ogni viaggio londinese, e le mie prestazioni di corsa e bicicletta rimangono inalterate. Se mi ci applicassi come all'epoca potrei persino migliorarle ampiamente.
Non ho VENTANNI, ma sono nei "ventanni".
Nonostante tutto sono andato venuto e tornato più volte (?) (va beh il doppiosenso non troppo voluto è a uso e consumo dell'immaginazione e serve a riproiettarci nel passato, come una banconota da 10 dollari finita nei jeans di Martin McFly dentro la lavatrice e risvegliatasi nel 1955) e riesco a percepire un certo distacco dalla mia epoca dei no.
Perché i SI, all'epoca, erano davvero pochi. E anche guardandomi a ritroso, nonostante non mi lamenti certo, non posso che notare una "carriera" basata più sulla quantità, inteso come "long relationships" e "big illusions".
Dove tutto è ricordato e narrato a dovere per ricostruire una sorta di percorso continuato... quando invece so che i momenti di nulla furono parecchi.
E fondamentali.

Ebbene si, a distanza di anni posso dirlo, ma potevo già dirlo anche 5-6 anni fa... credo che una volta si passi la boa dei 20, che per me resti la campanella dell'ultimo giro della ragione (l'ultimo momento per arrivare nella Q2 della vita, come in formula1, o restare nella mediocrità della Q3 in compagnia di D'Ambrosio, Grosjean, Takumoto, Kovalainen, Karthikeyan... e mettiamoci anche Liuzzi dai) alla fine si capisca rapidamente cosa ci ha formato.
Uno che ho conosciuto diceva "a ventanni devi soltanto sdraiarne il più possibile". E per "sdraiare" intende non solo l'atto di stenderle, ma anche quello di copularci.
Si, forse è un po' così.
Però come sostenevo anche in un'altro post (che appena trovo linko) quelle serate da single post-adolescente sfigato, insieme agli amici, mi hanno formato, e non vorrei scambiarle per niente al mondo.
...beh oddio forse una o due le baratterei...
Ma la sostanza resta quella.
(e poi dai, magari ti becchi anche quella con cui va bene... poi comincia a cagarti il cazzo... quante sere ti saresti perso per lei? se sono quello che sono è anche per aver rifiutato o respinto ragazze rompicoglioni che pretendevano di estraniarmi di fatto dai miei amici... senza peraltro volerlo ammettere)
L'importanza dei NO.
Quante volte? No meglio non cerchi di rispondere perché son stati davvero tanti. Anche recentemente.
"Certo, io stasera ho preso la mia merda" mi confidò Waco, dopo una serata in discoteca "ma tu ne hai presa veramente un sacco".
Probabilmente presi più NO in quella sera che qualcun altro che conosco in tutta una vita.
Ma questi sono NO recenti... vorrei tornare ai no del passato, quelli che forse non c'era l'euro.
Era ancora il tempo in cui ero in grado di fare pazzie in bicicletta, anche ero ancora minorenne, e vivevo in un limbo gestionale in cui mio padre mi lasciava fare quello che mi pareva come se ne avessi 27.
Quindi era normale prendersi su a mezzanotte (all'epoca era tardissimo!) e andarsene fino a Pieve di Cento.
Ad esempio, ci fu Mariangela*... si palesò nella mia vita senza un motivo ben preciso. Non che mi piacesse particolarmente, ma pareva che ci stesse. Mi ricordo comprammo insieme un regalo per un qualcuno. Quando ancora c'erano quelle pizzate nelle pizzerie per festeggiare i compleanni... lei sul momento non mi diede i soldi. Io contavo mi desse la lingua, in compenso.
In realtà scoprii che andava dietro ad un altro. E che probabilmente avrebbe dato la lingua a lui.
Ormai c'avevo dato a mucchio sia con lei sia con le settemilalire che mi doveva... se non che me la ritrovai a carnevale con tutti i soldi in una mano.
In moneta, però. Tutte monete da 1000 e 500 lire. "E io che cazzo ci faccio con tutte ste monete in tasca per tutto il carnevale? Son già ubriaco" dissi a Diego.
Erano solo le 14.30, tra l'altro.

Cosa imparai da quel no?
1.  non darti troppo da fare se una non ti piace tanto, soprattutto se è cessa
2. non mettere mai fuori dei soldi per una figa. oppure, se li devi mettere fuori, valutalo come investimento in funzione del risultato.
(7milalire all'epoca potevo permettermele, comunque) 
3. non farti mai ridare qualcosa durante il carnevale (tranquilli, le mie 7milalire in monete non le persi in giro per il porfido di Cento)

Adesso l'ho rivista su facebook, è un po' diventata una puttanazza, ed è inoltre stupida come una campana. Come allora. Però è proprio che ha lo stesso cervello di quando era minorenne, ecco.
Oppure Emmanuela*. Non ricordo molto di lei, se non che ogni tanto la vedevo, e un mio amico si mise insieme alla sua amica. Io le "uscite a 4" le ho sempre toppate. Quelle che avrei voluto non son mai riuscito a farle. Quelle che ho fatto son state sempre tristissime.
Anche quella fu un fallimento: semplicemente lei non ne voleva. Lo fece sapere attraverso la sua amica. Continuammo a salutarci. Poi smisi di vederla in giro. La rividi qualche anno dopo quando discuteva con il suo moroso riguardo un televisore 32 pollici, in un negozio di hi-fi.
"Ma ti dico che non ci sta!" - "Oh, ci sta, vuoi scommettere?" - "Ah, voglio proprio vedere quando lo porti a casa!" - "Bene, arriviamo a casa poi vedrai che ci sta!"
Mi ha messo una tristezza incredibile questa scena.
Lei avrà avuto si e no venti anni in numero, a me questa scena di convivenza mi ha messo tristezza. Mi sembrava che questa si fosse infilata direttamente nella casa di questo tizio qui senza neanche passare dal via. Dai SI e dai NO. E anche se non conviveva, forse era ancora più triste pensare che a soli ventanni avesse acquisito il diritto di cagarti il cazzo su un televisore che dovevi mettere a casa tua.
Con che diritto? E con quali conoscenza tecnologiche? E con quali misure del mobile? Comunque non la rividi più da allora. La rivedessi ora forse non la riconoscerei. (l'ho vista cercata ora su facebook, si è un po' imbruttita, anche se forse è leggermente dimagrita. peccato aveva delle belle tette.)

Cosa imparai?
1. le ragazze che non si prendono la briga di dirti le cose in faccia non sono da considerare tali... anche se fino ai 18 anni puoi fare una deroga
2. il tuo televisore sceglitelo sempre da solo
3. non far entrare mai una donna nelle decisioni importanti che riguardano casa tua... e se convivete, fai credere a lei di aver scelto la decisione che in realtà hai compiuto tu

E poi ci fu anche Gessica*. Giusto per citarne tre. Anche con lei non parlai mai direttamente. Ma andai avanti a salutarla per anni. Ora abbiamo smesso ma in giro ci vediamo ancora.
(è stranissima quella cosa dello smettere di salutarti. a volte non ti ricordi mai chi è che comincia per primo. molto spesso non c'è nemmeno un motivo. sai solo che ad un certo punto è passato troppo tempo per salutare l'altro... e in realtà ti dispiace pure. e sai che anche l'altro pensa la stessa cosa. vi guardate, da lontano, non incrociate apposta lo sguardo, e non vi salutate, ma è come vi steste salutando. le convenzioni sociali son parecchio strane a volte...)
Anche qui fu la sua amica a dirmi di no. Mi disse "sai, tu non sei al suo livello"... al che, come era mio solito fare (e forse per certe cose non son cambiato troppo) risposi solo con un "ah, ok".
In realtà mi sfogai alcuni giorni dopo con frasi tipo "io non sono al tuo livello perché ti sto cento metri sopra" seguito da "quella che tu vedi è soltanto la mia ombra!".
Mi sa che avevamo guardato troppo Matrix.
Comunque anche queste cose le riferii solo ai miei amici, lei non venne mai a sapere nulla, anche perchè dubito che altrimenti mi avrebbe salutato successivamente.

Cosa imparai?
1. forse è il caso di cancellare la deroga di prima per le minorenni, e davvero il caso di farmi dare il numero di cellulare delle ragazze invece di mandare avanti l'amica (ho smesso con le minorenni, il fatto in questione si riferito a quando ero minorenne anche io, si sa mai che la polizia postale si imbatta in tutto ciò)
2. le frasi da figo sono da figo solo le dici a chi devi dirle, sennò sono solo seghe mentali da nerd

3. le cose bisogna dirle in faccia

Poi ci furono tanti altri no e furono belli importanti, alcuni fondamentali dai quali imparai davvero un sacco. Alcuni erano giustificati, alcuni con motivazioni valide, altre con motivazioni del cazzo, altre volte proprio potevano essere dei si e forse anche per colpa mia son diventati no.
Ma chissenefrega, ho già scritto troppo, volevo fare un post di un tipo, e ne ho fatto un altro, molto simile, comunque.
Ma poi vi siete fatti i cazzi miei e mi siete divertiti lo stesso, mi sa.

* nomi di fantasia che non corrispondono alla realtà. cosa credevate? :)

sabato 18 agosto 2012

nelle puntate precedenti - nella prossima puntata

Utilizzo anche questo blog in maniera personale... d'altronde questo non si tratta di un servizio pubblico.

Nelle puntate precedenti...
Mi ero trasferito a Londra.
Lì avevo trovato lavoro in un ostello.
Ho ricevuto una proposta lavorativa interessante e al tempo stesso un po' avventurosa di cui parlerò prima o poi. In Italia.
Ho lasciato l'ostello. Ho lasciato Londra.
Sono tornato in Italia. A Cento.

Ed entro la fine dell'anno pubblicherò il mio primo romanzo, con Tempo al Libro (che già mi aveva pubblicato un racconto nella Giovane Antologia Faentina).
Se vi interessa... seguitemi da qualche parte (tipo qui), vi saprò aggiornare.

Ecco, poi ci sarebbero tante tante altre cose da raccontare, o narrare, di questo agosto. Che mi ha strappato da una triste scrivania per portarmi su un'altra scrivania (ma molto meno triste).
Un agosto che finalmente, in un qualche modo, sa di estate, anche senza Olimpiadi, che anche se è cominciata in ritardo, ha già il suo perché. O forse è cominciata quando doveva cominciare anche se ho fatto fatica ad accorgermene.

Il sole tramonta tutti i giorni, e tutti i giorni rinasce (a parte quando c'è molto nuvoloso e molta nebbia, e so che tornerà a succedere).
L'estate mi sorride furbescamente, anche se so che arriverà l'autunno e non sarà così cordiale.
E per una volta gli aerei e i treni non sono qui a mettere distanze, ma solamente a scandirmi le settimane.

Nella prossima puntata:
- che lavoro andrò a fare?
- resterò a Cento?
- quando uscirà il libro?
- come si chiamerà?
- di cosa parlerà? (parlerà di Giulio, ndr)
- e poi?

...ma forse non proprio proprio nella prossima. ma tanto cosa avete da fare di meglio?

martedì 7 agosto 2012

mercoledì 20 giugno 2012

Sarebbe bello

IO CRED(ev)O - 17 maggio
Credo nelle rovesciate di Gattuso, e nei riff di Beppe Maniglia.
Credo nello sbrinamento del freezer, anche se effettuato da me stesso con la collaborazione inesistente di tre donne.
Credo che i soldi spesi si possano a tornare a guadagnare, mentre il tempo speso male non torna più indietro.
Credo nell'SMS del padrone di casa, che ogni due settimane mi ricorda di pagargli l'affitto.
Credo che si possa trovare lavoro. Sempre e comunque.
Credo che le capacità di una persona prima o poi da qualche parte devono venire fuori.
E credo che se questo alla fine non debba succedere, non abbia nemmeno più di tanto senso vivere.


NON E' UN PAESE NORMALE - 6 giugno
E' come se mi avessero tolto qualcosa.
Non so "chi" e "cosa"... potrebbe essere comodo uscirsene con un "loro mi hanno tolto il sorriso" ma poi bisognerebbe specificare chi sono "loro" e quand'è che effettivamente mi hanno tolto questo presunto "sorriso".

Certo, non è stato il terremoto.

Certo, non può essere colpa di un terremoto, che per quanto abbia segnato un territorio, ha colpito solo parzialmente la mia città, distruggendo veramente poco.
Certo, ci sono un sacco di danni.
Molti dei quali riparabili.

In un paese normale.

E sta qui il problema: non c'è più un paese normale. Non lo è più l'Italia, non lo è più Cento, se mai lo è stato. E se mai c'è Stato.


ANIDRIDE CARBONICA - 16 giugno
"Messi è il più grande giocatore di sempre, ha il calcio nella testa."
Mavvaffanculo.
Non so cos'è peggio, se la la rappresentativa del Portogallo che ho nei dintorni.. o me stesso.

L'ubriaco attacca bottone, la tipa da corda, l'altra tipa risponde, il tipo viene svegliato per confermare un'improbabile verità su qualcosa di vagamente calcistico. L'altra tipa dorme, e si sveglia per telefonare ad un'amico fintogay a cui raccontare la serata.
Io sono già sveglio e ascolto Le Luci della Centrale Elettrica.

E si schianteranno in volo ancora su di noi le freccie tricolori come quella sera, anche se tu tipa numero uno ti volti e l'aumento di volume ti impaurisce delle mie cuffiette ti impaurisce, quasi.

E' stato quasi come avere ventanni ancora, ma invecchiamo sempre di più, se c'era una campanella è già suonata, e questi sono solo tempi supplementari insperati...


HOT TEA - 20 giugno
Il giorno che riuscirai a trasformare insuccessi e fallimenti in successi e realizzazioni, otterrai successo e realizzazione... o forse no.

(Una volta queste frasi le pensavo alla sesta birra, adesso mi basta un the caldo. Sto invecchiando...)

Ho appena realizzato un collage di interventi: non c'è qualcosa che voglio dire di specifico, è che mi da fastidio buttare via tutta questa roba, un po' come mi da fastidio buttare via la roba dal frigo... sono come un maiale, non butto via niente. 
Voi direte "ma no il detto è: del maiale non si butta via niente" e vi dico "ma perché avete mai visto un maiale buttare via qualcosa? ah si? e che cosa? e ditemi, fa anche la differenziata? e paga la TARSU anche?"

Che poi già questo fa parte del collage di vecchi interventi ma è nuovo. Quindi... dove voglio arrivare?


Non ci avevo mai pensato, ma Leo Messi all'Emirates Stadium sarebbe bello da vedere.


sabato 26 maggio 2012

Un terremoto. (Ferri cade e io mi sento scosso)

Riccardo Ferri, classe 1963, ex difensore di Inter e Sampdoria, nazionale italiano ai mondiali di Italia 90. Dopo un'intera carriera a fare gli autogol in serie A, e a farsi citare da Ligabue in catastrofistiche cover dei REM, è finito sulla mia libreria IKEA con le ante in vetro.
Li, plastificato, altezza 9 cm, con la maglia dell'Italia numero 5, con sopra scritto Ferri. Una cosa che non è mai esistita, nè il nome Ferri sulla maglia dell'Italia, nè lui con il numero 5, se non al Mondiale Under 20 del 1981. E ringraziamo Wikipedia per tutte queste informazioni.
Comunque lui è li, fiero, eretto, appoggiato sul piede sinistro, mentre con il destro a girare ha appena spazzato fuori area un pallone spiovente mancato da Van Basten. O da Stefano Borgonovo.

Ma non sto assolutissimamente pensando a tutto questo, soprattutto in questo momento, alle 4.03 di una qualunque notte di maggio, che poi qualunque non è perché ho scelto questo weekend per tornare a casa dai miei cari e dai miei cani, dai miei amici e dai miei mici.
Sono le 4.03, e nella vita uno raramente si rende conto delle 4.03, di solito sono altri gli orari che ci restano impressi, tipo le 8.30 di mattina, le ore 18.00 di sera, al limite le 20.45... le 4.03 non se le caga nessuno, e nemmeno io, in quel momento.

E poi, le 4.03, o 4.04 a seconda della interpretazione, si nobilitano. E diventano un orario storico, da restare impresso sugli orologi. Specialmente quelli dei campanili della provincia. Il rumore è violentissimo, sa di legno, mura, terra, plastica, e praticamente è come se un furgoncino dell'Ikea impattasse in un fosso. (questo spiegherebbe un po' anche il fango a San Carlo, peraltro)
E Ferri, cade. E' la prima cosa che cade, mentre dietro di lui tutti i libri di Fabio Volo, oltre agli altri della libreria, si accasciano di lato.
(Dovevo aspettare ad estrarre l'autobiografia di Perry McCarthy e l'ultimo di Palanhiuk. Il vuoto di cultura è stato fatale all'equilibrio del ripiano.)

Magnitudo 5.9. Venti secondi, hanno detto. A me sono sembrati due. Alla faccia di chi "sono sembrati interminabili"... si vede che non avevate un cazzo da fare, io in quei venti secondi ho fatto un casino di roba, e per me sono volati.

E poi si ferma tutto. La scena è al limite tra il pacchiano, il ridicolo e il surreale, perché sono le 4.04 del 20 maggio 2012, ed è in fondo una sceneggiatura talmente banale che non la vedreste mai in nessun film. A meno che.

Fuori i cani abbaiano, tranne il mio. Gli antifurti delle macchine e delle case suonano, tranne i miei. La gente scende in strada. Tranne me.

- Ok ho fatto una perizia a usta dell'entità del terremoto, forse l'ho un po' sottovalutato, d'altronde ero impegnato, e credo che gli effetti alcolici del matrimonio al quale ero stato invitato si siano stati prolungati, c'erano anche altre priorità di sicurezza, e in ogni modo non ero solo in casa, e credo che sarei stato avvertito se una crepa avesse minacciato una qualche trave portante e/o importante -

Iniziano le scosse di assestamento. Perché il terremoto è così, neanche il tempo di arrivare e già si deve sistemare. Noi invece restiamo scossi molto più a lungo. E per assestarci ci mettiamo molto di più.
O forse no, o forse si, o forse non importa, a un certo punto arriva anche "la seconda", che non è forte come la prima, ma è forte come la prima. Cioè non è esattamente forte come la prima, ma è dello stesso raggruppamento di intensità. In che senso? Insomma non mi sembra il caso di litigare a magnitudo 4.9. Forse non è il caso di fare nemmeno altre robe, ma vabbè.
Non pare nemmeno il caso di uscire di casa un'altra volta.
Nel mentre mio padre aveva raccolto i cocci di non si sa che cosa, penso a quella bellissima ed enorme lampada spenta da una vita. O forse un quadretto.

Poi finisce tutto, e tutto continua, proprio come un romanzo, probabilmente in uscita nel 2012, ma questa è un'altra storia.

Apro il mobiletto delle grappe, dove erano state spostate di recente per essere messe in salvo dal cane: ha funzionato benissimo, solo una grappa della Val D'Aosta è crollata di lato, ma è rimasta all'interno. Intatta. Mobiletto pensato per proteggerle dalle (dis)grazie del cane, ma utile contro il terremoto: sempre natura era.
La prevenzione ha vinto sulla natura: e per ultimo, l'alcolismo potrà tornare a trionfare su tutti noi.
A proposito, il mio cane dorme beato, e viene svegliato con violenza (e qui mi chiedo se sa essere più violenta la natura o l'uomo) per essere portato in giro per Cento, mentre io mi mangio beatamente i miei biscotti al cioccolato inglesi osservando come la città si sia già animata così presto. Cioè a dir la verità son nemmeno le 7 di mattina e in giro non c'è ancora un cane, a parte il mio, ma già andando verso piazza c'è un sacco di... un sacco di pezzi di intonaco sotto i portici, dai quali scelgo di deviare. In piazza è tutto un proliferare di protezione civili e sanbiagini, a volte addirittura contemporaneamente nello stesso corpo.
E di cani.

Nel mentre il mio cellulare è un incasinatissimo bollettino di guerra, si rincorrono notizie di chiese e campanili crollati, persino roba che non ho idea che fosse esistita prima. Pare persino che i cocci buttati via da mio padre fossero di un angioletto. Quando mai un angioletto si è fermato a casa mia?
Oh, davvero tanti "angioletti" ci hanno gravitato, forse anche si sono fermati per qualche momento, di solito prima di essere etichettate "puttane di merda", quindi per quanto mi riguarda quell'angelo può solo essere piovuto dal cielo.
Eh, ma quanta negatività e odio! Che cazzo volete, sta pure piovendo, terzo giorno di Cento, e oltre ad un sisma, è il terzo giorno che becco la pioggia, e ho lasciato l'ombrello dove deve stare (a Londra). Mi pare che un po' d'incazzo sia giustificato.
No, per una volta non ce l'ho con delle donne, a parte Madre Natura, che è sempre incinta. Ho soltanto sonno, e sono stanco.

Poi viene anche ora di tornare a casa, io il mio dovere di cittadino l'ho fatto - cioè non ho rotto il cazzo a nessuno, ho lasciato che tutti facessero il loro lavoro, e ho informato il minimo indispensabile di parenti/amici che stavo bene in modo da lasciare libere le linee ad eventuali soccorsi.

Mia nonna sta bene, due o tre omaretti di legno dal Perù hanno diverse fratture alle gambe, e anche se forse potrebbero cavarsela, temo che per loro saranno fatali. Probabilmente saranno cestinati da mio zio, come cavalli infortunati soppressi da una pistolettata dopo il Palio di Siena. O di Ferrara. C'è anche del vetro per terra, e se per un attimo penso a come della fibra di vetro possa essersi infilata e poi sfilata in uno stabile degli anni 50, in breve realizzo che deve per forza venire da un oggetto.
Tra me e mia nonna abbiamo oltre cent'anni e pochi minuti di sonno, e sono le 7 di mattina: è durissima saltarci fuori, per fortuna lei ha gli apparecchi acustici e io un istinto minimo, e individuo un vasettino di vetro scheggiato. Uno più uno, il caso è risolto.
(Il mattino dopo scoprirà anche che le tazzine del caffè han cambiato posto tra di loro, ma li non si sa mai se sia il sisma o l'età).

Torno a casa mia, e risolvo anche il mistero dell'angioletto. Si trattava di un "putto" in ceramica (vedi che allora il binomio angioletto-puttana non era così blasfemo e così fuoriluogo?) alto una trentina di centimetri, che ora svetta dal cestino dei rifiuti.
Tutto sembra a posto: mi metto finalmente a letto e sono le 8 di mattina (per fortuna che ieri sera ho preso il caffè a mezzanotte), è una mattinata terribile, le scosse continuano e io le sento tutte, così come sento un terribile malditesta da hangover post-sbronza. Alle 11:13 arriva una magnitudo 4.2, una scossa da "top ten": a me basta per svegliarmi, e al mio sorrisone :asd: giallo in cartone, disegnato e attaccato sul muro per il carnevale delle grotte 2008, basta per staccarsi e infilarsi dietro il comodino.
Un'immagine simbolica, la caduta del sorrisone asd.
Ancora più simbolico è che non l'abbia raccolto, e sia rimasto lì, così come i libri piegati.
(Ferri no, lui ho deciso di rialzarlo subito, era il simbolo della rinascita, del rialzarsi)

Da qui in poi è un calvario di ipersensibilità da secondo piano e da malditesta dell'hangover, da accorgersi di tutte ma proprio TUTTE le scosse (anche le magnitudo 2.0), e di una terribile e tristissima domenica, anche sotto la pioggia.

E in mezzo a tutte le voci, c'è gente che dice che è prevista una scossa tra le 19 e le 19.30 e quando realizzi che alle 19.37 arriva davvero, l'unica cosa che dici è...
"beh... però è in ritardo"


(però il mio ha la maglia dell'Italia, non dell'Inter)