giovedì 11 giugno 2015

John Mayer


Alla fine neanche mi mancava troppo, questo blog.

Sono sempre più gli interventi che abortisco. E poi da quando ho ridotto sensibilmente le serate alcoliche infrasettimanali, ormai lo scrivere era solo delineato al fine di produrre, prima o poi un qualcosa di pubblicabile.

Poi oggi stavo sistemando delle cose al lavoro, in questa sala buia, con le luci accese, e ho ripensato a John Mayer.
O perlomeno, a quel senso di intimità di relazione di coppia, quello scoprirsi ancora acerbo, tutte quelle potenzialità... ascoltando John Mayer. Quanto John Mayer nella mia vita.
(Quanto, appunto? E quanto vero John Mayer, e quanto solo il senso di tutto ciò?)

Poi ho ripreso a fare quello che dovevo fare, ho richiuso nella borsa il mio portatile, ho spento la luce, ho lasciato la stanza nella sua penombra, ho chiuso a chiave, e me ne sono andato.

Mi è rimasto solamente, e mi rimarrà sempre, il ricordo di tutto questo. Il senso di John Mayer, anche senza forse capirne il senso veramente.

Un po' mi manca John Mayer, un po' mi manca lo stare insieme a una persona, dopo - e intendo, non prima, non durante, ma dopo.

Ma poi non mi manca una persona, che sembra così, una a caso. In realtà ho tutto quello che basta, e non mi basta lo stesso, allora forse sono io che non mi basto mai, e forse per fortuna è proprio così, che ad accontentarsi siamo sempre pronti dopo morti.

Apprezzare sempre, accontentarsi mai.

Apprezzerò John Mayer sempre, ma non mi accontenterò di John Mayer mai.


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