martedì 5 dicembre 2006

La messa di mezzanotte a Natale & varie altre disfunzioni

…venere non ritorna. MAI. quindi è inutile anche solo farsi venire certi pensieri.
che tanto non tornerebbe indietro nessuno. che tanto qui corrono tutti: se ti senti inseguito dai fantasmi del passato, sei solo tu che stai correndo troppo piano.
e poi io non credo ai fantasmi.
Credo nelle rovesciate di Ganz, e nei riff di Matthew Bellamy…
Credo che prima di mettere la testa a posto, forse bisogna metterla storta. Ma forse è anche vero che mettere la testa storta, se sai già che è una cosa sbagliata, forse non ti porta da nessuna parte.
Certo è che anche il mio letto non mi porta da nessuna parte: però ci salgo sopra ogni sera.
Che paragoni del cazzo. Però mi piaceva, lo lascio.
Sto alternando maiuscole e minuscole, sto proprio utilizzando una licenza poetica che non ho e non potrei/non vorrei/non dovrei usare, ma ci sta bene e lo faccio.
poi dicono che dovrei farci un libro, lo so e lo farò, ma il bello del blog è questa editorialità fai da te e "easy publishing". cioè scrivo una stronzata, e oppalà già la leggono tutti.
un po’ come quando esci con una, neanche il tempo di tornare a casa e già "ci sei insieme". eh ma è il 21° secolo, va tutto così veloce…
…eppure ci sono cose che non passano mai, tipo la messa di mezzanotte a Natale. diomio che calvario. poi sei li, accaldato perché la chiesa è stipata di cristiani da minimo sindacale (quelli di natale&pasqua per tradizione), hai mangiato come un maiale, hai anche bevuto, ci sono tutte queste luci e queste candele, ci sono questi cori… è quasi un trip di sofferenza. però che palle la corale di penzale. bravi eh, ma diomio… dai andate a cantare da un’altra parte. perfavore. io volevo solo andare a messa.
ecco.
ma cosa c’entra tutto questo?
sai che non lo so?
mi stavo chiedendo: riuscirò a imparare dai miei errori? o ciclicamente compio gli stessi percorsi? riuscirò a imparare a non cadere nelle stesse cose? o vado sempre a ricercarmi le stesse situazioni?
sto davvero crescendo oppure no? mi merito un posto sicuro in cui vivere o "non ne sono degno", nel senso che non sono "la brava persona" che sembra che io sia (o che io faccia finta di essere)?
quanto sono border-line da 1 a 10?
dove devo stare?
quanto devo condividere con le persone con cui vivo (in senso lato e in senso alato e in senso a lato)?
riuscirò a darmi un ritmo/uno stile necessario per una certa vita? sarò mai in grado di vivere quello che devo vivere?
qual’è la mia vita?
ecco. eccomi in un "momento soriani". una volta (una settimana fa) avrei detto "eh ma è novembre". ora novembre non è più… sarà sto tempo di merda che lentamente mi uccide dentro. sarà.
certo che a londra è anche peggio. ma almeno è una città più viva di questa. che anche questa poi è una città viva, se la si sa vivere. non è che perché ci sei nato il tuo posto è una merda. diciamolo. smettiamo di dover credere che andarsene dalla propria città natale è per forza figo. può essere necessario, può essere bello, però smontiamo anche questo luogo comune del cazzo.
cento è una bella città, tiè. e smettiamo di dire che i centesi sono stronzi fighetti con la puzza sotto il naso. i centesi sono come tutti gli altri, alla fine, ci sono gli stronzi, i fighetti, quelli con la puzza sotto il naso, ok, forse sono anche la maggioranza della popolazione, può essere. ma non sono tutti così.
certo è che a cento c’è una mentalità ancora paesana,ma collocata in una piccola città. ovvero: non siamo il piccolo paese dove te ne devi andare per forza, perché qui, alla faccia di chi va di continuo a bologna, c’è già tutto (o quasi, a parte il rivenditore ticketone, il centro fastweb, il centro telecom, e altre cosine similari).
però c’è la mentalità paesana dove ovunque ti giri hai incollato sulla schiena il tuo userID con tanto di genitori, storia, rendimento scolastico, exragazze, compagnie con cui sei uscito, ecc. ecc.
e quello non te lo scrolli: allora o te lo costruisci bene, o cerchi di correggerlo. ma sono cose lunghe e impegnative… chi non ci riesce/chi non ha voglia di impegnarsi in questo allora fuga via verso altri lidi, senza maiscuola.
certo, a volte per ti vengono attaccate addosso delle etichette pesanti o false, e allora è normale "arrendersi". bisogna valutare caso per caso.

mi mancano alcune persone, lo so, è normale. ma venere non ritorna. MAI.
"I miss you, I guess that I should… 3500 miles away, but what would you change if you could?"
Niente. Non cambierei proprio niente di tutto quello che ho fatto.

poi a volte le cose non si mettono come vorresti, perché non si vive a compartimenti stagni, e non riesci a vivere di pippoinzaghismo. perché il pippoinzaghismo richiede una forma costante, che a volte non hai. e il pippoinzaghismo stesso contempla il fallimento. perché può succedere.
poi è vero che l’uomo non deve ricercare la perfezione: nel senso che la deve cercare si, ma non deve aspettarsi di trovarla. è un tendere alla perfezione. e qui ringrazio Giovanni Padovani, mitico e storico prof di Filosofia, che prima di tutto mi ha insegnato a pensare un po’ di più e un po’ meglio di quanto non avessi fatto nei miei 16 anni precedenti.
ringrazio anche Orsi per avermi fatto pensare a questa cosa che era nata dal mio post precedente.
che ci fosse Giulio direbbe: "va beh, ma nel pratico della bumbata della prima volta, la perfezione non puoi averla, quindi tendici pure, anzi, è un bene che tu ci tenda alla perfezione… ma se devi stare ad aspettare di trovarla non bumbi più!"
a volte Giulio è anche una persona seria, nel suo essere Giulio.
e io invece che non sono Giulio, potrei dire citando i Bluvertigo: "la perfezione è un’utopia: ed è per questo che va ricercata".
va ricercata, ma non aspettarti di trovarla su questa terra.

una volta, eravamo ubriachi e minorenni in gita a Salisburgo, e nacque un altergo abbastanza serio sulla differenza tra i termini "cercare" e "trovare". qualcuno sosteneva che fossero sinonimi, io invece ero convinto (e lo sono tutt’ora) che mentre "cercare" indichi un’azione con esito incerto, ancora sconosciuto, "trovare" indica un’azione già con esito che tende al positivo. poi è vero che possono essere usati anche come sinonimi, ma vabè, l’italiano è piuttosto versatile.
sto ascoltando in sottofondo "august and everything after". un album del genere in sottofondo è come usare la birra Du Demon per cuocerci i wurstel. ciao la Du Demon! saranno anni che non ne bevo. sarà da quando ero minorenne, forse.
bei tempi quelli… c’erano meno pensieri: oppure, ce n’erano lo stesso tanto e a loro modo altrettanto seri, eppure c’erano meno problemi. ecco, è questa la differenza: ci sembrava avessimo tanti problemi e in realtà ne avevamo un tot meno di quelli che adesso. ogni cosa che guadagni è una cosa da gestire.
certo, tutto questo se vuoi vivere davvero. perché se ti accontenti di vivere con l’autofreno e il cambio automatico, e magari anche le righine tratteggiate per terra, come in GP-GP2-GP3-GP4, allora forse non cambia molto. ma allora te non stai vivendo, bell’uomo.

boh e poi ci sarebbe tanto altro da dire, a questo punto sacchi non starà più leggendo, e si lamenterà dei miei post sproloqui troppo lunghi. ma se sta leggendo fino a qua si meriterebbe un premio: tipo che io andassi con lui a Milano per gli incubus… si ma fino a Milano… e poi 30 euro… dai, che si accontenti dei verdena all’estragon. E poi sto già ascoltando "il suicidio del samurai".
inevitabilmente BLOGORROIC: un modo inutile per passarsi il tempo invece che studiare.


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