domenica 15 febbraio 2009

Giulio "write it down"

dal diario di Giulio
Ciao, mi chiamo Giulio, lo sapevi già, ora ti ho detto che sono io.
Mi hanno detto: scrivi. They told me: write it down (suona meglio).
Di solito me le scrivono gli altri le cose, non so chi, forse il regista che scrive la mia vita. Chi? Dio? No, credo sia Ken Loach, ma non gliel'ho mai chiesto.
Scrivi. Cosicché la gente ne possa godere.
Cosicché la gente si possa svegliare, prendere il caffè, andare al lavoro, e aprire il Blogorroico. E dire "oh, vediamo se c'è qualcosa di nuovo".
Così. Una piacevole lettura di 5 minuti. Così. Magari fa riflettere. Magari fa pensare. Magari dite "oh ma come scrive bene". Poi chiudete la pagina, e aprite la Gazzetta. Il Corriere. L'Ansa. E poi iniziate a lavorare.
O aprite il libro di elettrotermica anatolica e studiate per il parziale da 7 crediti.
Vi bevete un bicchierino distillato del mio dolore. Ogni mattina. O pomeriggio. O sera. Correggete il vostro caffè con il mio dolore. Vi prendete una piccola dose del mio dolore, la assaporate, e ve la prendete pure gratis. Cazzo.
Beh certo, potrei mettervela a pagamento, e non escludo che qualcuno stia già pensando a un libro su di me (illusi), ma continuo a darvela gratis. Perché? Perché mi hanno detto: scrivi. Mi hanno detto: write it down.
Vomita sulla carta. Vomita sulla tua tastiera. Tanto sono Giulio, e ho un PC. Si ho un fottutissimo PI-CI portatile scassato. Da formattare. Ma chi ha tempo? Chi ha voglia?
Io no: non posso. Io devo scrivere. Al massimo, vomitare sulla tastiera. Parole.
E cosa devo scrivere? Di cosa devo scrivere? Voglio proprio vedere se tornerete a dirmelo, domani.
Mi chiamo Giulio e sono uno smidollato. Che parola di merda - smidollato - fa tanto cartone animato primi anni '90. Sono uno smidollato perché vedo tutta la vita e me la lascio scorrere addosso senza reagire per un cazzo. Mi faccio doccie di sofferenze e di acquaragie. E tutto mi scorre addosso come acqua. A volte magari brucia - l'acquaragia - ma non mi lamento. Sbuffo solo un po'. Sospiro solo un po'.
Sono una sorta di Henry Miller post-moderno, sono una sorta di Massimo Coppola infelice. Non vivo, vivacchio, galleggio, in tutta la vostra merda.
Oh perché sia chiaro, io sarò uno smidollato, ma voi siete delle merde. Non tutti, ma molti.
Tanto per offendervi a gratis tutti e indistamente. Sento che il vostro caffè inizia ad andarvi un po' di traverso. Meglio di traverso in gola che dritto in culo, diceva Ken Loach. Nel sonno. E' per questo che nessuno gliel'ha mai sentito dire. Ho dormito con Ken Loach? No, è Ken Loach che dorme nella mia testa, ha affittato un trilocale. Così fa meno strada alla mattina per venire a dirigermi.
Nessuno mi aveva mai fatto tutto questo. Nessuno aveva mai fatto tutto questo. Beh, semplicemente, forse altre persone avevano fatto altre cose, e semplicemente erano diverse ma forse erano altrettanto belle. O forse, migliori.
Ma niente era mai riuscito a spegnermi, signori... ma come, non eri già spento, direte voi?
Spento no, forse solamente in stand-by.
O forse non ero io. O forse non sono io, ora. Chi è Giulio?
Voglio dire - attenzione perché non mi capirete - l'unica paura che sento è veramente, è quella di non riuscire più a sentire niente. Jovanotti ha anche dei bei testi, a volte.
Ma fin qua, voi direte, e non avete torto, dove sta la novità Giulio? L'hai detto tu stesso che ti sei fatto passare addosso di tutto senza reagire mai...
...è che io, Giulio, ho pianto.
E non è tanto per due lacrime in croce, è perché chi piange soffre, e non è un soffrire in silenzio, è un soffrire che viene fuori. Un soffrire che si lamenta più di te. Insomma... una ribellione.
E allora - allora - allora non ci sto più. Certo, non so come fare, a riaccendermi, dopo tutto questo spegnermi.
Ve l'avevo detto, no, da qualche parte... ve l'avevano scritto, che Giulio soffre di depressione. Che Giulio aveva scelto di conviverci.
Sai, se può servire come speranza, forse ora questa è una partita che non si pareggia. Non vorrei giocarla, ma non voglio perderla. Posso solo vincerla.
Mi chiamo Giulio, il caffè di oggi è meno buono del solito, vero? Ma io devo scrivere, non è colpa mia.
Forse uscirò da tutte le dipendenze. O loro uccideranno me. Una delle due. A sto giro, è una sfida finale.
Mi chiamo Giulio, è questa è la più grossa di tutte.
Oggi il caffè faceva cagare, vero? Su, tornate a studiare, il prof di elettrotermica anatolica potrebbe chiedere la parte sulla compensazione tecnopilifera e voi potreste non saperla.

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