mercoledì 18 marzo 2015

Slip out the back (nove anni fa e dopodomani ancora)


Nove anni fa.
Un amico era preoccupato per la sua ex che affrontava il primo viaggio senza di lui. A distanza di anni, non posso dargli torto. Cioé, ce l'aveva, aveva torto... ma non posso darglielo lo stesso.

A me, ripensandoci, per quel che mi posso ricordare con il mio cervello che perde pesantemente MB e MB di cluster di memoria... mancavano solo i suoi messaggi.
"Solo".
Prima dell'epoca di whatsapp, prima degli smartphone, nell'epoca delle offerte dei 100 sms al mese, andare all'estero era una sorta di condanna a 160 caratteri al giorno, o poco più.
Più o meno, una sorta di comunicato stampa al giorno, più o meno dettagliato ed efficace a seconda della persona che avevi di fronte.
E con di fronte, intendo una fronte che spaziava anche di 800 km.

E a me, mancavano i suoi sms. Cioè lei.

A distanza di nove anni ricordo quei viaggi da Cento a Ferrara, ancora ignaro di quanto sarebbero stati pesanti anche dolorosi i due anni successivi, anche se ora non mi pesano così tanto. Sarà che pesa più il futuro, sempre.
Ma allora averti lontano senza poterti sentire pesava parecchio, e mi sorprendeva anche un po'.

So che non mi stai leggendo. Questi post del cacchio li leggono si e no 30 persone, le vedo le statistiche. E tu non sei tra quei 30.
Se stai leggendo, vuol dire che non sto parlando di te.

D'altronde... prendi Saviano: in quanti hanno LETTO "Zero zero zero", ad esempio?
La gente che scrive è così: magari ti conoscono di nome, di fama, magari hanno letto qualcosa di te... ma l'ultima stronzata che hai scritto non se la incula nessuno.
Grazie a Dio, mi è restata una vita sociale, potrei anche andare a puttane se volessi.
(no, non l'ho ancora fatto, nonostante quello che si può pensare in giro... sembra strano, ma ancora no. pensa te! si può apprezzare l'est europa anche per altri motivi)

E niente, di quei viaggi di 32 km che non si inculava nessuno, e nemmeno io in fondo, non è rimasto niente, nulla, neanche questo post. Solo quel sentimento di futuro che faceva paura ma stimolava.

Faceva paura ma stimolava. Sentivo che stavo crescendo, invecchiando, maturando, e potevo chiamarlo come volevo, ma era importante e necessario.

E ora è tutto diverso, e uguale, o uguale, o diverso, o vaffanculo.

Bastava un tuo sms, una volta.

Ora di cosa abbiamo bisogno?

E' solo questione di tempo, e il tempo non va misurato in 24 ore.


venerdì 6 febbraio 2015

Io, te

Che cosa c'è che non va?
Che cosa c'è che ti davvero fastidio?

Ti osservi gli occhi e le occhiaie, la pupilla è dilatata di stanchezza, e la tua iride è la stessa di quando qualcuno ti ha detto ti amo, tanto tempo fa.
Ti trascini lenta e stanca fuori da un letto, dentro e fuori dal pigiama e da vestiti che non sono mai all'altezza di quello che dovresti essere, ma non fa niente, non verrà a dirti niente nessuno.
Anche i capelli, raccolti in una coda, sono trascurati. Ma non hai il tempo, e soprattutto, la voglia di tenerti dietro, di tenerti da conto, in questo lungo protrarsi.
Ti senti rassegnata, disillusa, ma ancora ti spazientisci in fretta, come se davvero tu avessi qualcosa da perdere. Quando invece, sai benissimo che non c'è: e il tuo spazientire serve soltanto a ribadire un tuo diritto, a rimarcare il territorio, a difendere un qualcosa che non c'è più.
Non solo ti senti gonfia, ti accorgi che lo sei davvero, e non sono le mestruazioni: è davvero il tuo metabolismo che è cambiato, e senza fare attività sportiva, senza prestare attenzione all'alimentazione, la tua pancia non farà altro che gonfiarsi, aumentando in maniera direttamente proporzionale lo scatolone Ikea dei vestiti che non vanno più bene, ma che potrebbero tornare ad andarti bene.
E ormai dentro c'è roba che non metti da 2-3 anni, e che forse non tornerà mai più ad andarti bene, ma non vuoi rassegnarti all'idea di essere stata sconfitta dal tempo, o peggio ancora, dalla tua stessa pigrizia.
Così come non sospetti l'idea che una volta al mese il tuo umore si guasti irrimediabilmente, e che ti senti costretta a tamponare quella tua emorragia. Ben consapevole che è normale anche quel desiderio di maternità che dovresti avere, ogni tanto.
E che invece non hai, e non sai perché. Forse vorresti avere un desiderio che non hai, e questo pensiero intricato basta a farti capire che si, le mestruazioni sono di nuovo in arrivo, con il loro maledetto maldipancia, tutone, divano, e quel sentirti brutta e inguardabile.
Che è un tuo diritto.
Le foto di quando eri giovane e splendente, ventenne ed abbronzata, si fanno beffe di te dalle pareti del tuo piccolo appartamento, insieme a quei capelli lunghi che ora non vanno più di moda.
Per fortuna.
Perché comunque nemmeno ora ci stai dietro, ai capelli.
E nemmeno alla tua abbronzatura. Sia d'inverno che d'estate. E vale lo stesso per la tua pelle. Ci sono già i segni indelebili del tempo che passa, piccoli segni ma inesorabili.
Una volta lui ti ha detto che ti davano una femminilità incredibile, che ti facevano donna, che eri ancora più bella.
Probabilmente te l'ha detto solo per scoparti.
Probabilmente però lo pensava davvero.
Probabilmente ti amava davvero.
E sicuramente è stato così.
Però adesso sorride felice in altre foto su facebook, e non ti è dato di sapere se sia felice veramente nella sua nuova vita, sai solo che è finita e basta così.
Mentre tua sorella sta per diventare madre, tuo fratello sta per laurearsi, e tu resti sempre quella di mezza, quella in mezzo, quella che non riesce mai a trovare la sua dimensione.
Eppure il lavoro è sicuro o quasi, e anche se a volte non lo sopporti, non riesci a immaginarti altrove. Non sopporti la provincia ma non riesci a immaginarti nelle metropoli.
Non riesci neanche più a uscire di casa, a volte, e preferisci un libro, un the caldo, una serie scaricata da internet, tutte cose che riempiono la tua solitudine si, ma di tristezza. Ma quale sarebbe, poi l'alternativa?
Perché di uscire non se ne parla. Uscire poi con chi? Uscire per dove? Sono sempre meno le amiche con cui poter condividere due parole vere.
Non hai più voglia di restaurarti tutta per una fintissima serata, di quelle che sembrano rievocazioni storiche, di tipe molto più vecchie di te che mollano marito e figli per sentirsi libere una sera al mese, in mezzo ad una giungla di uomini disparati e disperati.
Per trovarsi un quarantenne viscido pronto a toccare il culo. Ma che cazzo toccano poi, che lo vadano a toccare a quelle puttane la, che ce l'hanno meglio del tuo, e che con 200 euro se la cavano.
Tanto 200 euro loro ce li hanno, da spendere.
Tu no.
Sfogli con tristezza i voli low-cost, ben sapendo che non ne prenderai nessuno.
E' da tanto che non fai una vacanza.
E' da tanto che non ti ubriachi.
E' da tanto che non hai un orgasmo, che non ascolti Niccolò Fabi, che non ridi davvero, e soprattutto che non sorridi.
Non ti senti amata. Non ti ami neanche più da sola. Inizi a non provare niente riguardo tante cose, sensazioni, persone.
Dicono che stai cambiando, che stai diventando una persona grigia, ma no, no, non è così.
Forse dovresti scopare di più, dicono.
E con chi? Con il primo che passa? Per fare cosa? Per una triste serata inutile, spesso con una persona sudicia e sgodevole che non sa nemmeno scopare come si deve? Molto meglio la masturbazione, ne sei sicura.
Ma anche quella non la pratichi da parecchio. Non ti interessa. Non ne hai voglia.
Ti guardi allo specchio e non ti piaci, sai di non essere più una bella persona, ma cosa ci vuoi fare? Odi anche il tuo eccesso di pensiero, la tua incapacità di vivere la vita per quello che è, e la tua incapacità a reagire a tutto questo.
Eppure un tempo c'è stato anche qualcuno in grado di accorgersi di te, e guardarti. Guardarti davvero.
Ora il cuore è arido, il cielo è grigio, quasi bianco, e nemmeno la neve potrà cambiare il colore che ti senti addosso.
Ti senti vecchia eppure sono solo 28 anni, quasi 29, e non dovresti sentirti vecchia perché non sono trenta, o quaranta, o peggio. Eppure ti senti rimasta indietro, lasciata fuori, e non capisci neanche da cosa.
Il tuo facebook si riempie di fidanzamenti, matrimoni, bambini, e il tasto nascondi non basta mai a coprire tutto quello che non vorresti vedere.
E non sono gli anelli o i passeggini a darti fastidio: è l'idea di restare fermi al palo mentre tutti vanno avanti. Perché gli altri si e tu no? Cos'hai sbagliato?
Un'altra giornata è finita, e ora puoi tornare a sdraiarti nel tuo letto a fare scendere piano le tue lacrime.
Ti stanno per venire - ti sono venute.
Tanto non avevi dubbi, a non fare sesso non si resta incinte.
E' che a non vivere, si rischia di morire.

E se devono venirti a prendere - chiunque sia: Dio, l'angelo della morte, il principe azzurro, o semplicemente Alex Del Piero - possono venire domani, che è il giorno buono.

Eppure sei sicura di non essere da sola: deve esserci qualcuno come te con cui condividere tutto questo. E forse la tua vita avrà senso fino a che non troverai quelle persone.
Forse.
E per ora basta questo per alzarsi dal letto, asciugare le lacrime, cambiare l'assordente, e prepararti ad un'altra giornata, con la grinta che neanche Michela Cerruti quando gioca a Need For Speed Underground.

Dog days will soon be over.

lunedì 26 gennaio 2015

Non sono gli anni, sono i chilometri.

Non sono gli anni, sono i chilometri.
Le giornate sono piene di impegni e accadimenti, mattoni utili alla costruzione di edifici senza alcun scopo. Manca una direzione o un obiettivo preciso alla base delle giornate, eppure queste si svolgono comunque, come se in fondo ci fosse addirittura un progetto ancora più grande, incompreso o incomprensibile.
Nessuna ragionevole prospettiva di sviluppo a lungo termine, piccole situazione brevi ed effimere, a lenire temporaneamente un disagio più profondo e prolungato.
Ho notato che apprezzo molto di più le cose brevissime, per le quali arrivo anche a esprimere la mia approvazione sorridendo, o ridendo. E smentendo i luoghi comuni a riguardo, non è per nulla vero che questo sia per forza un bel segnale.
Non è proprio un segnale.
E' una cosa e basta. Per quanto sia positiva in sé e per sé non deve per forza esprimere un qualcosa su qualcos'altro, che invece, evidentemente, non va così altrettanto bene.
Si tratta di una lunga e prolunga situazione macchinosa, parecchio lenta e complessa, in cui gradualmente si entra in contatto. E tutti gli sforzi per allontanare questa situazione, paradossalmente, hanno sortito l'effetto opposto, avvicinando questo blocco di cose.
Può anche assomigliare parecchio ad una situazione detentiva, probabilmente, una sorta di custodia cautelare, in talune circostanze specifiche.
La libertà esiste nella misura in cui si è in grado di coglierla, esprimendo le proprie scelte.
E' un blocco pesantissimo e terribile, nel momento in cui per l'appunto non si sta parlando di fatti specifici o particolari, e semplicemente, vi è proprio l'assenza totale di fatti, di accadimenti di alcun tipo.
Probabilmente e gradualmente questo blocco di cose andrà a smontarsi, gradualmente, e darà il via, più o meno velocemente, ad un nuovo corso.
Non c'è quindi nessuna reale preoccupazione in tutto questo, è solo una lenta e probabilmente noiosa analisi di ciò che appare da dentro le finestre.
Tutto questo non sarà abbastanza terribile per forzarne il suo corso, durante queste giornate, né per impedire un sonno pressoché regolare.
Il domani arriverà anche domani e tutte queste costruzioni saranno ancora in piedi ad aspettarci, e con pacifica e rassegnazione porteremo avanti un'altra parte di progetto, fino a quando invertiremo le cose.
Forse non a breve termine, ma con la tranquillità di chi immaginerà che prima o poi troverà il modo, proprio perché, nonostante la situazione avversa, ha le capacità di trovarlo.
Buona serata.

Ah e poi è un mese che non scrivo un cazzo, a parte il pippone qui sopra. Ma riprendo, eh.


giovedì 8 gennaio 2015

DIVANO - Rimedi per ulcere in bocca, piaghe nelle gambe, rogna, magrezza, stitichezza e malinconia

Eccoci qui, un altro intervento a parlare di musica. (tranquilli, prima o poi torno ai miei soliti deliri pseudonarrativi e psicoesistenziali).

Il pomeriggio del 31 dicembre mi arriva un bel messaggio da facebook... no, non è una figa, è Francesco Pizzinelli, fresco leader di (dei?) Divano, di cui recentemente ho parlato qui. Mi contatta per donarmi l'anteprima del suo nuovo album, che si intitola "Rimedi per ulcere in bocca, piaghe nelle gambe, rogna, magrezza, stitichezza e malinconia" ed uscirà il 2 febbraio per la Cabezon Records.
Ed è un piacevolissimo regalo di Natale in ritardo (o di buon anno in anticipo... ma esistono i regali di buon anno, escluse le ex 50mila - ora 50euro - delle nonne?).


Comincio ad ascoltarlo, felice di questa anteprima in esclusiva per il mio Blogorroico, e... ed eccomi al primo dubbio: nonostante ci siano parecchie cose in comune, ho assodato che si tratta di un progetto nuovo (vedi recensione precedente)... è giusto continuare il confronto con Jocelyn Pulsar?
Ovviamente, no.
Però è giusto citarlo, questo Jocelyn Pulsar... perché se state scoprendo ora Divano, beh, forse allora vale la pena di farsi un giro su Spotify e Youtube e andare a scoprire quello che vi siete persi nella precedente carriera di Pizzinelli.

8 brani, in questo "Rimedi..." (mi si perdoni, ma d'ora in poi lo abbrevierò così) c'è un respiro parecchio ampio... dal già citato pop-reggae di "Il pezzo è bello se lo canta mia nonna", singolo di apertura, trovano spazio anche una ballata dolceamara come "Canzone di quando va tutto bene", e sonorità rock come nella traccia di apertura "Don Paolo" e in (manco a dirlo) "Smashing Pumpkins". Ogni tanto echeggia un basso funkeggiante... ma prevalentemente direi tanto pop, nel senso genuino del termine, popular... ed è un bel pop suonato. E' un disco che suona da band, infatti, con una discreta cura per gli arrangiamenti, senza che tuttavia questa vada a sovrastare lo stile cantautorale di Francesco.
La vena di Pizzinelli non si smentisce, e così abbiamo una "Dino Valdi" a rendere omaggio alla storica controfigura di Totò, personaggio un po' finito nel dimenticatoio, dopo la sua scomparsa.
Ed è bello notare come ci siano ancora le tematiche di coppia, sempre affrontate da Pizzinelli in maniera pungente e diretta, a volte quasi fastidiosa nello snocciolare la quotidianità senza giri di parole, ma con tanta autoironia.
E forse questi "Rimedi..." funzionano davvero, perché c'è davvero un'energia positiva che fuoriesce da questo lavoro.
"Perché ingrandirsi e diventare grandi, sono due cose diverse" canta Francesco in Smashing Pumpkins. Forse c'è un riferimento a sé stesso?
Non lo so, di certo posso dire che sia riuscito in entrambe le cose: si è ingrandito, nel senso che ha "promosso" gli altri precedenti musicisti di supporto (Davide Zozzi alla batteria, Mario Ingrassia alle chitarre e al piano, Davide Ponti al basso) nel progetto DIVANO... ed è diventato grande: oltre alla maturità anagrafica che inesorabile arriva per tutti, qui c'è anche un lavoro a testimonianza di una maturità artistica... che non so cosa voglia dire, poi: però come tutti i frutti maturi, questo "Rimedi..." è pronto ad essere colto.
In preorder su iTunes dal 19 gennaio, in download dal 2 febbraio... coraggio: i vostri malanni hanno i giorni contati! Parola di Divano.



mercoledì 31 dicembre 2014

I dischi nel 2014 (però, i miei)

Come vi ho già detto ho cominciato a postare anche cose leggermente meno psicotico e più a livello di "articoli", o perlomeno di "post tematici".
Un po' come facevo un tempo, un po' come non ho mai fatto.

E' tradizione di fine anno stilare classifiche in cui elencare GLI ALBUM DELL'ANNO, classifiche che servono principalmente a tirarsela, mostrando la propria cultura musicale, l'essere alternativi e indipendenti nel cassare o rivalutare album e artisti famosissimi o sconosciuti.

Non voglio sfociare in tutto questo, io non sono un esperto di musica, ma dico subito che di album veramente validi ne sento sempre meno... ma va anche bene così. Probabilmente l' "epoca d'oro" della musica c'è già stata, e quindi non serve che ogni anno escano centinaia di capolavori, ne bastano appena un paio, che tanto abbiamo già a disposizione centinaia di GB di bella musica.
Ed è per questo che non farò una "top ten", ma mi limiterò ad un podio. Prendendo in considerazioni solo l'Italia.

3) medaglia di bronzo per Ghemon - ORCHidee
Dopo anni di rap "old school" di alta qualità, Ghemon prosegue il suo percorso e svolta completamente (e forse anche definitivamente?) su sonorità pop e soul, con ritornelli spesso cantati dove sfoggiare le sue indubbie qualità vocali. Una band alle spalle (con tanto di coriste) e un approccio creativo diverso, con brani suonati, ma al tempo stesso le metriche vecchio stampo.
Orchidee è un album orecchiabile, con testi maturi, confezionato in maniera "pop soul" e quindi fruibile al grande pubblico: c'è da augurarsi che ora si accorgano di lui (e pare che finalmente inizi ad essere così), perché davvero non ci sarebbero più scuse.
In Italia sono davvero pochi quelli che compiono un percorso di questo tipo e riescono a produrre musica così interessante.
Difficile dire che questo sia il miglior lavoro di Ghemon, data la diversità con i precedenti: di certo lo preferisco ora, ma come si dice... degustibus.

2) medaglia d'argento per Brace - Puledri nello stomaco
Arriva 8 anni dopo il precedente lavoro dei Mr. Brace. In questi 8 anni Brace ha cambiato città più volte, nazione, mestiere, e ha messo da parte una dozzina di brani, in cui Matteo "Costa" Romagnoli (uno dei più interessanti produttori italiani nella scena cosiddetta "indie", al servizio della sua Garrincha Dischi, a sua volta una delle etichette più interessanti in Italia oggi).
Il risultato è notevole: la voce di Brace si muove bene, a volte in derapata e sui cordoli, in brani che spaziano dal pop al grunge passando per risvolti quasi "alla Beirut", dove le chitarre acustiche si fanno supportare da quelle elettriche, dove i pezzi energici si amalgano alle ballate.
Un po' un disco per adulti che hanno saputo conservare un qualcosa di bambino, dove la semplicità non diventa mai banale, e anzi, lascia spazio ad alcuni testi veramente arguti e pungenti.
Se un Ghemon (vedi sopra) ha dovuto aspettare l'album giusto... questo è già l'album giusto. Brace è già pronto per quello che sta succedendo ora ai Perturbazione... c'è da augurarsi che per avere ciò che si merita non debbano passare 10 anni e passare sotto la produzione di Max Casacci. Perché, davvero, quella di Matteo Romagnoli basta e avanza.

1) medaglia d'oro per Le Luci della Centrale Elettrica - Costellazioni
Il rischio era che Vasco Brondi (colui che si cela dietro il nome Le Luci della Centrale Elettrica, per i pochi lettori di questo blog che non lo sapessero ancora) finisse a fare dei dischi fotocopia, magari con qualche piccola perla, ma sempre più parodia di sé stesso.
E' arrivato Federico Dragogna, chitarra dei I Ministri, e ha rimescolato parecchio le carte in tavola. Il risultato è eccezionale, sia in studio che dal vivo, e ci regala un Vasco Brondi inedito, in una sorta di versione 2.0 (nel senso software del termine), dove la forma chitarra e voce accoglie nuovi strumenti e arrangiamenti.
Ma la novità principali è nei toni, probabilmente: il pessimismo cosmico brondiano scema, e lascia spazio a ottimismo, speranza, e addirittura gioia. Se il primo LP "Canzoni da spiaggia deturpata" resta una perfetta fotografia di uno scenario sul finire "degli anni zero", quest'album, a mio giudizio il suo migliore, rimescola le carte e da il via ad un Vasco Brondi pronto a rinnovarsi senza perdere la sua essenza.
Ero un po' curioso ma al tempo stesso scettico su questo album, soprattutto dopo il singolo "Destini Generali" (forse il brano che rende meno l'idea, molto più legati ai primi due lavori), ma poi non ho avuto alcun dubbio.
E andatelo a vedere dal vivo appena ve ne capita l'occasione. Anche se è un ferrarese. :)



Non salgono sul podio, ma voglio comunque menzionare:
Fabi Silvestri Gazzè - Il padrone della festa
A Toys Orchestra - Butterfly Effect
Riccardo Sinigallia - Per tutti
che sono comunque davvero belli, e meritano un ascolto.

Degli stranieri, forse c'è qualcosa di interessante, magari ne parlo in un altro post... ma onestamente non trovo molte cose che mi abbiano colpito particolarmente. Alla prossima... l'anno prossimo.