Freddo, prevalentemente e principalmente freddo, nelle luci di chi non ha problemi con i limiti dei 30 km/h delle metropoli.
Mura e palazzi orfani delle parole di Vasco Brondi, in una provincia che cambia e non cambia, sempre pronta al lento ma progressivo ricambio generazionale dei bar.
Un passo alla volta, sui marciapiedi sconnessi, laddove i pedoni sono sempre l'ultimo pensiero di ogni cantiere e lavori in corso.
Una leggera ebrezza, quel senso di equilibrio di chi continua gioca a fare il Pippo Inzaghi con l'etilometro, perennemente sul filo del fuorigioco della patente.
Alla fine sei passato al Campari, giusto perché l'Aperol ti ha rotto il cazzo: c'è voluta una vita, ma ce l'hai fatta.
E un'altra Ford che passa, senza nessuna storia, senza nessuna possibilità di entrare mai nel registro delle auto storiche, col suo carico di seggiolini a norma.
Vorresti sbloccare il risultato - ora - ma sarebbe troppo presto. Le partite durano 90 minuti, e a volte anche 180, ma questo è un campionato difficile.
Non segneresti, non segnerai.
Alla fine, avevi ragione, alla fine non è nemmeno un brutto posto in cui vivere. C'è voluta una vita, ma l'hai capito: ce l'hai fatta.
E intanto i bar aprono e chiudono, le macchine passano, le lampadine si fulminano, i marciapiedi si sgretolano, davanti agli assessori comunali e alle tessere elettorali che si riempiono di timbri.
Anche Wilshere ha smesso di giocare, sembra siate rimasti solo tu, Fernando Alonso e Carlos Sainz (senior) a non volersi rassegnare al tempo che passa. Eppure non sei loro, né tantomeno il Kazu Miura, il tempo passa comunque e anche su di te lascia i suoi segni. Inesorabili.
Quanto - è lontana - la pace?
Quanta guerra - ancora - per chi non l'hai mai vissuta - davvero?