giovedì 24 ottobre 2013

Lo sgabuzzino dei pensieri miei (Cento station)

Probabilmente, posso essere a pochi metri da voi, ed essere in un posto che non conoscete. (non so, tipo, uno sgabuzzino riservato al personale, ecco, dev'essere una cosa del genere).

Non avrei mai pensato questo: anzi, si. Eccome. Una lunghissima linea, tipo la Piccadilly Line, che dopo Piccadilly Circus scende giù, velocemente, passando da Acton Town, e poi per Legoland, Hockenheim, Monaco di Baviera, Dobbiaco, Brennero (?), Verona, e infine Cento.
The next station is Cento. Please mind the gap between the train and the members of Città di Cento. VAI IN  M***!
E poi uscire dal treno, essere invasi da uno stuolo di marucas, mamme con il passeggino, impiegati di banca, e uscire. In un posto del cazzo tipo dietro la Pandurera.
E poi a piedi fino al lavoro.

"Milano non è l'America." cantavano i Timoria. Ma Cento non è Milano, dico io. Chi vuoi che lo dica, se non io. E' talmente ovvio che non c'è bisogno di dirlo.

Però se una ragazza può ancora sedersi per terra in un marciapiede a piangere oppure no, davanti ad una macchina di merda che potrebbe essere guasta ma non lo è e sembra un carrozzone uscito da un video degli Arctic Monkeys anche se non è la sua, e magari sta solo fumando, come se fosse a Londra, allora può anche essere che ci sia una qualche speranza, che ci sia un inverno pieno di opportunità, che Cento non sia Londra ma possa essere l'ultimo avanposto di civiltà accettabile prima del baratro sociale che abbiamo proprio lì, di fianco a dove siete voi, o dove sono io. Tipo lo sgabuzzino.

Questo post non è bello, probabilmente non lo capirete, probabilmente di senso non ne ha così come Vasco in stile Jannacci venuto male, però è qui lo stesso perché questo è il mio blog e ci scrivo quel che cazzo mi pare, senza filtri nè censure nè obiettivi di gradimento o letture. Cerco di fare delle belle cose, sensate, e gradevoli, quando spesso ne ho voglia, e comunque vivo con l'arroganza e la presunzione che queste poche righe possano valere più di tanti articoletti scritti male con la presunzione di voler dire chissà che cosa.

"Ma che infamia finire la guerra, e non avanzare vino" (Lo Stato Sociale - Abbiamo vinto la guerra)

sabato 12 ottobre 2013

Mi hanno messo un Gazebo Penguins nel piatto.

Se fosse una canzone dei Gazebo Penguins sarebbe tipo "ho rotto la cerniera della giacca, la dovrò buttare... non si ripara più! come il finestrino della macchina... ma quello lo riparerò! ho rotto con te, non ti riparò più... ma non ti posso buttare!"

Un po' mi dispiace che non sia una canzone dei Gazebo Penguins.



P.S. comunque una volta io ho visto suonare i Gazebo Penguins sotto un gazebo (Pieve di Cento, 2 settembre 2012, ph. Ass. FLUX)