domenica 17 ottobre 2010

Ritorno a casa

C'è una canzone degli Afterhours che non ho mai capito. Si chiama "Ritorno a casa". Praticamente è un pezzo strumentale dove uno racconta/narra/legge/una sorta di racconto.

Non ho mai capito chi sia la voce.
Non ho mai capito di chi sia la storia.
Non ho mai capito se siano la stessa persona.
Non ho mai capito se la storia sia un racconto a sè o se venga da un libro o altro.

Però mi ha sempre affascinato. Se non altro per tutte le cose che non ho mai capito.

Sono quasi due mesi che non scrivevo - e nessuno ne ha sentito la mancanza, a partire da me stesso.
O forse si, qualcuno ne ha sentito la mancanza, ma nessuno me l'ha detto. A partire da me stesso. Probabilmente mi mancava scrivere ma non avevo il coraggio di dirmelo.

D'altronde avere il coraggio di dirsi le cose vuol poi dire parlarsi da solo - e l'unico risultato di parlarsi da soli di solito è farsi prendere il culo da chi ascolta - quindi ora posso farmi prendere in culo da 600 persone o giù di li.
Anche se, che leggeranno, saranno 22 persone, che cliccheranno "mi piace" 6, e che commenteranno, 4.
(e scrivendolo, ho già contaminato la vostra reazione, quindi il risultato non sarà attendibile).

Erano quasi due mesi che ero via.
Quasi due mesi che vivevo fuori da Cento.
Quasi due mesi che vivevo fuori dall'Italia.
Quasi due mesi che vivevo fuori da casa mia.
E quasi due mesi che non guidavo, che non andavo in bici, che non vedevo amici e familiari, il mio cane, e via così, per un sacco di altre cose.
E un po' a sorpresa, devo dire che mi mancavano davvero.

Ma la sorpresa più grande è stato tornare a casa. E sentire l'odore di casa mia.
Tutte le case hanno un loro odore. Tutte. TUTTE. Tutte. Anche casa tua.
Ma quando ci passi 26 anni della tua vita, non lo riconosci più. Forse bastano davvero appena 50 giorni per poter sentire un odore nuovo, intonso, mai sentito prima. Un odore che annusavi da 26 anni, senza mai accorgertene. Mai. L'odore di casa tua.

Poi va beh. Trovi il tuo cane che all'inizio non ti riconosce, perchè ormai è mezzo cieco e mezzo sordo. Ma che poi ti riconosce.
Scopri che sono morte due persone della tua via. E un altro della via di fianco. E un altro che non conoscevi, o forse si ma solo di vista, che abitava sempre li intorno.
Poi che hanno messo su uno spazio pubblicitario nuovo in via Giovannina.
E poco altro... d'altronde, sono solo passati 50 giorni.

Forse è strano sapere di essere a casa, in vacanza. A casa si sta a casa. In vacanza si sta in vacanza. Inizio a chiedermi quale sia veramente la mia casa. E' non è solo una domada di un qualunque ente/ufficio/persona/istituzione londinese, con il quale rispondi con la solita cantilena (appena modificata) "flat 31..." ma è proprio una domanda che ha un che di futurista/esistenziale.

Qualunque cosa succeda, ora, this is london, e io mi sento londinese.
Centese, italiano, e londinese. Perlomeno, fino a quando vivo, lavoro, faccio la spesa e pago le tasse li.
Ma inglese no. E allora, simpaticamente, "andiamo a fargli il culo a questi inglesi".
Qualcuno, che c'è chi definisce eroe e chi no, una volta disse "ora vi faccio vedere come muore un italiano" (era Quattrocchi, su Wikipedia più informazioni, ndr).
Io mi accontento di molto meno. A me basta fare vedere come vive un italiano. E non un italiano a caso. Io.

C'è ancora così tanta bellezza da contemplare... talmente tanta, che prima o poi andrà condivisa. Oh... yeah. Really.

...e poi alla fine il tipo nella canzone degli Afterhours torna nella sua camera e ritrova tutti i soldatini esattamente come quando era bambino.

Io nella mia ci ho trovato la McLaren MP4/6 di Senna ancora li, esattamente dove l'avevo lasciata 50 giorni prima. E non lo so, ma sono belle soddisfazioni.