sabato 26 dicembre 2009

Una passeggiata surreale

Inizio tutto come la scenale finale di ritorno al futuro. Una cosa tipo "dai, cazzo, parti". Il motorino d'avviamento gira a vuoto un po', e poi si ferma. Il secondo tentativo, spegne definitivamente il display del tachimetro.
Un pugno sul volante (è il minimo) e la macchina non si accende lo stesso.
Per una volta che sono in orario, dovrò arrivare in ritardo lo stesso.
Esco dal cancello a piedi, mentre sento risate in lontananza. Temo ridano di me. Ridete pure. Non c'è niente da ridere. Fa ridere, eh, vero?
Si, farebbe ridere anche a me.
Farebbe. Ed è un condizionale che fa differenza.
Esco dal cancello, la strada è tutta neve e ghiaccio, con le mie adidas consunte devo stare attento a non scivolare. Certo, avessi saputo di dover fare questa camminata, mi sarei messo delle scarpe diverse.
Comunque, neve o neve, ghiaccio o non ghiaccio, batteria o non batteria, niente e nessuno mi fermerà. Per fortuna posso fare tutto a piedi.

Poi viene anche il ritorno a casa, ed è la parte migliore. La mia via è surreale, sembra venire da un futuro postatomico, completamente deserta, priva di macchine e piena di neve, così come via giovannina. Tutto è pieno solo del silenzio, intervallato dalle frasi.
Sembra un film - quelli in cui le frasi riempiono le pellicole - ecco sembra uno di quei film dove la gente parla a voce alta senza svegliare nessuno, come se fossero tutte case vuote, le altre.
Sono solo scarpe inadeguate su un ghiaccio luminoso, cappucci, e intanto pioviggina. E tutto questa pioggia domani sarà ghiaccio.

Poi c'è un altro ritorno a casa (e non so se sia un ritorno - perché dov'è la mia casa? - che sia una partenza?).
Vorrei arrivare a casa presto, vorrei andare a letto, vorrei scrivere e stare sveglio fino a domani mattina, vorrei dormire e non andare al lavoro, vorrei fare la cacca, vorrei un nuovo album degli Strokes*, vorrei la macchina con la batteria carica, vorrei tante altre cose.

Dovevo già essere a Londra da qualche giorno, sarebbero stati i primi giorni nella casa nuova, vissuti tutti tra il freddo gelido dei sobborghi e il caldo spocchioso della tube, alla ricerca convinta ma non ancora disperata di un'occupazione, fosse anche solo vestirti da Babbo Natale dicendo "Oh oh oh! Merry Christmas!" non capendo un cazzo di quello che dicono i bambini, giustificandosi con "Sorry, but I'm from North Pole, I don't speak english very well".
E poi un sacco di pinte nei pubs e di jack daniel's in casa.

Ma questa strada surreale, con tutta questa neve, questo silenzio, e queste passeggiate surreali, scritte solo nelle sceneggiature di quei film tipo Love Actually (che devo ancora vedere, tra l'altro), tutto questo me lo sarei perso.
E allora... Londra 4 - Cento 1. Londra 5 - Cento 1.
Tutto quello che vuoi, ma almeno un cazzo di gol, Cento, gliel'ha segnato. E palla al centro.

E poi domani saranno i soliti cazzi e mazzi del lavoro, la batteria scarica, i regali ancora da finire, mille cose da fare in pochi giorni prima del 25, ma questa sera rimarrà per sempre.

Se c'è un Dio, e sono sicuro che c'è, non scarica le batterie delle macchine a caso. E un giorno, quando lo incontrerò, gli chiederò per quale cazzo di motivo tutte le congiunzioni astrali del mio destino debbano passare per i 12 volt della mia batteria.
E per i 90 euro del mio elettrauto.

1 commento:

  1. Almeno un cazzo di gol l'ha segnato,è un po' come il sapersi accontentare no?Alla fine uno è convinto che facendo le cose in grande si diverte di più,ma secondo me son cazzate,uno si diverte quando sa vedere il bello dove apparentemente non c'è!
    Saluti,Gotti

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