lunedì 7 settembre 2009

La società è armata. (a voi che sapete alzare il piede)

Oh ma poi cosa vuoi farci, a una certa età le cose o le fai, o stai zitto. non è che puoi andare avanti a lamentarti.
a un certo punto devi cambiare le cose. o morire tentando di cambiarle.

non ho capito se stia cercando di qualcosa che mi fermi, o di abbattere tutte le cose che possano fermarmi. come se prima dovessi sconfiggere quelle, per poi essere sicuro di non avere più alcun vincolo.
...oppure davvero cerco qualcosa che mi fermi?
certo che, e sono sincero, qualcosa che mi fermi non l'ho ancora trovato.

il tempo sta finendo, e quest'autunno sarà diverso dal precedente. il tempo non è che passi per niente, le cose non tornano mai come prima, e le scelte si avvicinano inesorabili come una pistola alla tempia.

la possibilità della scelta è qualcosa di adrenalinico. un certo tipo di scelta racchiude in se talmente tanto potenziale da renderla impossibile da analizzare in maniera obiettiva.
si apre un ventaglio di possiblità che tende all'infinito, e tutto questo non può essere analizzabile in maniera obiettiva.
il paragone più simile è quello del suicidio, a essere onesti.
e non credo siamo molto lontano da questi cambiamenti, se uno si vuole astrarre dalla questa questione vita/morte.

c'è la vita e c'è la morte, c'è vita e c'è vita.

se penso a tutte le persone che ho conosciuto...

la società è armata. la società è armata, e ci uccide a distanza dentro le nostre case, dentro i nostri uffici.

questo non lo metto sullo spaces, o forse più avanti, e oggi non taggo nessuno. non ne ho voglia. lo scoprirete da soli. giocando alla caccia al tesoro su facebook. se vi piace questa cosa condividitela.

però questo volevo dedicarlo a voi. a voi di 25, 30, 35 anni. a voi persone serie.
a voi che sapete alzare il piede dal gas, a voi che sapete frenare, che sapete dire di no, che sapete andare a casa presto, che sapete quand'è il momento di stare in casa, di svegliarsi prestissimo, e di rinunciare alle cose.

perché noi, noi che abbiamo sempre dato l'anima, che abbiamo dato tutto, che nel dubbio abbiamo sempre schiacciato il gas a costo di attaccarci al primo muro, non capiamo.
perché quella sensazione che ti fa mollare "perché in fondo è meglio così", noi, forse, solo ora stiamo arrivando a sentirla. non so nemmeno se sia brutto, o forse è semplicemente normale, dove il normale non esiste più.
si chiama responsabilità, maturità, esperienza?

o si chiama solamente paura?

fate così solamente per potervi tenere buoni "la capacità del sapersi fermare" e il "se io invece avessi fatto" ?
già, perché se voi aveste provato, e vi fosse andata male, non avreste in mano un cazzo.
o perché davvero a un certo punto si arriva a questo? e se abbandonare una possibilità servisse per averne altre? o forse bisogna solo fermarsi di fronte a un certo tipo di rispetto per gli equilibri propri?

forsei si. si? ah, ho 25 anni, si? ah, la testa a posto? si? si. ah, certamente. invecchiare, crescere, mettere su responsabilità e famiglie, la casa al mare e i parenti e gli zero assoluto e le tombole, e svegliarsi presto.

ma a me non mi uccidete dentro. e non perché non ce la possiate fare, ma solamente perché avete già avuto la possiblità e avete fallito.
probabilmente avrete una seconda occasione, e una terza, e una quarta. comodamente a casa mia, senza problemi. la società è armata. posso essere io, potete essere voi. uno tanto qualcuno paga il suo tributo di sangue, serve per mantenere la specie in vita.

ma io non la pago la vostra crisi, mi bastano le mie, e sinceramente, non se sia meglio marcire dentro in un ufficio lezzoso, farsi marcire dall'esterno in sporche bettole di debiti annunciati.

(non so se alzerò il piede. nel dubbio schiaccio sempre il pedale, però. quando avrò un buon motivo per rivedere il tutto, allora, ne riparleremo... se c'è un motivo...)

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