lunedì 20 luglio 2009

Un popolo di pensatori perverso, spietato e cinico (certe notti il cane va lasciato dormire fuori)

Mi sveglio, in un bagno di sudore. A fianco a me il solito muro bianco, sporcato da uccisioni di zanzare e altri insetti, e macchiato da lenzuola acquistate al supermercato. La luce del giorno entrà già con decisione, perché se la tua giornata lavorativa comincia in trenta minuti, la giornata del sole è partita almeno un paio d'ore fa, ed è già bella carica.

Tutto comincia appena qualche ora prima, non sai nemmeno dire quante, forse solo 8, più realisticamente 6, magari 48, o forse molto di più e si parla di giorni.
Stavolta non c'è una ragazza (ma come, c'è sempre una ragazza!) o qualcun altro. Eravate solo tu e il tuo cane.
Se giri di notte lo sai. C'è sempre qualcuno che gira con il suo cane. Decine, centinaia, migliaia di persone con problemi. Insonnia, alcolismo, depressione, reumatismi, obesità, artististimo, malattie sconosciute, o semplici perversioni, o fughe dalla frustrazione della vita quotidiana. Persone che condividono questa loro "passione" (in senso Gesucristico) con il proprio animale, che si vede costretto a seguire il padrone. Fuori. Dove? Non si sa. Non è importante. Fuori a passeggiare.
Quelli che di notte girano con il cane... non è solo un gruppo su facebook. E' un popolo pericolosissimo.
E' un popolo di pensatori perverso, spietato, cinico, che analizza in maniera socioantropologica paesi, città, persone, abitazioni, strade, automobili, locali, usi e costumi. E li cataloga nel proprio cervello. E poi lascia che il cane caghi liberamente sul tuo marciapiede. Cosicché tu la possa pestare, ancora bella morbida, appena qualche ora dopo.
Ok, più che un gruppo di Facebook inizia a sembrare una canzone di Napo dei Uochi Toki.
Comunque... cari amici... saltuariamente faccio parte del club anche io. Avevate forse dei dubbi a riguardo?
Cento è diversa a una certa ora di notte. Finestre aperte, e silenzi, e infermiere che cominciano il turno in ospedale, e donne delle pulizie. Ed operai che cominciano il primo turno in fabbrica.
Cento è una bella città poco dopo l'alba, si.
Quando ancora è vuota, vuota dai suoi abitanti di merda, quando i suoi governanti di merda ancora dormono. E allora puoi sognare, stanco morto, a occhi aperti.
Sei il padrone di una città deserta.
Puoi sognare un posto felice, dove convivere con la tua moglie inglese e i tuoi 3 figli bilingui (hanno già detto tutti e 3 però che vogliono giocare nella nazionale inglese, cacchio, però non ti dispiace nemmeno troppo). Tutti caricati sulla Vauxhall Meriva. Che però hai venduto. Per una Opel Meriva. Cosa cambia? Nulla, solo la guida. Che è a sinistra, finalmente.
Poi è possibile lavorare felicemente a Ferrara, Bologna, o a cavallo di questi posti, magari girando anche un po' con la tua macchina. Con una moglie traduttrice. E felice.
E tre bambini, che invece che sognare Beckham sognano Rooney, Gerrard e Owen (eh va beh d'altronde qualcuno avrà preso dal padre). E comunque tifano Chelsea.
E poi si ascolta "A Weekend In The City" dei Bloc Party mentre si fanno le gite fuori porta. E toh, mah si, viva l'Italia, qualcosa di Battisti, magari o gli 883. Di una volta.

Poi ti svegli tutto sudato, e nel tuo letto vuoto, nessuna moglie bionda e pallida, nessun bambino con una cresta bionda e una maglia bianca. Solo, nessuno al tuo fianco. Un muro bianco sporco segnato dalle morti accidentali di zanzare. Il sole che è già sorto da un pezzo. La tua giornata lavorativa che sta per cominciare. Giusto un po' di sangue al naso che fa tanto indie rock a variare la tua monotonia.
Forse la questione è semplicemente un'altra, per fortuna che l'ho capito in tempo.
Gli alcolici non vanno bene con i medicinali, nossignore.

E soprattutto, certe notti il cane va lasciato dormire fuori.

martedì 7 luglio 2009

Cokers outside the hospital doors

31/08/201X
Sai? E' quel senso di impotenza, a rendermi, per la prima volta, nervoso. Agitato. Proprio l'unica volta che non devo e non posso fare nulla.
E' tutto così strano. E' il momento più importante della mia vita, o perlomeno, la sensazione è questa.
Proprio mio figlio, poteva esserci solo di mezzo mio figlio, perché succedesse questo.
Io (Giulio?) che me ne sono sempre fregato di tutto e di tutti, che me ne sono sbattuto passivamente di tutta la mia vita, ora sono qui, a snervarmi. Per qualcosa in cui non posso fare nulla.
Volevo essere con te in sala parto, a stringerti la mano forte. E magari a prenderti per culo... "amore, è il momento più bello della tua vita..."
"Giulio... VAI A CAGARE!"
Però volevo essere li.
No, non si può, in sala parto qui non fanno più entrare. Pazienza.
Forse, tra il caldo, la bassa pressione, la tensione, e il sangue, sarei anche svenuto. Non ti sarei stato certo di aiuto, allora.
Forse è meglio così.
Non volevi partorire in agosto. Nemmeno in settembre. Figuriamoci il 31 agosto, che è pure a metà. Volevi partore in aprile. In primavera... eh ma si sa come vanno queste cose. Mica si può programmare tutto. C'abbiamo provato, no? Ma il colpo buono è venuto solo in inverno... e aggiungi 9 mesi...
Ed eccoci qua.
C'è umido, c'è caldo, non si respira, eppure sono solo le 9 di mattina. Sarebbe un buon momento per una paglia, se fumassi. O per una birra. Nonostante il caffè, e la colazione, e il fatto che sia sveglio dalle 4.30.
Ma ti farei schifo se entrassi in sala parto con l'alito che sa di birra. Poi me lo ricorderesti per tutta la vita. "Mentre io ero li che facevo nascere nostro figlio lui era a bere... AH!" e allora niente birra. Poi alle 9 di mattina. Che figura.
Allora Coca-Cola. Con la caffeina. Per stare un po' più sveglio. Fuori dall'ospedale. A scrutare questo cielo che non promette nulla di buono.
Cokers outside the hospital doors.
Yes.
Mi viene su un ruttino. Spero di non farlo in sala parto. Quando mi faranno entrare. Per vedere mio figlio. E la sua splendida mamma.
L'umido, il caldo, il malditesta, l'ansia, il sudore, l'agitazione, la polo che mi si attacca alla pelle, il sole che picchia sulla fronte. E la mia famiglia che nasce.
Non credevo che la Coca-Cola potesse avere un sapore così buono. Non credevo che potessi essere ancora qui con te dopo tanti anni. Non credevo a tutto questo.
Ho messo la macchina dove non dovevo - mi faranno una multa.
Ora devo rientrare, mi sa che sono padre.
Grazie.

dedicato a te