martedì 31 marzo 2009

QUESTO DOMANI

RadioScoziaLibera plays Subsonica - Questo domani


L'acqua. L'acqua calda sulla faccia. Quasi a lavare via, quasi a bollire, ogni singola impurità, non tanto del viso di Giulio, ma proprio di Giulio stesso.
E poi asciugarsi, di fronte allo specchio tutto appannato. Guardarsi negli occhi.
Stasera o si vince o si muore. Gli occhi sono iniettati di voglia. Voglia di vivere, voglia di sfogare la rabbia, voglia di sfogare il rancore, voglia di sfogare la rabbia. Voglia.
Esce dal bagno con l'accappatoio, e si veste. Camicia bianca. Camicia bianca d'ordinanza.
Sua madre lo guarda, urla, e piange.
E' un pezzo che ha perso il controllo delle cose, ormai è tardi. Giulio esce: dove va, non si sa. Quando torna: non si sa.
Giulio sale in macchina, non è la sua, ma non è nemmeno quella di Gritty, Cisco, o BREERAA!!, e attenzione che non è un dettaglio poco trascurabile questo.
Intorno a loro, una città immersa nel freddo aspetta pazientemente l'alba: ma è ancora lunga la notte che porterà al domani. Oh, cazzo, si.

Intanto tu sei fuori. Sei fuori con lui. Eh, lui sembra carino, sembra gentile, sembra simpatico, sembra davvero un bravo ragazzo, invece Giulio era così strano. Era così particolare. Così stronzo anche. Così... così che era solo un amico. Che gli volevi tanto bene. Ma qualcosa di più... eh no. Invece lui sembra così... oh...

Via! Sulla Grande Punto del nuovo amico di Giulio (un incensurato del quale non possiamo rivelare il nome) è stata prevista una bottiglia di vodka, a cui attinge quasi esclusivamente solo Giulio. Eh perché l'Incensurato guida, e chi guida non beve. Luci, tachimetro che sale, campagne che scorrono di fianco a bar e aziende meccaniche della provincia. Praticamente come ascoltare un album de Le Luci della Centrale Elettrica a velocità doppia. E a stomaco vuoto.
Che forse con Vasco Brondi c'entra poco, oh, ma con la vodka, si lega parecchio bene.

E la tua serata sembra andare benissimo. Oh si, davvero... poi ti offre anche da bere... certo che c'è freschino fuori... si, vai a fare un giro con lui. Ti porta in un bel posto, dice. Come sembra carino... così scherzoso... allegro... solare... sembra anche dolce... che bel posto dove ti porta... sembra così sperduto... però è bellissimo... soli voi due...

La madre di Giulio, piange, sul divano, tra Ballando sotto le stelle, e altri canali a caso, che mentre un comico faceva ridere, la sentono che piangeva, come dice Jovanotti, ma Giulio non tornerà per lei. E tanto, già lo sapeva.

E bum! Esplodono le luci e i bassi della sala, Giulio è lanciatissimo, come uno uscito dai box ai 180 con poca benzina e le gomme nuove, e si lancia in mezzo a ballare attaccato a non ha capito neanche cosa siano, se siano ragazze o altro... la bottiglia di vodka? Giulio l'hai già finita in macchina.
E l'Incensurato, segue a ruota, lui senza alcol, non ne ha bisogno, lui sa fare, lui segue Giulio, lo usa come cavallo di troia, anzi, di cavallo di troie, segue a ruota e fa l'amico figo di quello jolly ubriaco. E vai! Un pezzo dopo l'altro, senza ricordarne il nome, uno dopo l'altro, e quella che sembra starci, come si chiama? Chi è? Non ha importanza, è gnocca anche l'amica. Giulio se le confonde.

E nel mentre tutte le colonne di tutte i palazzi sono ferme immobili, mentre le mura di tutta la città ascoltano in silenzio, mentre in una qualche parrocchia si prova un balletto hip-hop, mentre le lancette dell'orologio restano ferme immobili, mentre gli alberi già spogli vegliano sopra cumuli di foglie secche.
E la musica continua, la musica della discoteca, la musica hip-hop, la musica della finale di X Factor in prima serata, la musica dell'autoradio di lui.

E Giulio mentre balla ha un flash, un attimo di lucidità in una vita che passa, e si ricorda di te, e non sa dove sei, e non sa cosa fai, e non gliene frega un cazzo, ma ti pensa.
E tu sei in quella macchina, e ora il tuo lui si ferma in un parcheggio, ma è strano, ora ha un sorriso che sembra strano, e non sembra più quello di prima. Sembra che... ma no, non può essere.
L'Incensurato ha già beccato una. L'ha già marcata ad uomo. Lingua in bocca. Palpate. Si, insomma, è solo questione di tempo, poi se la porterà a letto.
E Giulio poi di te se ne frega, balla, balla, balla, si, proprio una gran balla, perchè sta dicendo una balla a sè stesso, perché sta ballando, e perché ha preso la balla, oltre che altri due coca rum. Che facevano schifo ed erano annacquati, ma con l'effetto mescola, via andare! Le tipe, forse schivano Giulio, forse ci stanno, forse no, non ha importanza, è tutto una figata, un piacevole flusso, che Giulio vorrebbe non finissse mai, vorrebbe non finisse mai quella serata.

C'è troppo buio nella dancehall. Giulio va in bagno. Tira fuori da una tasca. Venti euro. Prezzo di favore. Si mette in bocca la pastiglina. E torna fuori. Come una formula 1. Con una sosta di troppo.
Mentre tu, piccola, inizi a capire. In quella macchina. Che forse... qualcosa sembrava una cosa... e invece... era un'altra. E... è tardi... oops.
L'Incensurato se n'è già uscito dalla discoteca, accompagnato dalla tipa. Andranno diretti in macchina pure loro.

Giulio torna in bagno. Come una formula 1 che torna ai box. Qualcosa non va.

Giulio si schianta sulla tazza del cesso, di faccia, mentre il cellulare gli vola. E cade.
Tu, piccola, cerchi di scappare dallo sportello, ma lui ti raggiunge. Ti afferra. E cadi.
L'Incensurato scivola su una bottiglia di vodka vuota. E cade. Lei ride.
Piccole ballerine tornano a casa dal balletto di hip-hop parrocchiale. E qualcuno inciampa. E cade.
La madre di Giulio, ha uno spasmo nel sonno. E vola giù dal divano. E cade.

La bocca è piena di vomito, che si mescola al sangue, e Giulio è un uomo in preda alle convulsioni e ad un attacco epilettico, che non può far altro che ingoiare il proprio vomito, senza nemmeno urlare.
Lui ti ha già afferrato e ti sta minacciando, ha un coltellino, tu piccola puoi soltanto stare zitta, e pregare che arrivi Giulio. Giulio. Proprio Giulio. Sembrava carino. Sembrava una bella serata. Sembravano tante cose. Ora tutto si rivela per quello che è. E fa male. Fa male. Fa molto male.
L'Incensurato sta concludendo in bellezza, testando gli ammortizzatori della Grande Punto, appannando tutta la macchina. Ora si riveste e la accompagna a casa.

La città assiste allo spettacolo, zitta immobile e impotente, senza muovere nemmeno una foglia, senza far passare nemmeno un rintocco. Il freddo gelido la avvolge, chietando ogni giudizio, ogni parola, lasciando tutto nella più completa apatia.

Tu sei, a terra, coperta dalle tue stesse lacrime, con i vestiti lacerati. E sono lacrime amarissime. Ora vorresti solamente morire. Ancora di più della morte che porti dentro.
L'Incensurato dorme già a casa sua. Ma prima di dormire, ha come un flash. Si è dimenticato qualcosa?
La madre di Giulio si sveglia. E' agitata. Telefona a Giulio. Il telefono è spento.
Un'ambulanza corre veloce. Al volante un volontario della Croce Rossa, ha appena 20 anni, è la sua prima emergenza, e non è colpa sua.

Silenzio. Il medico resta in silenzio. Non c'è più niente da fare. La sentenza, discutibile, è comunque chiara.

Alle 3.57 del 16 marzo 2009 Giulio è morto.

giovedì 26 marzo 2009

P-P

Vento. Solamente un gran vento di quello fastidioso, di quello che butta la polvere negli occhi.
E poi stanchezza, sudore, puzza, sonno, freddo, pipì, fame, piedi dolenti, vestiti sporchi. Sangue raffermo sulla faccia, a testimonianza di - non ha importanza ora, è davvero l'ultimo dei problemi.
Ci sarebbe da raccontare tutto quello che - da rimettere a posto - da completare ogni cosa che - ma non c'è tempo.
Ci penseremo domani, poi - domani.
Adesso è solo un respiro contro un altro, la sua parola contro la tua, il suo respiro contro il tuo. Ma tu sei a favore di vento, e il suo respiro neanche lo senti.
Vedi solo quegli occhi che lacrimano - ti giuro, è la polvere, ti giuro, per una volta è solo la polvere.
Non mi fare muovere che mi fa male la spalla - si non starmi a chiedere perché, davvero.
Giulio, si è Giulio, si è ancora Giulio - che fine ha fatto? cos'è successo? - è di fronte a tutto. Come se fosse di fronte a uno specchio alla mattina: uguale. Conciato in maniera diametricalmente opposta, ma conciato altrettanto male.
Ma ecco, eccolo. Lo accenna. Il sorrisino indie rock. La supermossa di Giulio.
Tu sei di fronte a lui, e capisci, forse, appena, o forse completamente.
Guarda che Giulio non ha davvero più niente da dire, è che ora tocca a te. Si si - tocca proprio a te, davvero.

Le parole che stai per dire segneranno il resto della tua vita. Bella responsabilità, eh? Per fortuna non te ne rendi conto. Forse.

"Is it just a dream? Or is it true?"


Il vento, il sole, il freddo, la pipì, RadioScoziaLibera che passa le solite belle canzoni, il giro dell'orologio, i giorni che passano, e tutto questo è ancora in gioco, e questa è la fottuta storia più bella di tutte, perché a nessuno di voi piacerebbe per un cazzo.
Ma a Giulio, in fin dei conti, si. Se non altro... è la sua.

RadioScoziaLibera plays The Cure - A Forest

BLOGORROICO: do you have a life? or are you just living?

venerdì 20 marzo 2009

"e tante cose è ancora come se tu avessi 16 anni"

...si lo ammetto, stavo già per chiudere il mac, mancava un cm alla chiusura dello schermo, quando mi è venuto in mente un brano inedito degli Alpha Alpha. Possiamo dirlo? Lo diciamo.
Si chiamava "Fai te solo dopo le 23", e raccontava di come a volte... ah ma no, non ve lo dico mica stasera, è presto.
Però è bello sapere che per certe cose non cresci mai. Che una pizza è sempre una pizza, che un film è sempre un film, che una birra è sempre una birra. Tu cresci, invecchi, cambi, ma la pizza no. La birra no. I film no. Oppure i film si, ma puoi sempre tornare a guardare quelli vecchi, ecco, non è che volessi parlare di cinema.
Camminare è sempre camminare, una passeggiata è sempre una passeggiata, e tante cose è ancora come se tu avessi 16 anni.

Niente potrà mai essere come il piacere di camminare a testa alta, per strada, magari sotto il sole, senza vergogna. Sereno e tranquillo.
... felice ancora no, ma va beh, voglio dire, è l'ultimo dei miei obiettivi, per quello avrò tutto il tempo che voglio.

"e tante cose è ancora come se tu avessi 16 anni" non è proprio italiano corretto, però tu a 16 anni non è che poi te ne saresti accorto, e poi quando arrivi a 24 magari hai preso una laurea, hai fatto il corso antincendio, il corso di contabilità, hai pure preso la patente B e la licenza poetica.

BLOGORROICO: ...e perché no?

lunedì 16 marzo 2009

EA l'imbianchino

Ci sono quattro S in questo marzo: strano - sconvolto - spento - smontato.
Mi rendo conto che questo blog è una palla incredibile, non so come facciate a leggerlo, gli ultimi 5 interventi sono praticamente uguali, e sono praticamente patetici. Però credo rendano perfettamente l'idea, a pensarci bene.

Ma tornerò a farvi divertire, almeno per oggi.

Ore 14.20, stavolta invece che a fare zapping sulla Balivo, non so bene perché sono su Raiuno, a guardare un qualche TG di Economia. Perché? Non lo so, ma squilla il cellulare. Anzi, vibra, che non mi piace disturbare il mondo con la mia suoneria, anche se è la bellissima sigla di "Walk The Line". Ma, porcomondo - bello porcomondo, saranno almeno 5 anni che non lo sentivo dire - questo non è più Walk The Line, dannazione - no dannazione lo si sente dire più spesso, è molto anni 80-90 ma non è mai tramontato del tutto - e non è nemmeno Sandy The Clown, è la mia fottuta vita, e dura più di 60 minuti.
E soprattutto, non c'è Saccolo in regia. Cazzo.
Comunque, vibra il mio Nokia, e conosco il numero. E' un tipo di Penzale, sulla 60ina.
"Pronto?"
"Pronto, sono la signora *****. Lei è E*****, giusto?"Si, sono Enrico. Mi chiama così solo mio padre ormai, ma bene o male, quello è il mio nome.
"Si... sono Enrico..."
"Sa chi sono, vero? Sono la signora ******"

Beh, certamente. Certamente no. Forse la conosco di vista, in ogni modo conosco il marito, faccio finta di si.
"Si si... certo... mi dica..."
"Eh volevo chiedere... per i soldi... per quella fattura... se lei voleva fare la fattura... oppure se andava bene anche senza..."
Ma c'è sempre da pagare in questa cazzo di vita? E soprattutto... cosa cazzo devo pagare a sto giro?
"Scusi? La fattura... per cosa?"
"Ma si la fattura per l'appartamento di via ******... l'appartamento che lei ha imbiancato..."Ok. E' vero che mi hanno appena imbiancato l'esterno della casa. E' vero che mio padre sta imbiancando la mia nuova camera. E' vero che "scrivo canzoni che dedico agli imbianchini". Ma cacchio, l'ultimo pennello l'avrò preso in mano 3 anni fa, giuro. Anche l'imbianchino? Dopo il detective, mi tocca fare anche l'imbianchino? Vorrei fare solamente il comunicatore, grazie.
"Mi scusi... dev'esserci un errore... sono un altro Enrico io... non sono un imbianchino..."

Passano 5 minuti. Di nuovo il Nokia, di nuovo lo stesso numero.
"Salve... è lei E*****?"
"Si... però sono sempre quello di prima..."
"Ah mi scusi... perché mio marito continua a darmi questo numero..."
"Gli dica che sono E***** Atti..."
"Si ma lo sa... è che anche l'imbianchino si chiama così..."
Sorpresa
VERAMENTE? Ebbene si.
Ce n'è un altro. Credevo di essere l'unico. L'unico vivente: sapevo di almeno un altro EA, forse due. Ma erano morti.
E invece ce n'è un altro. Vivo. Ed è pure qua vicino. Si aggira travestendosi da imbianchino. Forse era uno di quelli venuti a casa mia. Forse mi ha rubato dei dati. Delle password, forse. Forse mi ha rubato l'identità. Forse ora lui è me. E io sono lui. E io, quello vecchio, dove sono finito? A imbiancare appartamenti di bianco in nero? Che poi come può lavorare in nero un imbianchino?
Forse ora si possono spiegare molte cose. Forse vive nell'ombra esile della mia "popolarità" riflessa. Una "popolarità" della quale sto pagando solo conseguenze negative. Sapevo che sarebbe stato così, che questo blog mi avrebbe portato più danni che altro, e con esso tutti i miei risultati su Google. E su Youtube.
Forse ora inizio a capire un po' di cose. Anzi, no, non capisco proprio un cazzo come sempre.
Vado a dare una mano di bianco, va.

Ah, se la mia copia finisse su questo blog, mi contatti pure... che poi copia un cazzo, molto probabilmente è nato prima di me. Sono io la sua copia. A questo punto, direi venuta anche piuttosto male.
La prossima volta provate a pulire il vetro della fotocopiatrice.

mercoledì 11 marzo 2009

La luce della centrale giulieca - Del colore che vuoi tu

Queste notti, che viste qui, hanno già il profumo di Londra,
sanno di Bloc Party e primavere e gite e discoteche, eppure hanno il sapore di te,
che è lo stesso del succo al pompelmo, degli integratori, dei 4 salti in padella, del caffè, del cappucciok e del mokkakkcheck,
lo stesso del Martini e dello spritz...
Tutto quello che ha la piega delle camicie stirate nell'armadio, e la piega di tutto il resto della vita,
i voli Ryanair, i viaggi,
i giorni di ferie per stare chiusi in casa, e le vacanze passate al lavoro,
la crisi che non esiste, e tu che non hai i soldi per rispondermi ai messaggi.
Tu che ascolti gli Afterhours, chissà se conosci Vasco Brondi,
vorrei tu ascoltassi anche gli Useless Wooden Toys, e qualcosa degli Oasis e dei Ministri... io sarò pronto per ascoltare te e la musica che fai quando ridi...
Svegliarsi con l'imbianchino che ti spegne la sveglia, andare in bagno e salutare un uomo sopra al tuo davanzale,
tu che hai il sole dentro, vieni a dipingermi la vita, e vieni a dipingermi la camera, del colore che vuoi tu.
Questo giallo un po' più giallo meno giallo, il bandone un po' marrone meno marrone, il cane che non riconosce casa sua, tu che neanche hai mai saputo dove sto... chissà se vivrò qui anche domani... chissà se vivrò vicino a te...
E se sai chi è, salutami Giulio... che non saprà chi siamo noi...
I segreti del lavoro, e i segreti sul lavoro, quello che non si può dire perché di no e quello che non si può dire perché nessuno ci crederebbe, tu che neanche sai che lavoro faccio, e potrei essere un agente della CIA, o un agente e basta, e potrei essere quello che voglio, e potrei essere quello che non sono, e sono tutto tranne ciò che vorrei.
Questa crisi ci mangerà, questa crisi non finirà, questa crisi che è soltanto dentro di noi, andiamo via insieme dove la crisi non esiste.
Tu che hai il sole dentro, vieni ad accendere i pomeriggi tra le 18 e le 19.30. Tu che hai il sole dentro, vieni ad accendere i sabati e le domeniche, quando non dovrai studiare per le tue scuole e per le tue università.
Ti aspetterò, perché ne varrà la pena, ti aspetterò, perché non mi serve il tuo nome completo, ti aspetterò, mentre scrivo il romanzo, che parlerà di me, e parlerà di te...
Non mi vedi in giro per i social network, tu che neanche sei iscritta, e come faccio a dirti tutto questo, io che non ho il tuo msn, e tu che neanche mi rispondi ai messaggi...
Ho le gomme nuove apposta per i tuoi desideri, convertirò il mio conto in benzina, ti porterò dove tu vorrai, o dove vorranno i tuoi, tanto per noi sarà uguale... aspetterò per le mie responsabilità, ho già pagato le mie colpe.
Ma tu, tu che hai il sole dentro, vieni a dipingermi la vita, e vieni a dipingermi la camera, del colore che vuoi tu... del colore che vuoi tu... del colore che vuoi tu...
...pagherò con la mia vita.

martedì 10 marzo 2009

ultimamente non ho dei gran titoli. potrei dire NAFTALINA, tipo

Quella volta che eravamo in corriera a Budapest e prima di me e Cotolino dovevano scendere 70 persone. "Ci mancano solo Tiziano Ferro e il Papa poi sono scesi tutti."
Quella volta che "nuò! nùn lo prende!"
Quella volta che per un compleanno abbiamo regalato un tostapane.
Quella volta del punch al mandarino a temperatura ambiente nascosto tra le foglie.
Quella volta che TLOC!
Quella volta della patente.
Quella volta (quellE voltE) che i sorpassi tra il fosso e i camion ai 120 orari.
Quelle volte che DJ DangerMouse.
E che FIFA 2003 sul cellulare. E che la corriera per FE. E che le lezioni di spagnolo. E che il gruppo medie.

Ti giuro che potrei andare avanti per mesi a scrivere tutto. Questo è niente.

Però, però, nonostante tutto, anche quella volta che la birra il mac "kooks.odt" e la TV.
Quella volta che 8 giorni di alcol.
Quella volta che lui rimase stupito per le tue richieste.
Quella volta che ti resi conto che sarebbero stati gli ultimi tempi per certe cose e certe serate.
Quella volta che a fare il conto sei arrivato a un certo punto e poi probabilmente hai lasciato indietro qualcosa.
Quella volta che hai capito che il vuoto non si riempie con le cose ma si riempie con l'amore.
Quella volta che non avendo abbastanza amore, quel vuoto l'hai stipato di cose che neanche l'armadio di tuo fratello era mai arrivato a tanto (neanche includendo la candela della cresima, gli auguri della prima comunione del 1987, il biglietto con l'assassino di Kennedy e i preservativi a forma di pallone da calcio).
Quella volta che hai registrato un jingle (che poi è uno spot, detto tra noi) che alla fine è anche venuto bene.

Insomma. Non so se ci sarà mai un futuro, un bel futuro, o un futuro e basta. Di certo abbiamo un ottimo passato, e un discreto presente. Che ti piaccia o meno, si sta scrivendo la storia.
Leggere attentamente le avvertenze prima dell'uso.

domenica 8 marzo 2009

Immagina...

...immagina un qualunque momento.
Voglio dire, un qualunque momento che possa generare un butterfly effect. Ci siamo?
Ok: prendi uno qualunque di qualsiasi momenti... e immagina cosa può generare.

Giulio si asciugò le lacrime, e smise di piangere. Si voltò, e sorridendo, per una volta non tanto per la disperazione, ma per la consapevolezza di una grande verità, parlò.
"Sai... la cosa bella, è che ora sto così male, così male da morire, il rovescio della medaglia, è che quando avrò superato tutto questo, avrò veramente tanta felicità... tanta..."
"Giulio..." fece lei, con quell'intonazione che solo lei sapeva fare.
"E sai cosa ti dico? Che io ora ci riprovo. Non mi frega niente... so che sono il migliore, te l'ho sempre dimostrato, e ora te lo dimostrerò ancora. Sarò il numero uno. Come sono sempre stato, ma ancora di più. Sai che posso sorprenderti in qualunque momento, ma ora lo farò come mai non ho fatto. Ti farò vedere tutto quello che sono in grado di fare, come mai non hai visto. Ora... ti riconquisto."
"Giulio... io mi perdo di nuovo..." e lo baciò.
Poi da allora ci furono un sacco di baci, lacrime, sangue, parole, e un sacco di altre cose dolorosissime. Tutto come se lo viveste in un flusso dentro le vene, come un qualcosa che possa svegliarvi urlando nel sonno, come l'ultimo suono di "Session" dei Linkin Park.
Ora Giulio è attaccato a un muro, in condizioni pietose, ma questa è un'altra storia, e non sarà raccontata ora.

Avete presente quei momenti? Non so perché stia parlando di questo ora.
Immaginate che tutto questo sia solamente un 2009 alternativo. Non sarebbe male eh? A questo punto però, vale la pena di averlo vissuto. Si, anche se siamo d'accordo, ne avremmo fatto veramente a meno. Ci sarebbe dispiaciuto perdercelo, ma nel nostro sudore della mattina, sarebbe stato solamente un bellissimo sogno da raccontare a Diago scavalcando i suoi 46 fuoriuscenti dalla scrivania. "Bellissimo" poi... bellissimo finché è un sogno.
Sono saltate tutte le regole. Sono saltati tutti gli schemi. E' saltato tutto.
Il vuoto è esploso. Da un pezzo. Non credo che le cose siano a posto ora, proprio per un cazzo, però se pensiamo di non avere niente, non abbiamo nulla da perdere. E allora siamo pronti. Faccia tostissima.
Non importa quello che c'è ora. Potete cancellare tutto. Ora che state leggendo tutte le cose sono già cambiate.
Per avere tutto, siamo pronti a non avere niente. Non so se questa fosse una galleria sotto la quale passare.
Non so nemmeno se si possa tornare indietro.
Non me ne frega nemmeno molto - ora.
Ora che leggi non ha più importanza. E' già cambiato tutto.

sabato 7 marzo 2009

Epitaffio

Oasis - Falling Down

The summer sun
It blows my mind
It’s falling down on all that I’ve ever known
Time to kiss the world goodbye
Falling down on all that I’ve ever known
Is all that I’ve ever known

A dying scream
It makes no sound
Calling out to all that I’ve ever known
Here am I, lost and found
Calling out to all

We live a dying dream
If you know what I mean
All that I’ve ever known
It’s all that I’ve ever known
Catch the wind that breaks the butterfly
I cried the rain that fills the ocean wide
I tried to talk with God to no avail
Calling my name from out of nowhere
I said “If you won’t save me, please don’t waste my time”

traduzione (non mia)

Il sole estivo
Mi fa scoppiare la testa
Sta calando su tutto ciò che conosco da sempre
E’ tempo di dire addio al mondo
Calando su tutto ciò che conosco da sempre
E’ tutto cio che conosco da sempre

Un urlo morente
Non fa nessun suono
Sto urlando a tutto ciò che conosco da sempre
Sono qui, perso e ritrovato
Urlando a tutto

Viviamo un sogno morente
Se capisci cosa intendo
Tutto ciò che conosco da sempre
E’ tutto cio che conosco da sempre

Acchiappa il vento che spezza la farfalla
Ho pianto la pioggia che riempie tutto l’oceano
Ho provato a parlare con Dio senza riuscirci
Urlando il mio nome da nessun posto
Ho detto “Se non mi salvi,per favore non farmi perdere tempo”

lunedì 2 marzo 2009

perché il titolo è obbligatorio?

...è solo un flash, solo un momento, un attimo di lucidità in una vita che passa.
Oppure l'esatto opposto.
Forse, semplicemente, è che sono nato. Dopo una gestazione di 24 anni. Cazzo lunga eh? Potevano fare un cesareo, senza dubbio. Ma forse sarei nato prematuro.
...come se ora non lo fossi.
E forse è proprio così, sai. Che... ti ritrovi un attimo disorientato. Certo, alla fine non si stava mica male li dentro. Certo, gli spazi iniziavano a farsi stretti, ma mai e poi mai avresti pensato di dover uscire fuori da li dentro.
...e quando esci... un casino di gente, rumore, pianti, gente tutta vestita colorata, gente che è felice e ride (e che cos'avete voi da brillare tanto?), e poi... l'aria, l'aria nuova, respirare, e non sai come si fa, e sei tutto coperto di sangue e altri strani liquidi, e c'è freddo, e c'è tutta questa luce, e ti tengono per aria, e sto bigolo che mi penzola dall'ombelico...
...dai diciamocelo, un bambino quando nasce fa proprio schifo. Ti piace perché è il tuo, come ti piacciono le tue scorreggie. Sono fine come Henry Miller. Ma un bambino... piccolo, brutto, spettinato, sporco di sangue e altri liquidi non ben identificabili, con sto cordone ombelicale e penzoloni, che piange e strilla...
Beh sicuramente ti trovi disorientato, era più facile stare li dentro a galleggiare e ad assimilare lentamente il cibo. Fuori deve respirare. Devi bere il latte. E tante tante altre cose che piano piano imparerai.
E certo, all'inizio sei un po' disorientato. E' un qualcosa inconcepibile, nascere, la vita, vivere, ed è un qualcosa più grande di te. Quanti anni ti ci vorranno per elaborarla e capirla? Forse non basterà una vita intera. Forse è stato soltanto questo.
Certo che la sensazione è anche quella un po' di un grande orologio, e che le lancette abbiano fatto un altro giro, con il tuo stomaco legato li. Come se fosse il primo album degli Straylight Run.
Sai cos'è? Che come se fosse elastico, alla fine tira una sfioppettata, e perde tutti i suoi avvitamenti... e lascia pure che l'orologio giri.
Alla fine, bene o male, vai avanti. Strisciando, magari. Rotolando. Ma vai avanti.
Oh, forse c'è stato un momento in cui non avevo più voglia di vivere. Ma allo stesso tempo, non avevo voglia di morire. Ora, la logica suggerisce che una delle due devi farla per forza. Ma penso di essere riuscito a non fare nessuna delle due, per un po'.
Poi alla fine vai avanti... e basta. Come quando certi giorni non hai alcuna voglia di svegliarti e alzarti, oh e sono tanti quei giorni, ma lo fai lo stesso. E poi rinizi, ricominci. Bene o male. Ma lo fai. Perché è giusto così. Perché va bene così. Perché è giusto che quelle sensazioni tornino di nuovo.
Perchè, si cazzo, non tornerà la Y10 di Saccolo, non torneranno i pomeriggi al viale, non torneranno le domeniche di carnevale, non torneranno i compleanni al green park, non torneranno le serate alle ore 9 alla cabina.
No.
Ma potrebbe arrivare sempre una nissan micra, a sgommare per il maresca, sparando "carenza di basso".
Al maresca si è sciolta la neve, le giornate sono più lunghe, le camicie stanno stirate nel mio armadio, ascolto nuovi dischi, ho serate libere da occupare, tanto serbatoio da riempire, un libro da scrivere, e tanta testa e tanto cuore da usare. Aspetto una telefonata, una lettera, un sms, o tutti e tre, e sempre qualcuno, e qualcosa.
Ma ci sono. E sto andando incontro a tutto questo, ovunque sia.
Avrei voglia di svegliarmi il 16 aprile, presto, tipo per le 6, con un bel sorriso in faccia e leggere il libro di questi due mesi. E poi andare dove saprò.

"Pronto?"
Eh, che domanda. Verrebbe da riattaccare la cornetta. No, probabilmente non sono pronto, ma rispondo lo stesso. E ricomincio.

Tiromancino - Muovo le ali di nuovo