sabato 23 agosto 2008

Il club di chi ammira il cielo

E ora effettivamente inizio a essere un po' stanco. Dopo essermi stancato poco di tante cose, ma anche solo appena un po', ora sento una stanchezza. Giusta, normale, condivisa, sacrosanta, serena, rilassata, e a suo modo, felice.
So che c'è un futuro, dietro un calendario vuoto che si riempie in fretta. So che c'è un futuro, in un conto corrente che vedrà tante uscite. So che c'è un futuro, nelle camere di casa mia.
Non mi è mai piaciuto il detto "si viaggia sempre per tornare a casa", e non mi piace nemmeno ora. Inizia però a trovarmi concorde il detto "si viaggia per andare a casa". Perché tornare, presuppone di essere partiti da casa. Non è detto che tu sia partito da casa.
Casa dolce casa. Casa mia, per piccina che tu sia, resti sempre casa mia. Con la mia macchina con la batteria scarica, il mio mac con la batteria carica, il mio cane. E tutto il resto.
Probabilmente nella vita cambierò macchina, mac e cane. E forse cambierò anche morosa, lavoro, città, chi sa. Di certo non cambierò mai. Cambierò per rimanere me stesso, e rimarrò me stesso per cambiare sempre. Change is the challenge, the show must go on, fasten your seat belt, please do not open the door until the train stopped.
Non è finito niente, e non è nemmeno iniziato qualcosa. Perlomeno, non ora. E' finito un interrail poche ore fa, ho avuto il tempo per lavarmi bene nella mia doccia e mettermi dei vestiti puliti (di lavatrice, non di lavaggio a mano in lavandino) e stirati (con il ferro, non lasciati asciugare appesi a un filo) che vengono da un cassetto (e non da uno zaino fetido).
E mi sono pure fatto due pizze dalla piastra.
Ma sento che qualcosa, in un qualche modo e in una sua piccola forma, è inevitabilmente cambiato. Sarebbe bello, e forse pure meglio, che tutto fosse uguale a prima: ma non è così.
Oggi, il club di chi ammira il cielo, ha un nuovo socio.

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