domenica 26 novembre 2006

Giulio e LA MAGIONE

13 Aprile 2006
Immerso in una bellissima ed enorme vallata, ricoperte di nebbie, coscie e zanzare e locali a cui dai del tu, c’era appunto un locale a cui qualcuno dava del tu. Giulio, tuttavia, no. Eh ammisci… a Giulio quel posto non è che poi piacesse troppo. Sai, era uno di quei pub in pò scazzati nel loro contesto, con la musica alta.
Diomio quanto mi stanno sul cazzo i pub con la musica alta. Porcatroia, se voglio ballare o ascoltare musica sto a casa mia con i miei 16giga di mp3 e 400 CD, oppure mi metto un iPod nelle orecchie, o vado in un discopub. In un pub vorrei poter parlare con quello che ho di fianco senza parlare o perdere l’udito.
Va beh, Giulio la pensa uguale, ma quella sera è un po’ stanco
(cambio di tempo verbale, passato dal passato prossimo al presente, questo serve per coinvolgere maggiormente il lettore.
no, in realtà lo faccio perché mi va di usare il tempo verbale che mi tira senza farci troppa attenzione, quindi c’è caso che ritorni al passato anche.)
Si, Giulio era proprio stanco. Era stata l’ennesima lunga giornata bella ma pesante, difficile, nel quale ti svegli che le cose sono in un certo modo, si modificano, cambiano completamente, e poi quando vai a letto sono le stesse di prima. Con lo stomaco sottosopra. Si, come l’album degli Straylight Run. Titolo? Straylight Run, è il primo, si chiama uguale.
E Giulio è li, con dei suoi amici, che non sono però nè amici nè nemici. Sono pochi: se fossero molti, sarebbe molti amici, molti nemici, e anche Panino.
Ognuno ha il proprio personalissimo Panino, cioè l’amico Jolly che non c’entra un cazzo da nessuna parte ma ci sta bene in tutte le situazioni. Il mio personalissimo Panino è Bisaccia, ad esempio. Anche il Panino di Giulio, è Bisaccia.
(iniziamo ad avere troppe cose in comune io e sto Giulio.)Il Panino degli 87 è Ga. La Piadina di Orsi è cotto-fontina-cremadifunghi.
Ma Panino manca, manca quindi Bisaccia, manca Ga, manca Orsi (Giulio poi neanche li conosce Ga e Orsi). E ci sono sti qua, che parlano delle loro cose, che ridono, mangiano e bevono, magari parlano anche del Bologna. E’ "Palle Vaganti", praticamente. Con la musica che copre le parole, però. Tra l’altro, musica del cazzo, un po’.
Ma Giulio non è come loro, non è come l’oro, non come è l’argento, non è come la gente. L’altra, gente. Lui sta un po’ li, beve e non beve, mangia e non mangia, ride e non ride, parla e non parla. E del Bologna proprio gliene frega poco. Tanto finisce che si parla sempre e solo di Bellucci. Anzi, Belucci.
E allora manda messaggi con il cellulare. Ma non a caso, non è che Giulio si sveglia la mattina e fa "oh! mando messaggi a caso con il cellulare!". Giulio li manda perché li deve mandare. Uno di questi viene inviato in un posto molto particolare…

Seguiamo il viaggio del messaggino, immaginandoti che non passi per nessuna centrale: si alza, esce dal locale (mandando a fanculo la musica alta, il Bologna e pure Belucci) e si libra in volo. Che freddo, che nebbia. Dove cazzo devo andare? (qui la narrazione entra in prima persona sempre per gli stessi motivi di prima: ufficialmente per avvicinare il lettore… blablabla… in realtà perché mi tira il culo).
Ah si, devo in nella magione. Nella magione. NELLA MAGIONE. :-O


LA MAGIONE

Allora sto messaggino vola vola, rischia di spataccarsi contro due o tre piccioni, sfiora i cavi dell’alta tensione tre-quattro volte (e 12mila volt) e finalmente, in un territorio inarrivabile dall’uomo, eccola: la magione. LA MAGIONE.
Oddio! Già per entrare nella magione, per chi non vola, c’è un viale alberato lungo 4 km. Una volta hanno diviso la strada in due corsie, andata e ritorno, e ci hanno fatto il cronoprologo del Tour. E credo abbia vinto Paolo Savoldelli.
Però il messaggino vola e va oltre il viale…arriva al cancello. Il cancello è tipo quelli della FAAC, ma al posto del leone c’è un cerbero a tre teste, e il marone non è tanto che se ti prende e ti da un morso te ne da tre, il marone grosso è che abbaia il triplo. E’ un triplorompicoglioni.
Poi, se dopo aver suonato al campanello, quelle del centralino ti fanno entrare, esce fuori una nonna cinese di 147 anni che con un solo dito indica al cerbero di rientrare nella sua gabbia. Si, il cerbero ha una gabbia, ogni tanto vengono quelli di MTV, o quelli dell’isola dei famosi, e ci girano della roba… la struttura dello show è sempre la stessa: buttano dentro un pirla che deve stare attento a non farsi sbranare. Si narra che gli unici usciti vivi siano stati Ciccio Graziani e l’Elena Rossi.
Ma va beh, se ti aprono il cancello (e quindi la nonnina cinese t’aveva già mandato il cerbero in gabbia) dopo puoi entrare. Se sei in macchina c’è pure il posteggiatore. E’ un simpatico giovine. Però se vuoi puoi anche parcheggiarla da solo, vedi te. Sulla destra c’è la corsia dei box, a volte c’è un po’ di casino perché fanno delle prove private. Si, ovviamente se imbocchi la corsia dei box dopo esci direttamente in pista ad Imola. Questo non vuol dire che LA MAGIONE sia ad Imola. Vuol dire quello che ho detto: se esci dalla corsia dei box ti ritrovi in pista nell’ "Enzo & Dino Ferrari".
Va beh, comunque se poi metti giù la macchina o sei a piedi puoi entrare. All’ingresso c’è la sentinella. E’ un soldato tedesco ibernato nel ’45 durante la ritirata dei crucchi, che è stato scongelato solo l’anno scorso. Devi dire la parola d’ordine. In realtà puoi dire quello che ti pare che ti fanno entrare comunque. Diciamo che è stato messo li solo per fare scena.
Appena entri, devi stare attento, non sai mai in cosa ti ritrovi. Una volta nel corridoio-ingresso-salone (si perché è uno spaziounico modificabile tipo la pandurera) avevano organizzato i Mondiali di Spazzolone. C’erano tutte le tribune, gli spogliatoi, la cabina di commento… si si era proprio una bella cosa.
Comunque a volte capita che non c’è niente, e ti puoi avviare verso il luogo che ti interessa. Se devi andare in salotto o in cucina, fai presto, ci metti appena un minuto a piedi. Se devi andare alle scale… eh li te ne vogliono almeno 10. Infatti ci sono sempre un paio di bici di servizio, per fare prima, tutte belle nuove e tenute bene (ma con sempre le ruote sgonfie).
Le scale poi sono maestose a dire poco. 8547 gradini ad assetto variabile, senza rampa per disabili. Le vallette di Sanremo a gennaio fanno sempre una settimana di ritiro li per allenarsi.
E poi dopo se sali c’è tutto il resto ma vabbé, LA MAGIONE è un posto segreto e non si può dire tutto.
Una cosa che si può dire è che LA MAGIONE è una delle sede distaccate della loggia massonica dei cinque tagli. /////
E infatti ci vive, abita e decide il mondo, un membro importante. Donna. :-O
Va beh, non commentiamo, sappiamo tutti che le donne dovrebbero stare sotto le scrivanie e non dietro, ma nella loggia massonica dei cinque tagli il sesso ha poca importanza. Anche proprio nel senso di sesso inteso come atto sessuale. Nella loggia massonica dei cinque tagli le cose più importanti sono il controllo, il potere, e il denaro. Anche il danaro. Coppe, bastoni e spade contano poco. Ma i DANARI di più.
Ecco, il messaggino, dopo aver visto e pensato tutte queste cose, arriva sul telefonino. Di una donna. E’ la membra della loggia massonica dei cinque tagli? (che per comodità ora indicheremo semplicemente con il simbolo /////).
No, è la figlia. Anni? Abbastanza per non essere arrestati (maggiore o uguale 18, quindi). Com’è? Carina. Buona, anche dai. Però è un tipo particolare. Se vuoi te la presento… no ma veramente, se era un cesso ti dicevo simpatica. Si, è anche simpatica, ma è anche buona.
E’ al telefono di costei (ma esiste la parola costei?). Diego esce dal mobiletto della cucina con in mano un dizionario e ci guarda. Diego vede che esiste, se ne dispiace, e rientra un po’ amareggiato nel mobiletto della cucina.
Dicevo, è al telefono di costei che arriva il messaggino spedito di Giulio. E che cosa ci sarà scritto?
I cazzi vostri mai?
Comunque, non lo sappiamo cosa c’è scritto, perché la figlia non lo legge. Non se ne accorge. E’ in cucina. Sta discutendo con la madre. Sta DISCUTENDO con LA MADRE. :-O
NELLA MAGIONE.
Oddio.
Tuoni, lampi, fulmini, tempesta, brivido, terrore, raccapriccio, annulla, riprova, tralascia. E anche un po’ gulp, gasp, glosh. E brundle brundle! Si, seduto in salotto c’è anche Martin Brundle che guarda la tv. Diego esce dal mobiletto, cercando di non farsi notare. Inevitabilmente lo notano, chiede scusa, e umilmente va sul divano con Martin Brundle a guardare la tv. Con umiltà, senza rompere i coglioni a nessuno.
La madre guarda la figlia con occhi di fuoco. "Ti hanno cercato oggi, lo sai?"
La figlia lo sa. "Lo so."
La madre: "Cosa hai intenzione di fare?"
La figlia: "Non lo so… non lo so."
La madre: "Devi prendere una decisione."
La figlia: "Lo so."
La madre (rivolta a un tizio con un taccuino in mano, che sta sulla porta della cucina): "Scusi, lei ha intenzione di trascrivere tutto?"
Il tizio con il taccuino: "Finché parlate come se foste dentro una fiction di raiuno, si, così domani ho già pronto il copione da mandare alla produzione."
La madre: "Se ne vada."
Il tizio: "Grazie, ottimo finale. Arrivederci!"
Ecco, ora non abbiamo più nessuno che ci trascriva i dialoghi, ma sappiamo cosa si sono dette. Qualcuno scoreggia. Questa la riconosco, non è di Martin Brundle, è una scoreggia di Diego. E tu Martin Brundle smetti di ridere.
La madre si incazza. Non con Diego e Martin Brundle, con la figlia. Urla, tuona, impreca, piange, insomma ha più funzioni di sbrodolina. La figlia reagisce. E fa le stesse cose. Si non è che c’abbia avuto una gran fantasia, o una gran creatività.
Infatti la madre le fa "si ma queste cose le ho già fatte io prima, non vale copiare."
Allora la figlia canta "Mahna Mahna". E’ una bella idea. Arrivano anche Diego e Martin Brundle. Si tutti! Anche le donne del centralino, la cinese di 147 anni, il posteggiatore. Anche Felipe Massa e Luca Badoer che erano ai box che collaudavano la nuova Ferrari. Il soldato no, sta li alla porta. Da lui non esisteva ancora il manha manha.
Dura qualche minuto poi tutti ai loro posti. C’è in atto uno scontro di culture, idee e civilità, arti, immagine musica e spettacolo, immagine emozione. Sarebbe contenta la prof. Rossetti. Infatti vorrebbe entrare Marc Augè ma viene crivellato di colpi sull’uscio dal soldato. Che, in perfetto italiano (e nessuno si spiega come lo sappia) gli sussurra nell’orecchio. "Oggi hai viaggiato troppo, stronzo." E lo finisce a suon di usciate.
Ma torniamo alla madre figlia: si gioca il destino del mondo. La madre è una specie di Panino d’Italia. E in quanto membra della ///// è coinvolta in tutti i segreti di stato degli ultimi 750 anni. Circa. E non solo d’Italia.
Allora si va a parlare di Ustica, della strage del 2 agosto a Bologna, dell’11 settembre, del congresso di Vienna, dell’omicidio di JFK. La figlia non demorde, (a demordere ci pensa il decerbero, che è nei sotterranei sperimentali di modifiche genetiche degeneri) e risponde con la legge di Ohm, la bizona di Canà, il teorema di Ruffini e Kant.
La madre va un po’ in crisi, a essere sinceri. Proprio Kant no. Zio kant! Non l’aveva proprio studiato Kant…
Sono momenti di tensione. La madre si inalbera, urla, sbotta, piange, discute, si agita, si muova che sembra Stan il venditore di navi di Monkey Island. Paura. Terrore.
Dal televisore esce Lucarelli (e a dir la verità Diego e Martin Brundle prendono un po’ paura perché non se l’aspettavano) e inizia a raccontare di un omicidio a caso. Forse il suo. Poi arriva Lucarelli e chiede "Scusate, ma avete bisogno di me o di lui? No perché io sono Cristiano Lucarelli, quello del Livorno, lui è Carlo, lo scrittore giallista…"
Silenzio.
"Avevate bisogno di lui vero? Non di me… ecco lo sapevo… solo Livorno mi vuole…" e sconsolato torna in TV.
Carlo Lucarelli, intanto, viene accoltellato dalla madre. E’ stato quasi premonitore. Si è autonarrato il proprio omicidio in diretta. Geniale. Sarebbe da farci un video e metterlo su youtube.
La figlia comunque non è certo sconfitta dalla madre, perché alla fine la madre si inalbera, urla, sbotta, piange, discute, si agita, si muove ok, ma in tutti questi verbi non ce n’è uno che implichi il fatto che la madre abbia detto una parola una.
"Mamma, hai finito di fare casino? O dici qualcosa di sensato o vado a letto, che sarei anche un po’ stanca. E domani devo andare via."
"Di nuovo? Sei già stata via tutt’oggi… dove vai domani?"
"Eh ma è diverso… oggi ero via per gli affari miei, domani invece devo andare affanculo."
"Ah. Forse dovremmo parlare proprio di questo."
E parlano anche di quello. Ma la cosa va avanti, e si fa più seria. Allora arrivano specialisti, psicologi, scienziati, economi, ingengneri, comunicatori, sociologi, insomma tutti. Tranne Marc Augè e Carlo Lucarelli che sono appena stati uccisi. Ci sono pure le infermiere della sale operatorie. Ovviamente sono li, girano intorno al tavolo, guardano e non fanno un cazzo.
Passa così tutta notte. E alla fine, alle sei di mattina, viene impostato un piano di risoluzione sociale. Madre e figlia giungono all’accordo, si stringono la mano mentre fanno le foto per i giornali. Gli specialisti vanno via, vanno a lavorare (e smadonnano perché non hanno dormito quella notte li). Martin Brundle e Diego vengono svegliati, erano ancora li che dormivano sul divano.
La madre e la figlia vanno a letto. La figlia va a letto senza leggere il messaggino.
Quella notte il mondo è cambiato. /////
Nel mentre, dall’altra parte del mondo, c’è un canguro.
E nella bellissima ed enorme vallata, qualche ora prima, Giulio, era ancora li, ignaro di tutto. E’ dura la vita se ti chiami Giulio.
Per fortuna che non sono nato Giulio.


Nessun commento:

Posta un commento