domenica 10 settembre 2006

La potenza del not-turno

Ebbene si.
In un pomeriggio afoso di settembre, in un delirio di tentativi di dare un senso alla mia vita, andai a consegnare il mio curriculum da Cavicchi, a XII Morelli. E mi presero.
E così, a quasi 3 anni esatti di tempo dal mio licenziamento a Conserve Italia (6 settembre 2003), il mio ritorno ai pomodori.
Nuova mansione (ora sono addetto alla pesa e al campionamento), vecchio turno: il not-turno, dalle 22 alle 6.

Il not-turno più che un turno di lavoro è una dimensione mentale, soprattutto se affrontato (3 anni fa come oggi) in momenti particolari della propria vita, con poche ore di sonno sulle spalle, e dopo periodi di lavoro continuativo.
Si entra in una dimensione sconosciutissima anche ai più nottambuli...
Non esistono più i giorni e le notti. Le ore di sonno non sono più lo spartiacque da un giorno all'altro. Può capitare che si dorma più di mattina che di pomeriggio, o di pomeriggio più che di notte. Cos'è oggi? Cos'è ieri? Qual'è il confine tra ieri e oggi? Le 6 di mattina, l'inizio ufficiale della giornata? O la mezzanotte? O l'orario in cui ti svegli? O il pranzo?
Non esistono più ieri, oggi e domani. Esiste solo un grande flusso di ore e minuti, nel quale si naviga in maniera più o meno accondiscendente e consapevole.
Questo, portato insieme a tutta una serie di altri fattori, da il via a processi neuronali prima sconosciuti al proprio cervello. Si può arrivare a prontezze di riflessi quasi istantanee. O a perdersi tra i giorni.

"Oh allora domani mattina mercato, eh?"
"Atti..."
"Si?"
"Era oggi il mercato..."
"Cacchio sono rimasto indietro di un giorno..."
(dialogo tra Atti e Diego, agosto 2003)

Non sottovalutate la potenza del not-turno.

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